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La la land: compie 5 anni un film magico

di Redazione NCI

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Cieli stellati, tramonti e colori accesi sono gli elementi principali di questo film. Il tutto ben condito con delle musiche meravigliose. E qui scoppia la magia di “La la land”, film del 2015 diretto da Damien Chazelle, una magia in grado di far sognare lo spettatore. Questo si trova di fronte ad un film delicato, romantico, con un finale che lascia l’amaro in bocca. Ma alla fine va bene così perché riesce a discostarsi dal classico “e vissero felici e contenti” scontato. A cinque anni dall’uscita in Italia, questo è il nostro omaggio a “La la land”.

La la land

Amore, colori e jazz

Sebastian (Ryan Gosling) è un pianista jazz di talento che non riesce a stare al passo coi tempi, rimpiange il vecchio stilema asserendo che l’amore per la musica stia pian piano svanendo. Mia (Emma Stone) è un’aspirante attrice, districandosi fra i turni al bar riesce a fare provini per il cinema ma con scarsi risultati.

I due si conoscono quasi per caso, ad una festa, percependo da subito un feeling particolare. Tanto da mettere su una coreografia al cospetto di una Los Angeles in pieno tramonto estivo. Inizierà una relazione appassionata, in grado di far crescere entrambi. Una relazione ambivalente che avanza a passo di jazz.

La la land

“La la land” pesca dal passato e lo cita continuamente

Tutto il film è presentato e posto con la forma dei musical a cavallo fra gli anni 50′ e 60′. Dalla musica a vere e proprie scene. “La la land” è un film nostalgico, che presenta un romanticismo d’altri tempi. Un romanticismo che non è soltanto fra i due protagonisti. Infatti Seb è completamente innamorato della musica, nello specifico del jazz, tanto da far appassionare anche Mia che fino a poco prima non poteva sopportare il genere. La porta ad un’esibizione dal vivo e riesce a scioglierla. In una scena meravigliosa la camera fa dei movimenti rapidissimi a tempo di musica, fra Mia che balla e Seb che suona. L’ennesima magia creata da Chazelle.

O ancora, l’amore che Mia prova per la recitazione. Tanto da creare uno spettacolo tutto suo, mettendosi in gioco contro le aspettative di chiunque. Tanto da fare provini su provini anche se il risultato fatica ad arrivare. E proprio per questo motivo Seb la convince a farne un ultimo, facendole capire che sarebbe potuta essere l’occasione della sua vita. E buttarla sarebbe stato un grande errore. Sappiamo tutti com’è andato quel meraviglioso provino.

Anche il nome “La la land” offre un grande significato: Prima di tutto cita il soprannome, o abbreviazione, di Los Angeles (LA). Che è la patria del cinema, di cui il musical è un genere caposaldo da sempre. Inoltre ci fa capire da subito che si tratta di un musical, visto che già il nome è un’intonazione musicale. Rappresenta l’opportunità di essere nel “mondo dei sogni” o “fuori dalla realtà”. Aspetto fondamentale del “sogno americano”, amplificato dalle grandi possibilità che offre la splendida città degli angeli.

La la land

Alla critica è piaciuto “La la land”? 

Iniziamo col dire che Chazelle aveva la sceneggiatura pronta già dal 2010, ma nessuno ha avuto il coraggio di finanziare il progetto. Solo dopo aver girato Whiplash (2014) è stato riconosciuto il talento del regista e gli è stato affidato il progetto di “La la land”. Ringraziamo quindi quest’attesa, perché ha permesso a Chazelle di passare per una maturazione stilistica clamorosa. Inoltre avremmo potuto vedere attori diversi, quindi interpretazioni diverse. Possiamo dire quindi che “La la land” sia arrivato proprio quando doveva arrivare. Non è arrivato in ritardo, né in anticipo. È arrivato esattamente quando intendeva farlo. (per citare un altro grande caposaldo della storia del cinema).

Ma guardiamo un paio di dati e pareri illustri:

“Così felice e dolce, qualcosa che ti dà una carica di vitamina D” -Peter Bradshaw (The Guardian)

“La La Land vuole ricordarci quanto siano belli i sogni semi-dimenticati dei tempi andati, quei sogni fatti solo di facce, musica e movimento. Ha la testa tra le nuvole, e per poco più di due ore, porta il pubblico lassù con lui” -Robbie Collin (Telegraph)

Queste sono solo due delle tante lodi tesse a “La la land”. È stato parere comune ritenerlo come un capolavoro a tutti gli effetti e nessuno si è risparmiato con gli elogi.

A fronte di un budget di 30 milioni di dollari, ne ha incassati circa 446 milioni in tutto il mondo. Inoltre è stato candidato a ben 14 candidature agli oscar, raggiungendo i primati di “Eva contro Eva” (Joseph L. Mankiewicz, 1950) e “Titanic” (1997, James Cameron). Su 14 candidature, “La la land” è riuscito a vincere sei statuette:

  • Miglior regia
  • Miglior attrice protagonista
  • Miglior fotografia
  • Miglior scenografia
  • Miglior colonna sonora
  • Miglior canzone originale

La la land

Questo non è un musical come gli altri 

“La la land” è un musical a tutti gli effetti, ma trascende dal senso stretto del termine. Oltre alle canzoni ci offre un prodotto di una qualità altissima, che prende lo spettatore per mano e non gli fa chiedere “perché si sono messi a cantare?”. Le canzoni sono l’estensione dei sentimenti di Mia e Seb. Una lunga coreografia al loro primo incontro in un punto panoramico di LA, o la prima bozza di “City of stars” (canzone che ha vinto l’Oscar) cantata da Seb sul molo al tramonto.

Sicuramente uno dei migliori film di sempre, o almeno della nostra generazione. Mai banale ed il finale ne è la prova: quel cenno di complicità rappresenta l’ultimo saluto di Mia e Seb, consapevoli di quello che avrebbero potuto essere insieme. Ma orgogliosi di quello che hanno costruito separandosi. Il fatto che non ci sia una scontata riconciliazione, ma una pura accettazione della realtà, permette a “La la land” di discostarsi dalle solite commedie romantiche in cui il finale è già scritto dall’inizio.

“Dedicato ai folli e ai sognatori.”

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di Simone De Mattia

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