Conclusa con il terzo atto su Netflix il 2 marzo, “jeen-yuhs: A Kanye Trilogy” è una docuserie diretta da Coodie e Chike. Gli episodi seguono l’inizio della carriera di Kanye West 21 anni fa, attraverso filmati inediti e montati per la prima volta proprio per questo progetto.
L’eccentrico artista Kanye West, non è solo noto per la sua musica ma anche per svariate operazioni fatte in altri settori. Nelle ultime tre settimane abbiamo potuto vedere la sua vita documentata in una serie divisa in tre atti. Attraverso gli occhi e la camera del suo amico Coodie, lo spettatore si ritroverà in un lungo viaggio dentro la vita e la mente di uno degli artisti più apprezzati e discussi del XXI secolo. Per parlare al meglio di questo progetto, in questa recensione discuteremo di tutti i tre atti dedicando un paragrafo ciascuno.
Il primo atto di questo lungo viaggio dalla durata complessiva di 4 ore e 30 minuti, inizia con una visione. Questa visione la ebbe Coodie, regista del documentario ed ex comico di Chicago. Oltre alla sua attività di comico, il regista era il conduttore di un programma chiamato Channel Zero, dove l’intera scena rap della città veniva intervistata. Ed è proprio in questa occasione che il regista conobbe un giovane Kanye West. Nel 2001 era solo un produttore con l’ambizione di iniziare anche lui a rappare, Coodie comprende il potenziale di Kanye ed è così che inizia a registrare il documentario.
Grazie al punto di vista inedito offerto da Coodie, “jeen-yuhs: A Kanye Trilogy” mette in mostra gli inizi della carriera dell’artista e delle varie amicizie nel settore in quel di Chicago. Ma uno degli aspetti inediti di questo episodio è il mostrare il rapporto di Kanye con sua madre Donda (a cui dedicherà il suo ultimo album). Ed è proprio questo lato umano e semplice che viene messo in risalto in questo primo atto, mostrando un Kanye completamente differente rispetto a quello ambizioso ed egocentrico che conosceremo successivamente.
Nel secondo atto torniamo a vedere Kanye pronto a lanciare il suo primo album, dopo le varie difficoltà nel trovare una casa discografica. Nonostante questo, la Roc-A-Fella vedeva Kanye come un ottimo produttore e cercava di utilizzarlo in questo ruolo. Un incidente però, cambia tutto e rende l’artista ancora più ambizioso e concentrato sul suo obiettivo.
Questo evento, Kanye si è operato alla mandibola a causa di questo incidente, porterà l’artista a realizzare uno dei pezzi più famosi della sua carriera: “Through the wire”. Nel corso dell’episodio, oltre a vedere la genesi del suo primo album “The College Dropout”, vediamo come West collabora con numerosi artisti e il suo modo di lavorare, che ha portato l’artista a vincere il Grammy Award al suo primo disco. Il pregio di “jeen-yuhs: A Kanye Trilogy”, è il come tutto questo viene mostrato allo spettatore, ma ci ritorneremo successivamente.
Il terzo e ultimo atto di “jeen-yuhs: A Kanye Trilogy” è l’unico che si discosta (in parte) dalla musica per raccontare il Kanye degli ultimi anni. Devastato dalla perdita dell’amata madre Donda, Kanye si butta sul lavoro e inizia a fare dichiarazioni alquanto strane in TV e online. Questo periodo porta Coodie lontano dal suo vecchio amico e vivere le problematiche mentali di Kanye da lontano. Ma delle nuove situazioni porteranno i due a riavvicinarsi dopo tanti anni.
La distanza tra i due amici viene messa in scena da Coodie, in breve, attraverso la sua vita privata e la crescita di sua figlia. Un evento a Chicago organizzato da Common però, porterà il regista a comprendere al meglio il rapporto con l’artista e a rivederlo dopo anni. In questo terzo atto, il documentario per raccontare il suo protagonista prende una strada più tradizionale, mostrando tweet e immagini televisive che parlano dei problemi di West fino ad arrivare alla sua candidatura alle presidenziali USA nel 2020. Ma nell’atto finale è ben evidente il rispetto che Coodie ha nei confronti di Kanye, soprattutto in alcuni momenti dell’episodio.
“jeen-yuhs: A Kanye Trilogy” è una docuserie unica nel suo genere. Non solo per il suo protagonista, ma lo è nel modo di raccontare il tutto. Con la tecnica del found footage, Coodie ricostruisce in modo intimo e genuino tutta la carriera di Kanye West. I rapporti tra i vari colleghi, la scena rap degli inizi anni 2000 e molto altro, rendono la serie un prodotto interessante e godibile da guardare.
Da evidenziare è la scelta del formato video per i primi due atti. Figli della tecnologia utilizzata dal regista, il formato è un 4:3 standard con un filtro che rende il tutto vicino agli anni che racconta la docuserie. Il conseguente cambio di formato avviene quando la serie racconta gli ultimi anni della carriera di Kanye. Ma a risaltare di più, è l’assenza delle classiche interviste che compongono un documentario di questo genere. La prospettiva così vicina di Coodie rende “jeen-yuhs: A Kanye Trilogy” un prodotto unico nel suo genere.
“jeen-yuhs: A Kanye Trilogy” è un progetto unico nel mondo delle docuserie. Con il punto di vista molto ravvicinato del regista Coodie, la serie mette in mostra gioie e dolori della carriera di uno degli artisti più iconici della nostra epoca. Tutta l’ambizione, l’egocentrismo e l’autodistruzione che hanno contraddistinto la carriera di Kanye West è mostrata in questa docuserie in tre atti. Ma oltre questo, vediamo il suo lato umano e il bellissimo rapporto con sua madre Donda. Rendere il tutto attraverso un documentario found footage, porta il progetto su un altro livello rispetto ad altri lavori nel settore. Unica pecca da evidenziare, è il non aver approfondito alcuni elementi e passaggi della carriera di Kanye West, su tutti il rapporto tra lui e Jay-Z.
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