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Jack Ryan Stagione 4, la recensione: un finale di serie anonimo

di Gabriele Di Nuovo

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Conclusa il 14 luglio su  Amazon Prime Video la quarta stagione di “Jack Ryan”. Il cast della serie è formato da John Krasinski, Wendell Pierce, Michael Kelly, Betty Gabriel, Michael Peña e Abbie Cornish. Lo show basato sugli omonimi personaggi creati da Tom Clancy, è ideato da Carlton Cuse e Graham Roland.

Dopo una terza stagione (trovate qui la nostra recensione) che è riuscita a restituire al meglio l’essenza dei romanzi di Tom Clancy, “Jack Ryan” ritorna sui nostri schermi con la quarta e ultima stagione. Lo show ideato da Carlton Cuse e Graham Roland cade vittima dei suoi stessi intrighi, portando in scena una storia che non convince effettivamente e che ritorna sui passi della prima e imperfetta stagione. Ma nonostante questo, John Krasinski si mostra ancora una volta un ottimo Ryan, insieme al resto del cast, e il comparto tecnico è sempre di alto livello. A non convincere in questa stagione è la scrittura dei 6 episodi che concludono la serie e le nuove entrate nel cast non colpiscono al 100% a causa della storia raccontata.

Un paese fragile

Jack Ryan (John Krasinski) è diventato vice-direttore della CIA. Cercando di sfruttare la sua nuova posizione per cambiare le cose, Jack scoprirà un intrigo che coinvolge i vertici precedenti dell’agenzia e non solo, portandolo a scoprire l’esistenza di una squadra speciale top secret comandata da Domingo Chavez (Michael Peña). Insieme all’ex Rainbow Six, James Greer (Wendell Pierce) e Mike November (Michael Kelly), Jack cercherà di non rendere visibili le debolezze del suo paese e non solo, tentando di fermare una pericolosa minaccia globale.

Nonostante le interessanti premesse, l’ultima stagione di “Jack Ryan” entra in una sorta di confusione dettata proprio dal tono e dal contesto del suo racconto. Anche se presente un personaggio appartenente ad un’altra opera di Clancy, la serie non riesce a bilanciare i toni del racconto come quanto fatto nel corso della terza stagione. Ma non tutto il male viene per nuocere perché il cast dello show si mostra ancora una volta di altissimo livello e le new entry riescono ad entrare nel racconto nonostante l’elemento evidenziato in precedenza.

Una costruzione degli intrighi poco efficace

Il più grande problema di questi 6 episodi dell’ultima stagione di “Jack Ryan”, è la costruzione delle dinamiche spy del racconto. Nel corso della storia, le dinamiche si intrecciano in modo molto artificioso e poco convincente agli occhi dello spettatore. Nonostante le basi interessanti siano evidenti da subito, lo show non osa e anzi il livello della minaccia affrontata dal protagonista viene ridimensionata dalla stessa sceneggiatura. Dopo aver sventato il terzo conflitto mondiale, il nuovo nemico della stagione finale è sulla carta inferiore sotto ogni punto di vista rendendo la sfida del protagonista più semplice del previsto. Altro elemento a sfavore è la completa assenza di colpi di scena pesanti in modo da sorprendere lo spettatore, rendendo questa stagione simili alle precedenti nonostante la sua natura da conclusione della serie.

 

jack ryan

 

“Jack Ryan” è una storia di spie, terrorismo, crimine organizzato e non solo, ma gli episodi finali cercando di combinare questi elementi, creano un vero pasticcio difficile da digerire. Non prendete questa critica come una stroncatura totale nei confronti della serie, ma snellire alcune dinamiche interpersonali e far comprendere più facilmente allo spettatore la portata pericolosa della minaccia protagonista, avrebbe reso questo finale di serie di alto livello, vicino agli episodi della stagione passata arrivata lo scorso dicembre. A supportare però l’intera serie troviamo ancora una volta l’ottimo cast che tra vecchie e nuove conoscenze, regala ottime interpretazioni e personaggi credibili.

Un’ultima missione per Jack Ryan

Se abbiamo parlato della più grande criticità di questa ultima stagione di “Jack Ryan”, adesso è il momento di parlare del più grande pregio della serie: il suo cast. Come già scritto nella recensione della terza stagione, il cast principale si mostra di altissimo livello e John Krasinski conferma per la quarta volta di essere un’ottima scelta per il protagonista che dà il nome alla serie. Tra le novità del cast spicca Michael Peña nei panni di Domingo Chavez, membro dei Rainbow Six. Squadra speciale con agenti provenienti da tutto il mondo, i Rainbow Six sono tra i protagonisti più famosi delle opere di Tom Clancy.

Anche loro sbarcati prima nel mondo dei videogiochi e poi in live action, dopo la pellicola con protagonista il loro caposquadra interpretato da Michael B. Jordan, un altro membro della squadra speciale creata da Clancy e che spesso nei romanzi collabora con Ryan, fa il suo debutto su schermo. Nonostante il riferimento presente nei primi episodi, il celebre team alleato del protagonista non viene più menzionato. Ma grazie alla performance di Peña, le possibilità di uno spin-off sulla squadra potrebbero essere elevate. A supportare le interpretazioni del cast troviamo un comparto tecnico che si mostra ancora una volta valido e persino migliorato rispetto alle stagioni passate.

Un mondo di intrighi e potere

“Jack Ryan” cerca di mostrare nella stagione conclusiva come la politica cerca di usare a suo favore le missioni top secret. Questa combinazione, spesso presente nei romanzi di Clancy, funziona nei primi episodi fino a crollare verso la conclusione, che soffre dello stesso problema evidenziato nella stagione passata (un minutaggio minore avrebbe giovato all’intera serie). Infatti con 6 episodi dalla durata che oscilla tra i 50/55 minuti, “Jack Ryan” porta avanti la sua storia senza mordente chiudendo l’esperienza televisiva del personaggio senza troppi guizzi, nonostante parte del suo futuro viene anticipato nelle battute finali della serie. A supportare la serie insieme al cast, troviamo un comparto tecnico che supera il livello raggiunto nelle stagioni precedenti.

 

jack ryan

 

Con un taglio ancora una volta cinematografico e una fotografia che rispetta lo stile freddo delle spy story, “Jack Ryan” si mostra per la quarta volta un prodotto di altissimo livello sotto l’aspetto tecnico. La regia e la messa in scena si rivela essere molto curata e spoglia proprio come il mondo in cui si muovono i nostri protagonisti. Le sequenze action di questa stagione non sono grosse ed esagerate come nelle precedenti, ma molto più realistiche e persino più efficaci rispetto al passato.

Considerazioni finali

L’ultima stagione di “Jack Ryan” purtroppo saluta il suo protagonista con un racconto imperfetto. Non bilanciando al meglio tutte le carte in tavola, la serie ideata da Carlton Cuse e Graham Roland regala alla versione televisiva del celebre personaggio creato da Tom Clancy un finale anonimo. Nonostante una sceneggiatura non brillante, a brillare ancora una volta è il cast della serie e il suo comparto tecnico. John Krasinski è per l’ennesima volta un ottimo Jack Ryan, mentre il resto del cast, new entry comprese, sono al suo livello e mostrano un’ottima chimica. Mentre la regia degli episodi è molto buona e le sequenze action più realistiche rendono al massimo su schermo. In conclusione, la quarta e ultima stagione di “Jack Ryan” è un’occasione sprecata da Prime Video nel poter concludere al meglio la storia del più famoso analista della CIA su carta e non solo.

Pro

  • Le interpretazioni del cast, su tutti John Krasinski;
  • La regia e la fotografia degli episodi.

Contro

  • La sceneggiatura degli episodi meno brillante rispetto la stagione passata;
  • Il non essere riusciti a sfruttare le tematiche politiche introdotte, complice alcune scelte narrative che rallentano la narrazione dello show.

 

 

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