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The Idol, la recensione: raccontare un mondo nel modo sbagliato

di Gabriele Di Nuovo

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Conclusa il 3 luglio su NOW TV e Sky Atlantic, “The Idol” è una serie diretta da Sam Levinson e ideata dal regista insieme a The Weeknd. Il cast della serie è formato da Lily-Rose Depp, Abel “The Weeknd” Tesfaye, Troye Sivan, Suzanna Son, Rachel Sennot, Moses Sumney, Jennie Kim, Da’Vine Joy Randolph e Hank Azaria.

Dopo aver scandalizzato il Festival di Cannes e il discusso report rilasciato da Rolling Stone che parla del cambio di regia e direzione creativa dello show, “The Idol” si conclude con il quinto episodio. Presentato sin da subito come un prodotto che avrebbe raccontato il business dietro il mondo della musica e delle difficoltà di una star che si ritrova ad affrontare un lutto mentre è in procinto di rilanciare la sua carriera, la serie ideata dal creatore di “Euphoria” (trovate qui la recensione delle prime due stagioni) e il celebre artista pop purtroppo si mostra tutt’altro.

Con una narrazione lenta e in alcuni momenti confusionaria, complice un montaggio poco chiaro, “The Idol” non si erge come critica al dietro le quinte dell’industria della musica, ma si riduce a mero specchio di sequenze a sfondo sessuale e canzoni cantate da alcuni membri del cast, rendendo di fatto la serie più vicina al concetto di visual album. A consolidare le problematiche qui accennate, ci pensa il finale della serie con un episodio che non sorprende e anzi mette in evidenza una direzione creativa discutibile sotto ogni punto di vista.

Rilanciare la propria carriera

L’artista pop Jocelyn (Lily-Rose Depp), dopo un anno dalla morte di sua madre e anche manager della ragazza, deve rilanciare la propria carriera con un nuovo album e un tour mondiale, sospeso in passato a causa di una sua crisi di nervi. Durante una serata libera, Jocelyn si ritrova nel locale gestito dal misterioso Tedros (Abel “The Weeknd” Tesfaye) ed è proprio in questo momento che i due iniziano una relazione che rivoluzionerà la vita professionale e non della cantante. Attraverso questa premessa, “The Idol” immerge lo spettatore, o almeno ci prova, in quello che è il dietro le quinte del mondo della musica. Se HBO ha raccontato in chiave comica il dietro le quinte del mondo del cinema con la serie cult “Entourage”, Sam Levinson dopo il successo riscontrato sul piccolo schermo con “Euphoria” ci riprova con una storia che racconti in chiave cruda il business della musica.

Per quanto i presupposti siano interessanti e con tanti spunti di riflessione da poter offrire al pubblico, “The Idol” si perde in una scrittura raffazzonata della storia e dei suoi personaggi. A consolidare i problemi che affliggono lo show ci pensa anche un cast che non spacca lo schermo, ad eccezione della sorprendente Lily-Rose Depp, e alla vera prima interpretazione su schermo di The Weeknd, dopo essere apparso brevemente nei panni di sé stesso nel film diretto dai fratelli Safdie “Diamanti Grezzi”. La sceneggiatura non brillante e la sequela di eventi che “portano” avanti la storia, creano quello che è il vero e più grande paradosso della serie: la sua protagonista.

Quando una grande performance viene “oscurata” dalla storia e non solo…

Come già esposto nell’introduzione, “The Idol” non brilla sotto l’aspetto narrativo. Ma se tutti i personaggi si riducono ad essere solo dei pezzi di un puzzle incompleto, a sorprendere positivamente al netto della scrittura della sua Jocelyn, è Lily-Rose Depp. L’attrice figlia d’arte mette su schermo letteralmente la migliore interpretazione della sua giovane carriera. Mostrando anche delle ottime doti canore, la Depp si mostra un’attrice poliedrica e nonostante una scrittura a dir poco scellerata dell’intero progetto, riesce a far emergere i sentimenti e i problemi del suo personaggio. Purtroppo però, l’ottima interpretazione dell’attrice viene oscurata da uno script che non convince e da quella che è a tutti gli effetti l’altra faccia della medaglia del cast dello show televisivo: The Weeknd.

 

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Co-creatore dello show insieme a Sam Levinson, Abel Tesfaye, in arte The Weeknd, interpreta il misterioso e “minaccioso” Tedros. L’artista nel corso di varie interviste promozionali per lo show, ha dichiarato che il pubblico deve vedere il suo personaggio come una minaccia ostile e viscida; ma la sua performance si mostra esattamente l’opposto. Purtroppo Tesfaye non solo riesce non a reggere le varie scene che ha con Lily-Rose Depp, ma offre al pubblico un’interpretazione discutibile e ai limiti del comico nei momenti più concitati dello show. Sicuramente The Weeknd con l’esperienza sul set di “The Idol”, avrà compreso le differenze tra un prodotto cinematografico/televisivo e un video musicale. Ma se la Depp e The Weeknd sono le due facce della medaglia chiamata “The Idol”, il resto del cast si rivela essere completamente anonimo e mal sviluppato all’interno della storia.

Tanti personaggi al servizio di un racconto confuso

Il problema più grande ed evidente di “The Idol”, è la sua sceneggiatura. Scritta dai due creatori della serie, vede un Sam Levinson lontanissimo dai livelli raggiunti con “Euphoria”. Il regista e sceneggiatore cerca di mettere in piedi una struttura simile al suo acclamato show televisivo sempre targato HBO, ma rispetto al passato è evidente la “linearità” narrativa che mette in scena l’autore. La parola linearità tra virgolette non è un errore, ma è utile per evidenziare un altro problema della scrittura dello show che va di pari passo con quanto stiamo per esaminare. I vari personaggi che circondano la vita di Jocelyn vengono presentati sin da subito nel corso dei primi due episodi. Se in “Euphoria” Levinson prendeva i suoi tempi per poter presentare e sviluppare i vari co-protagonisti, in “The Idol” tutto questo non succede.

Nonostante la serie conti nel suo cast nomi interessanti, alternati a veterani del settore e alcuni artisti che si cimentano per la prima volta nella recitazione, la sceneggiatura non riesce a far brillare i vari personaggi presentati nei vari episodi. Questo infatti porta a mettere in evidenza una certa pigrizia o una completa dimenticanza del background da dare a questi personaggi e al chiudere il loro arco narrativo. Quest’ultimo punto mette in evidenza la confusione nel raccontare la storia di Jocelyn. Eventi, personaggi introdotti e tanti altri elementi presentati a fini narrativi, sembrano muoversi in modo confuso e senza un collocamento temporale specifico. Se la sceneggiatura non è impeccabile e anzi è la vera criticità di “The Idol”, a dare manforte allo script ci pensano il montaggio e il vero scopo della serie.

Un montaggio generatore di confusione

“The Idol” nel corso dei suoi 5 episodi, offre una serie complessivamente di livello sotto l’aspetto tecnico. Ma se gli elementi positivi di questo aspetto verranno approfonditi verso la conclusione di questa recensione, in questo paragrafo ci soffermiamo sul montaggio. A rendere ancora più evidenti i problemi della sceneggiatura dello show è il lavoro fatto nel corso della post produzione. Le sequenze montate, alcune persino molto semplici, consolidano su schermo la confusione dietro l’intero progetto. Questi dettagli molto evidenti sin da subito, non solo offrono un racconto blando nel ritmo e poco sconvolgente, non utilizzando così il classico e tanto televisivo cliffhanger, ma mostrano uno show molto debole da un punto di vista sostanziale.

 

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Il montaggio confusionario che non solo fa perdere allo spettatore la concezione del tempo, mette in evidenza la scrittura e le idee confuse di Levinson e Tesfaye e con grandissima probabilità conferma il fantomatico report di Rolling Stone che parlava del cambio di rotta creativo dopo l’uscita dal progetto della regista Amy Seimetz. Ma se il lato tecnico e la scrittura della storia mettono in evidenza le criticità di “The Idol”, l’unico elemento che manca all’appello è lo scopo dello show. Cosa vuole raccontare “The Idol”? Critica al dietro le quinte del mondo della musica oppure Levinson e Tesfaye hanno portato su schermo qualcos’altro? La risposta è purtroppo la seconda…

Critica all’industria musicale o semplice voyeurismo?

“The Idol” insinua sin da subito un dubbio nello spettatore: cosa vuole raccontare questa storia? “The Idol” si presenta come una critica non troppo velata a quella che è l’attuale industria musicale. Spietata, approfittatrice e pronta a tutto pur di trovare la sua star macina soldi. Inoltre la protagonista dello show affronta la perdita della madre, che l’ha sempre seguita durante la sua carriera, strizzando l’occhio ad alcune storia già note nel mondo della musica. Nonostante queste buone intenzioni e presupposti interessanti che potevano permettere a Sam Levinson di criticare l’industria musicale e portare il suo talento al livello successivo, lo show si mostra con un’altra veste. Con un eccessivo voyeurismo, usato anche per “sviluppare” la Jocelyn di Lily-Rose Depp, “The Idol” usa a suo vantaggio un elemento che avrebbe dovuto fare da sfondo alla critica che la serie, in linea teorica, avrebbe dovuto portare su schermo.

Il focus sul sesso, rende il racconto non solo privo di mordente come già spiegato in precedenza, ma trasforma la storia che tutti si aspettavano di vedere in un qualcosa di fine a sé stesso. Oltre a vanificare lo sviluppo e il cambiamento interiore della protagonista, questo approccio banalizza le potenzialità dell’intero progetto. Lo scandalo non è l’aver messo in scena delle sequenze di sesso, lo scandalo è l’aver vanificato un soggetto che su carta aveva un potenziale enorme. Se le intenzioni iniziali erano quelle di criticare il settore musicale e di conseguenza raccontare dinamiche e personaggi dalla moralità discutibile che vivono in quel mondo, “The Idol” si allontana completamente da questo tema, diventando un mero esercizio di stile che nasconde al suo interno a tutti gli effetti un album musicale.

Musica e regia: un visual album sotto mentite spoglie 

“The Idol” vede nel suo cast numerosi cantanti, a partire dal protagonista maschile The Weeknd. La musica, nonostante i problemi evidenziati, è protagonista dello show e in molti momenti dei 5 episodi prevale su tutto e tutti. A favorire questo elemento, troviamo il marketing social realizzato ad-hoc, dove nel corso delle ultime 5 settimane veniva rilasciata nuova musica presente nei vari episodi. Ma se questo non vi basta, la maggior parte del cast ha dei suoi momenti musicali davvero ottimi, dove appunto a sorprendere è proprio Lily-Rose Depp che colpisce subito tutti con il suo talento. A supportare tutto questo grande progetto musicale, perché “The Idol” si presenta anche come un progetto musicale, abbiamo la regia di Sam Levinson. Il regista e sceneggiatore, nonostante non brilli nella sua seconda mansione, regala una regia molto solida.

 

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Levinson mostra ancora una volta di essere un regista talentuoso e girando la serie su pellicola, come è evidente anche nella fotografia della serie, riesce a fare la differenza. La regia però non è al servizio della storia lenta e discutibile che vediamo in questi episodi, ma si ritrova ad essere la base di un vero e proprio visual album. “The Idol” cerca di essere un qualcosa di unico nel settore televisivo, ma si rivela essere semplicemente un progetto ad alto budget con una sceneggiatura che perde progressivamente identità, non riuscendo a sviluppare la sua storia al meglio, e un grande palco per i cantanti che hanno preso parte allo show televisivo.

Considerazioni finali

“The Idol” è forse la più grande delusione di HBO. Presentato in un modo al grande pubblico, lo show non si erge a critica contro l’industria musicale, ma si lascia andare al mero voyeurismo. La sceneggiatura non brilla e si mostra carente sotto ogni punto di vista, riflettendo tutto questo nei 5 episodi rilasciati. A brillare però è la stella di Lily-Rose Depp che con una grande performance cerca di combattere una sceneggiatura che letteralmente le rema contro. Il vero esordio da attore di The Weeknd è poco convincente e nei momenti più concitati diventa una macchietta comica.

Nonostante uno script che non funziona e conferisce al racconto un ritmo blando e senza grosse sorprese, Sam Levinson regala una ottima regia, penalizzata da un montaggio discutibile, e un’ottima colonna sonora che sfrutta al meglio il suo cast canoro e rende “The Idol” una serie più vicina al concetto di visual album. In conclusione, lo show realizzato da Levinson e il celebre artista, è la più grande delusione di questo 2023 televisivo, demolendo in cinque settimane tutte le aspettative del pubblico e il potenziale che “The Idol” aveva su carta.

Pro

  • L’interpretazione versatile di Lily-Rose Depp;
  • La regia di Sam Levinson e la musica presente nei 5 episodi che compongono lo show.

Contro

  • L’interpretazione di The Weeknd che non si rivela al livello di nessun membro del cast;
  • La sceneggiatura che non penalizza solo la storia, ma tutti i personaggi dello show;
  • Un montaggio che crea confusione e rende surreali alcune dinamiche;
  • Il non aver sfruttato al meglio il concept offerto dalla storia e reso il tutto volutamente voyeuristico e vicino al concetto di visual album.

 

 

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