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Il futuro del gaming: DOOM visualizzato con… batteri intestinali?!

di Massimiliano Spadoni

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Nel mondo dell’innovazione scientifica e del gaming, un esperimento audace ha catturato l’attenzione di tutti. Lauren “Ren” Ramlan, una promettente ricercatrice nel campo delle biotecnologie presso il MIT, ha portato il concetto di “gaming biologico” a nuovi livelli. In un esperimento sorprendente, ha riprodotto le iconiche schermate del gioco DOOM utilizzando uno schermo costituito da batteri di Escherichia coli.

DOOM: un esperimento fuori dal comune

L’idea di utilizzare batteri per il gaming potrebbe sembrare tratta da un film di fantascienza, ma per Lauren Ramlan è diventata una sfida da affrontare. La sua idea non era far funzionare DOOM con le cellule batteriche, ma utilizzare queste cellule come un display biologico per il gioco, rendendo il gameplay visibile attraverso l’emissione di luce da parte delle cellule. Per realizzare questo ambizioso progetto, Ramlan ha sfruttato una proteina fluorescente presente nelle cellule di E. coli, che si illumina quando viene esposta a determinate condizioni. Ogni singola cellula funge da pixel, e l’insieme di queste cellule crea una rappresentazione visiva del gioco DOOM.

Nonostante la straordinaria creatività di questo esperimento, ci sono state sfide significative da superare. Una delle sfide principali è stata la lentezza del processo. Ogni fotogramma di gioco richiedeva tra le otto e le nove ore per essere visualizzato. Questo rende l’esperienza di gioco estremamente lenta e poco pratica, ma l’obiettivo di Ramlan era dimostrare che il concetto era possibile. Una domanda inevitabile che emerge da questo esperimento è quanto tempo servirebbe per completare DOOM in questo modo. Con la velocità attuale del processo, stimare la durata per completare il gioco sarebbe spaventosamente lungo: ben 599 anni. Questo rende evidente che il gaming biologico, sebbene affascinante, è ancora agli albori e richiede miglioramenti significativi prima di diventare una realtà pratica per i giocatori.

Mentre il progetto di Lauren Ramlan può sembrare un esperimento eccentrico, evidenzia l’incredibile potenziale dell’unione tra biotecnologia e gaming. Sebbene ci siano molte sfide da superare prima di rendere questa tecnologia utilizzabile per l’esperienza di gioco quotidiana. Il futuro del gaming è in costante evoluzione, e mentre aspettiamo di vedere cosa ci riserverà, continueremo a essere affascinati dalle menti creative e audaci come Lauren Ramlan, che osano spingersi oltre i confini dell’immaginazione.

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