Il grande impatto del covid sul mercato del lavoro ci ha spinto a modificare uno schema ormai consolidato. Ora che ci avviciniamo alla fine della pandemia, però, la settimana lavorativa corta potrebbe diventare la nuova realtà. Sulle orme di molti altri Stati, anche in Belgio è arrivata la proposta della maggioranza per una settimana lavorativa di 4 giorni.
Come riporta La Repubblica, in Belgio, la maggioranza capeggiata dal primo ministro Alexander De Croo, ha abbozzato una proposta di riforma riguardante il mercato del lavoro. Nell’aria si sentiva già odore di riforma. La stessa, infatti, era stata preceduta da una serie di accordi sullo smart working e sulla possibilità di spegnere i dispositivi come pc e cellulari al di fuori dell’orario di lavoro.
La riforma in questione mira, però, ad un più drastico cambiamento nel mercato del lavoro e nelle nostre vite. L’obiettivo è la tanto agognata settimana di lavoro ridotta. Sulla proposta della maggioranza, infatti, si legge di una settimana lavorativa ridotta a 4 giorni, con ore lavorative e stipendio che resteranno invariati. L’obiettivo è quello di tutelare la genitorialità, di dare più tempo libero ai lavoratori, e di aumentare la loro produttività. Quest’ultima, infatti, non è un’utopia, ma una vero e proprio traguardo raggiunto già dagli ormai numerosi Stati che hanno fatto ricorso alla mini settimana lavorativa.
Con l’avvento del covid, il mondo del lavoro e l’economia stessa sono cambiati, spingendo numerosi Stati a comportarsi di conseguenza. La settimana lavorativa corta, infatti, è già stata ampiamente sperimentata in Islanda riscontrando un enorme successo. L’unica differenza con quanto proposto in Belgio sta nella conseguente diminuzione anche delle ore di lavoro settimanali, passate da 40 a 35. Una simile sperimentazione partirà a breve anche in Scozia, e a Toronto. Mentre gli ultimi in ordine cronologico ad approvare una simile riforma sono stati gli Emirati Arabi.
E in Italia? La riforma sta riscuotendo un enorme successo in tutto il mondo, non solo a livello di produttività, ma anche tra le organizzazioni ambientaliste. Riducendo, infatti, la giornata lavorativa di un giorno, verrebbero di conseguenza ridotti gli spostamenti e il consumo di carburante. Dalla settimana corta, quindi, ne trarrebbe un enorme vantaggio tutto il pianeta. Questo effetto a catena è destinato a far aprire un grande dibattito in merito anche in Italia. Infatti, è ormai noto a tutti che lavorare di più non significa lavorare meglio e aumentare la produttività. Stiamo vivendo una rivoluzione tecnologica, dovuta proprio alla pandemia, e questo richiede modelli lavorativi più flessibili di quelli attuali.
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di Antonio Stiuso
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