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I neonati “parlano” più lingue quando piangono: è in arrivo l’app per tradurle!

I neonati esprimono le proprie esigenze soprattutto attraverso il pianto; il ‘bambinese‘ nasconde infatti dei segnali precisi che identificano un bisogno o un disagio del bambino, e tradurre questa particolare lingua potrebbe essere molto utile, in particolare alle persone vicine al neonato. A portare avanti lo studio sono stati l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il Centro Nina per la formazione neonatale presso l’Università di Pisa e l’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isti).

Il gruppo di ricercatori ha prodotto un sistema di intelligenza artificiale capace di comprendere e interpretare il pianto dei neonati; i primi risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Neural computing & application.

Uno strumento in più

Come confermano gli esperti, i neonati nelle prime settimane di vita esprimono le proprie necessità attraverso il pianto e le persone che li assistono sin dalla nascita, nella maggior parte dei casi, riescono a comprendere e a soddisfare i bisogni del neonato. Quello che però i genitori, o chi per essi, non riescono a cogliere sono le sfumature del pianto del bambino; proprio per questo l’intelligenza artificiale, già impiegata per aiutare i pediatri nelle loro diagnosi, potrebbe essere uno strumento in più venire incontro ai piccoli.

Alcune precedenti ricerche hanno dimostrato come il pianto di un neonato possa variare in base alla lingua parlata dalla famiglia; per questo motivo sviluppare un database a livello internazionale potrebbe non risultare sufficiente e richiederebbe pesanti sforzi e importanti investimenti.

Per cui, per ovviare a questo problema è stato ideato un ingegnoso sistema per interpretare il lamento dei lattanti. Il progetto, finanziato dal Ministero della Salute, ha preso il via nel 2011; si tratta di una collaborazione fra 650 aziende, tra le quali figurano il Campus Biomedico, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’IRCCS Fondazione Stella Maris, l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù e il Policlinico di Messina…

Lo studio su 20 neonati

Nel corso della ricerca, gli scienziati hanno registrato il pianto di circa venti neonati italiani; in seguito sono stati analizzati i dati raccolti in diversi momenti in cui i bambini si trovavano sotto stress. Per l’impostazione dell’intelligenza artificiale, i ricercatori si sono serviti dei file audio come registrazioni; sulla base di questi campioni il sistema ha evidenziato i marcatori che esprimevano una maggiore probabilità di esternare specifiche esigenze.

Maria Luisa Scattoni, ricercatrice del dipartimento di biologia cellulare e neuroscienze dell’ISS, come riporta Il Fatto Quotidiano, ha dichiarato:

“Speriamo di riuscire a migliorare la qualità della vita di bambini e genitori. Individuare i marcatori potrebbe facilitare la comprensione e la soddisfazione delle necessità dei bebè”.

Per ora la ricerca si è concentrata su neonati italiani, ma l’obbiettivo è quello di ampliare il database e sviluppare un’applicazione completa, raccogliendo anche i pianti di neonati stranieri. Armando Cuttaro, guida del team, ha affermato che questo studio ha avuto inizio da una teoria opposta al pensiero comune che ritiene casuali le vocalizzazioni dei bambini. Infatti, secondo il ricercatore:

“Le varie tipologie di pianto del neonato corrispondono a esigenze specifiche. Riuscire a classificare queste differenze potrebbe aiutarci a realizzare un traduttore automatico da implementare in un’applicazione”.

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Melissa Marocchio

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