Da ormai tre settimane Guillermo Del Toro è approdato su Netflix con la serie horror “Cabinet of Curiosities” (trovate qui la nostra recensione). Il cast è composto da Tim Blake Nelson, F. Murray Abraham, Ben Barnes, Crispin Glover, Rupert Grint, Dan Stevens, Andrew Lincoln e Sofia Boutella. La scelta del regista è stata di creare una serie antologica, selezionando un regista diverso per ogni episodio; gli otto della prima stagione sono stati diretti da Guillermo Navarro, Vincenzo Natali, David Prior, Ana Lily Amirpour, Keith Thomas, Catherine Hardwicke, Panos Cosmatos e Jennifer Kent. Forte della buona riuscita del prodotto, Del Toro ha rilasciato alcune dichiarazioni che prospettano una futura seconda stagione. Di cosa si tratta?
Durante un’intervista da IndieWire, Guillermo Del Toro ha affermato di avere una lista di registi con cui vorrebbe collaborare nella seconda stagione di “Cabinet of Curiosities“. I nomi da lui menzionati appartengono però a registi che avrebbero dovuto dirigere episodi della prima stagione ma, per un motivo o per un altro, non hanno potuto farlo. Il primo è Jayro Bustamante, regista, sceneggiatore e produttore guatemalteco, il cui lavoro è stato bloccato dal COVID; segue la produttrice e regista messicana Issa López, che ha dovuto dare la precedenza all’incarico da showrunner della quarta stagione di “True Detective“; infine troviamo Boots Riley, che prima di dirigere il suo episodio ha ottenuto il via libera da Amazon per la sua serie “I’m a Virgo“. Del Toro ha inoltre citato al primo posto della sua lista Larry Fessenden, con cui è in contatto da diverso tempo.
I nomi si fermano qui a causa della volontà di Del Toro di non spoilerare troppo della prossima stagione. Nonostante questo, ha espresso l’intenzione di dirigere il primo e l’ultimo episodio, lasciando quelli in mezzo agli altri; la scelta deriva dalla sua volontà di avere un ruolo ancora più creativo all’interno della serie.
Guillermo Del Toro ha approfittato dell’intervista per parlare del suo impegno nei confronti dei nuovi filmmaker. A detta sua, “Cabinet of Curiosities” è stata l’occasione perfetta in quanto gli ha permesso di supportare ben otto filmmaker. Ecco le sue parole durante l’intervista di IndieWire:
“Tutta la mia carriera, fin dagli inizi, si è basata sul supportare la community. Puoi supportarla sempre più con la crescita dell’agenzia. Così ho potuto supportare Jorge Gutierrez con “Il libro della vita”, Andy Muschietti con “La madre”, Juan Antonio Bayona con “The Orphanage”. Con un’antologia hai la possibilità di supportare otto filmmaker in un colpo solo. Abbiamo creato un'”arena” dove dire loro “Hai il pieno controllo. Anche se non sei d’accordo con me, puoi non essere d’accordo, ma ti darò ogni mezzo di supporto per creare, con un’ora, in condizioni ideali. Ho apprezzato questo ruolo perché alcuni filmmaker non avevano esperienze ottimali; altri erano registi “oscuri”, in una certa misura. Ho 58 anni e una carriera di 30. È già un miracolo durare tre decenni come narratore di storie. Se posso fare qualcosa per variare un po’ il genere, ben venga. Creare questa serie è stata assoluta follia“.
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