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Cabinet of Curiosities, la recensione: le prospettive dell’orrore

di Gabriele Di Nuovo

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Disponibile dal 25 ottobre su Netflix con i primi due episodi, “Cabinet of Curiosities” è una serie antologica creata da Guillermo Del Toro. Il cast è formato da Tim Blake Nelson, F. Murray Abraham, Ben Barnes, Crispin Glover, Rupert Grint, Dan Stevens, Andrew Lincoln e Sofia Boutella. Gli episodi sono diretti rispettivamente da Guillermo Navarro, Vincenzo Natali, David Prior, Ana Lily Amirpour, Keith Thomas, Catherine Hardwicke, Panos Cosmatos e Jennifer Kent.

Halloween si avvicina e come non passare al meglio questa giornata con film o serie a tema horror. In vostro e in nostro soccorso, arriva Netflix con la sua “Cabinet of Curiosities”. Serie antologica ideata da Guillermo Del Toro, autore di due degli 8 episodi che verranno rilasciati in blocchi da due per 4 giorni a partire dal 25 ottobre, regala al pubblico storie a tema horror dove non sono però i jumpscare a prevalere. Infatti nel corso delle otto storie mostrate, di cui due basate su racconti brevi di H.P. Lovecraft, il genere viene mostrato sotto vari punti di vista, portando su schermo elementi molto interessanti. Sfortunatamente, registi e autori dei vari racconti non riescono a bilanciare le tempistiche televisive per motivi differenti.

La cabina delle curiosità

Come in ogni episodio di “Ai confini della realtà”, uno degli show antologici più iconici della storia del piccolo schermo, troviamo l’ideatore della serie Guillermo Del Toro a introdurre lo spettatore al racconto. In una stanza buia dove prevale la presenza della cabina delle curiosità come da titolo dello show, il regista e sceneggiatore presenta la storia nominando titolo del racconto e regista dell’episodio. Una volta conclusa l’introduzione, le storie di “Cabinet of Curiosities” prendono vita sul nostro schermo. L’approccio antologico offre molti spunti e mette in evidenza i vari stili adottati dai vari autori e le rispettive storie raccontate.

Dopo aver acquisito i diritti di “Black Mirror” e ideato “LOVE DEATH+ ROBOTS” (trovate qui la nostra recensione della terza stagione), Netflix ritorna con un prodotto antologico affrontando un genere differente rispetto alla fantascienza. Il genere horror nel corso degli otto racconti, di cui i primi due arriveranno il 25 ottobre e i restanti distribuiti i tre giorni successivi, viene rappresentato sotto varie forme e punti di vista, tanto da essere stati suddivisi in tematiche che emergono nel corso dei vari racconti. Nonostante l’operazione e il production value siano di altissimo livello, a peccare e rovinare in parte il prodotto, ci pensa la scrittura dei vari episodi.

L’avarizia è una punizione

I primi due episodi disponibili il 25 ottobre, intitolati “Lotto 36” e “I ratti del cimitero”, nonostante le loro ambientazioni diametralmente opposte, sono accomunate da un tema portante: l’avarizia. I protagonisti di questi due racconti diretti rispettivamente da Guillermo Navarro e Vincenzo Natali, mettono in evidenza come l’egoismo e l’avarizia portino alla fine della propria vita. Primo episodio ambientato agli inizi degli anni 2000 e scritto da Guillermo Del Toro, che ritornerà in veste di sceneggiatore per l’ultimo racconto della raccolta, riesce ad affrontare in un ambiente inedito, combinando tematiche come la discriminazione razziale, un racconto horror dove il vero mostro non è la minaccia presente nell’episodio, bensì l’uomo. Nel corso dei 43 minuti di durata, l’episodio si mostra molto accattivante sotto ogni punto di vista. Ma la breve durata e un finale frettoloso vanificano in parte un lavoro complessivamente valido.

 

cabinet of curiosities

 

Il secondo episodio diretto da Vincenzo Natali, “I ratti del cimitero”, affronta la tematica dell’avarizia e fin dove questa può spingerti con un tono meno cupo e quasi tragicomico grazie al suo protagonista. Nonostante offra dei collegamenti con il mondo dell’occulto, questi non vengono mai approfonditi consegnandoci così l’episodio più breve dell’intera serie: 36 minuti. Tecnicamente siamo davanti ad un ottimo lavoro, ma a peccare è sempre una scrittura che non riesce a gestire i tempi televisivi. Nonostante questo, il primo blocco di episodi di “Cabinet of Curiosities” è promosso grazie al fascino delle due storie proposte e di come il tema portante venga affrontato al meglio con il genere horror.

L’elevazione del corpo umano

I due episodi successivi previsti per il 26 ottobre, mostrano un aumento del minutaggio. Ma basterà a risolvere i problemi di gestione delle tempistiche? La risposta è sfortunatamente negativa. Il primo episodio intitolato “L’autopsia”, dalla durata di 57 minuti, è diretto da David Prior. Cosa può andare storto durante un’autopsia che cerca di risolvere la morte misteriosa di alcuni operai di una miniera? Attraverso questa premessa, una costruzione del racconto e della tensione, il tema del racconto e dell’episodio successivo è il corpo umano e le sue potenzialità. Scritto da David S. Goyer, il terzo episodio di “Cabinet of Curiosities” è uno dei migliori di tutta la raccolta, ma nonostante questo, un minor minutaggio avrebbe giovato alla costruzione della tensione e del racconto in sé.

L’episodio successivo diretto da Ana Lily Amirpour intitolato “L’apparenza”, affronta come da titolo, l’apparire agli occhi degli altri. Nonostante il tema e il come viene presentato dia la sensazione di già visto, l’elemento soprannaturale sorprende nella sua gestione. Non il miglior episodio di “Cabinet of Curiosities”, ma un minutaggio minore avrebbe aiutato a rendere il racconto molto più scorrevole. Dopo aver affrontato temi che toccano l’uomo attraverso elementi orrorifici, lo show per il giorno successivo dedica ben due episodi a uno degli autori più celebri e difficili da adattare su schermo: H.P. Lovecraft.

H.P. Lovecraft e gli adattamenti di alcune storie brevi

Previsti per il 27 ottobre, i prossimi episodi sono dedicati a H.P. Lovecraft. Da sempre molto difficili da adattare su schermo, per l’occasione “Cabinet of Curiosities” porta due storie brevi dell’autore. “Il modello di Pickman” e “I sogni nella casa stregata” diretti da Keith Thomas e Catherine Hardwicke, racchiudono al meglio l’essenza di Lovecraft. Stregoneria, mostri, incubi, follia e altre dimensioni, sono temi cari all’autore e i due episodi dalla durata di 1 ora e 2 minuti e 1 ora e 1 minuto, trasmettono al meglio su schermo queste tematiche. Ricostruendo al meglio gli Stati Uniti dei primi anni del ‘900, i due episodi portano lo spettatore nelle atmosfere dei racconti di H.P. Lovecraft.

 

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Grazie all’ottimo cast dei rispettivi episodi, i temi di Lovecraft emergono al meglio. Nonostante questo, il ritmo lento dei racconti potrebbe non essere apprezzato da tutti e complice il problema persistente negli episodi precedenti, la durata si fa sentire. Ma non lasciatevi intimorire da questo, soprattutto se siete fan di Lovecraft perché gli episodi dedicati ai suoi racconti sono molto fedeli. È risaputa la difficoltà nell’adattare H.P. Lovecraft, ma l’adattamento televisivo di questi due racconti brevi è valido e aumenta il valore del progetto “Cabinet of Curiosities”.

Le case degli orrori

Gli ultimi due episodi di “Cabinet of Curiosities” previsti per il 28 ottobre, portano su schermo un’ambientazione celebre del genere. Le case fanno da padrone il finale di serie. Il primo episodio dalla durata di 55 minuti è intitolato “La visita”. Diretto da Panos Cosmatos, “La visita” è il miglior episodio della raccolta. Ambientato alla fine degli anni ’70, per la precisione nel 1979, un gruppo di persone si ritrovano invitate da un importante uomo d’affari nella sua casa. L’uomo, interpretato da Peter Weller (Robocop nel film omonimo), condurrà i suoi ospiti in un viaggio che li porterà alla follia. Con una fotografia e una colonna sonora retrowave, gli anni ’70 esplodono in un racconto che esplora la mente umana e una casa con un oscuro segreto.

I dialoghi, le interpretazioni e la tensione sono costruiti e gestiti al meglio, tenendo incollato lo spettatore allo schermo fino alla fine. Infine arriviamo al tasto dolente di “Cabinet of Curiosities”. L’ultimo episodio intitolato “Il brusio”, diretto da Jennifer Kent, è il più debole degli 8 racconti. Sfruttando la più classica delle case stregate, il racconto cerca di affrontare la tematica del lutto in chiave horror. Purtroppo il tentativo non riesce al meglio, consegnando un episodio ben diretto e ben montato, ma senza il fascino e l’intrigo su cui si basano gli episodi precedenti. Sfortunatamente la gestione dei tempi per affrontare le varie tematiche, è un problema onnipresente.

Una produzione di livello e una scrittura non gestita al meglio

Il progetto ideato da Guillermo Del Toro è un’idea molto solida. Sono numerosi i fan del genere horror in giro per il mondo e “Cabinet of Curiosities” cerca di soddisfare tutti i palati. Se in questa missione la serie antologica riesce al meglio, rimandando anche a prodotti come “Ai confini della realtà” e la più recente “Black Mirror”, a peccare, come evidenziato analizzando brevemente i vari episodi, è la loro scrittura. Non parliamo di scrittura svogliata oppure non al livello della produzione, ma il nocciolo della questione risiede nella gestione dei tempi narrativi. Tutti gli sceneggiatori, tranne in alcuni casi, non hanno mostrato grande dimestichezza con i ritmi televisivi. Questo porta ad avere episodi eccessivamente lunghi rispetto a quanto viene raccontato e la durata comunque non viene sfruttata per poter approfondire alcuni elementi narrativi.

 

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Nonostante questo, tutti gli episodi di “Cabinet of Curiosities” portano a termine il lavoro molto bene e ad accompagnare e consolidare la bontà del progetto ci pensa tutto il lavoro svolto dietro e davanti la macchina da presa. I registi, tra cui la maggior parte dietro alcuni dei migliori horror degli ultimi anni, si rivelano validi cineasti, regalando delle immagini di grandissimo impatto visivo. Il cast dei vari episodi conta su svariati nomi importanti di Hollywood e il loro supporto viene evidenziato al meglio dalle loro interpretazioni.

Considerazioni finali

“Cabinet of Curiosities” è un progetto interessante e intrigante. L’idea di fondo è sviluppata al meglio e i racconti raccolti in questa sorta di contenitore sono validi e offrono una prospettiva inedita del genere horror. I vari registi che si sono alternati nel corso degli otto episodi hanno espresso al meglio il loro talento, regalando immagini visivamente di impatto. A supportare l’ottimo lavoro dei registi, ci pensano i vari attori protagonisti delle loro storie. Tutte le interpretazioni sono ottime e consolidano il production value del nuovo progetto antologico targato Netflix. A non far luccicare del tutto questo progetto, ci pensa una scrittura non impeccabile, portando ad una gestione dei tempi narrativi discutibile e l’ultimo episodio che si rivela inferiore rispetto ai precedenti.

Pro

  • La regia dei vari registi selezionati per il progetto antologico;
  • La capacità di stravolgere i canoni standard del genere horror nel formato seriale;
  • Le interpretazioni dell’intero cast;
  • Il settimo episodio intitolato “La visita”.

Contro

  • La gestione dei tempi narrativi dei vari episodi;
  • L’ultimo episodio intitolato “Il brusio”.

 

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