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“Bones and All”, la recensione: un viaggio tra cuori e ossa

di Alessandro Marasco

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L’atteso ritorno al cinema di Luca Guadagnino è finalmente giunto, ed è rappresentato da “Bones and All“, un’opera unica nel suo genere e che non può far altro che sedimentarsi nella memoria dello spettatore proprio per questa ragione. Ma vediamo insieme i dettagli in questa recensione che abbiamo avuto modo di realizzare grazie alla visione del film in anteprima.

Trama e cast

Bones and All” è una pellicola cinematografica tratta dall’omonimo romanzo di Camille DeAngelis che mette in scena una storia che fa della mescolanza di generi il suo punto di forza. La narrazione vede come protagonisti due giovani adolescenti che praticano cannibalismo, Lee (Timothée Chalamet) e Marven (Taylor Russel), che dopo svariate dinamiche si ritrovano a intraprendere insieme un viaggio attraverso gli Stati Uniti alla ricerca del loro posto nel mondo e non solo. Nel cast troviamo anche Mark Rylance, Chloe Sevigny, Michael Stuhlbarg, Jessica Harper, Anna Cobb e molti altri.

 

L’incredibile sguardo autoriale di Guadagnino in “Bones and All”

Guadagnino ha sempre dimostrato di avere delle doti registiche davvero notevoli e nel tempo ha avuto modo di affermarsi come uno dei registi più influenti e riconoscibili del nostro tempo, non solo in Italia ma soprattutto all’estero. Come tutti i grandi autori, anche lui non esula dal portare in scena temi che gli sono particolarmente cari: l’accettazione di sé stessi, la crescita personale e la maturazione che l’adolescenza porta con sé. E tutti questi temi ritornano in “Bones and All” con una regia e un comparto tecnico molto ispirato.

Luca Guadagnino, in questa opera più che mai, dimostra di saper dirigere un film con uno stile inconfondibile, tra jump cut e zoom improvvisi, come se tutto ciò che viene investito dallo sguardo della macchina da presa diventi immediatamente poesia; un talento che solo pochi registi al mondo possono vantare. I paesaggi di un’America semidesertica e desolata degli anni ’80 diventano poi immagini più simili a dipinti che ad inquadrature, dove il rosso sangue è solo una delle tante tonalità.

 

Bones and all

“Bones and All”: un’opera ambigua e indimenticabile

Il punto cardine di “Bones and All” è la sua ambiguità di fondo che non permette allo spettatore di incastonare il film in un genere ben definito. La presentazione di un intero sottobosco di cannibali all’interno della realtà filmica potrebbe essere ricondotta ad una pellicola di genere horror, diretta dalla mano sapiente di un autore che ha maturato esperienza dopo “Suspiria“. In realtà il tutto risulta essere una forte metafora della crescita e dell’accettazione di alcune ambiguità, anche di matrice sessuale. “Bones and All” racchiude al suo interno anche altri generi come il road movie, il melodramma e soprattutto una forte componente romantica.

Di fatto, la pellicola non risulta poi così diversa da “Call me by your name“, in particolare nel processo che guida i protagonisti e l’evoluzione della storia. Anche in questo film comunque, troviamo due protagonisti (uno più rilevante dell’altro) che tramite una relazione affrontano un disagio comune. Ma a differenza del suo predecessore spirituale, “Bones and All” risulta essere di maggiore impatto, unico e inimitabile nel suo genere.

La pellicola presenta momenti delicati e romantici nella loro raffinatezza, quasi commoventi, che coesistono con un’animalesca fame di carne umana che i protagonisti saziano più e più volte. Per tal motivo lo spettatore si ritrova in un crescendo di emozioni contrastanti che sublimano in una totale inquietudine, non sapendo più cosa sia giusto provare. Un sentimento di confusione che raramente capita di provare in sala.

 

bones and all

“Il mondo dell’amore non vuole mostri”

I protagonisti della storia sono Lee e Marven e, come per “Call me by your name“, uno è più centrale nella narrazione rispetto all’altro, ma è Marven, interpretata da Taylor Russel, la vera protagonista del film. Inizialmente sembra che il cannibalismo di quest’ultima sia una sorta di disturbo. Tuttavia, con il procedere della narrazione diventa sempre più conscia della propria natura, cominciando a soddisfare i suoi bisogni. Il personaggio ha caratteristiche in netto contrasto con la figura di un assassino e ancor di più di un serial killer. Alla perenne ricerca del proprio posto nel mondo, lei è dolce, sensibile, posata e bisognosa d’affetto, caratteristica comune anche al suo coprotagonista.

Timothée Chalamet fa un lavoro di costruzione del personaggio ben diverso da quelli fatti in precedenza. Lee è un personaggio colpito duramente dalla vita, mellifluo, inquietante, maledetto e conscio della sua dannazione. Anche dal fisico stesso del personaggio traspare un’anima consunta e consumata dalla vita e la sua stessa pelle porta i segni del suo passato travagliato.

Ciò non esclude però quanto lui sia capace di amare e di proteggere, pur avendo accettato da tempo la sua natura. Quindi, cosa unisce i due? Un profondo amore scaturito dall’idea che siano gli unici a potersi comprendere pienamente, a poter comprendere quel sentimento di soddisfazione e colpa che si prova nel divorare un essere umano. Malgrado i due siano ad un punto diverso del percorso di crescita, continuano ad amarsi e divorarsi come solo loro sanno fare; due amanti troppo umani per essere cannibali e troppo cannibali per essere umani.

 

“Bones and All”: conclusioni

Bones and All” è un film perfetto? No. Come tutti i film ha anche dei difetti che risiedono nella narrazione, come se quest’ultima dovesse passare per delle tappe obbligate non sempre contestualizzate al meglio. Inoltre, alcuni dei personaggi secondari risultano poco approfonditi e leggermente caricaturali, per quanto si adattino comunque al contesto. E per concludere, potremmo affermare che nella parte che precede il finale il ritmo cala.

Si può quindi dire che la pellicola sarebbe potuta durare qualche minuto in meno, privandola di alcune parti superflue; si tratta comunque di difetti assolutamente dimenticabili e di poco conto davanti all’artisticità di un’opera di questo calibro. Forse il punto più alto toccato dal regista nella sua carriera, il quale si è dedicato alla creazione di un’opera che non tutti i palati possono assaporare nel giusto modo, proprio per il suo sapore di sangue, ossa e amore.

Pro

  • Regia, montaggio e fotografia, tutto il lato tecnico concorre alla creazione di una realtà filmica fortemente artistica;
  • Interpretazioni magistrali offerte da buona parte del cast con una rara chimica tra i due protagonisti;
  • Ottime le scene efferate e violente, rese alla perfezione in maniera più cruda che mai;
  • Sceneggiatura perfettamente credibile, la quale riesce a trasmettere alla perfezione la dicotomia tra violenza e dolcezza;
  • I contrasti presenti nel film lo rendono unico nel suo genere ed indimenticabile.

Contro

  • Il ritmo narrativo subisce delle battute d’arresto a causa di alcune parti evitabili;
  • La narrazione sembra procedere per tappe obbligate, forse a causa della natura letteraria dell’opera di riferimento, senza una contestualizzazione propriamente realistica.

E voi andrete a vedere “Bones and All” il 23 novembre al cinema? Sperando che questa recensione vi sia piaciuta, vi invitiamo a tener d’occhio Nasce, Cresce, Streamma per altri articoli sul mondo del cinema e non solo.

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