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Giustizia, la strana sentenza della Corte: un furto troppo superfluo per essere punito

di Gabriele Nostro

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Una giovane donna di 33 anni ha compiuto un tentativo di furto in un supermercato, provando a rubare della merce per un valore totale di 53 euro. La proprietà del punto vendita ha denunciato il fatto, ma, incredibilmente, la motivazione della sentenza è sotto il dubbio degli ordini di giustizia. Per quale motivo non si vuol punire questo taccheggio, tanto più che è acclarato? C’entrano le aggravanti tenute in considerazione dai due gradi precedenti, ma vediamo in che modo

Un furto da poco, l’interpretazione della Corte

Riporta la notizia Il Sole 24 Ore. Per la Corte Suprema, chiamata a giudicare, l’evento non va punito perché di “tenue gravità”;  accogliendo così l’istanza della denunciata e andando contro le decisioni prima prese dalla Corte d’Appello e dalla Corte territoriale, l’ultimo organo di giudizio apre a una possibile sorpresa.

Contro la donna erano stati messi sul tavolo dalle prime Corti due aggravanti: lo stato di disoccupazione e dei precedenti di polizia. Aggravanti che la Corte di Cassazione ha preferito alleggerire, favorendo l’assoluzione dell’imputata.  Secondo la Corte, lo stato di disoccupazione non basterebbe per presumere l’abitualità del reato; inoltre, sui trascorsi con la Polizia non sarebbero noti gli esiti e le notizie di reato, perciò sarebbe impossibile correlarli come fattori nell’ambito di un altro procedimento penale.

Dulcis in fundo, la ladra vedrà probabilmente archiviato il suo caso. Non ha avuto influenza il suo passato, genericamente apportato, né il suo attuale status, poco significante; di conseguenza il furto, benché forse non davvero ininfluente, verrà considerato come tale.

Si attende in ogni caso la formulazione di un nuovo giudizio da parte della Corte d’Appello.

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