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“Giocava” con i pazienti e a volte gli salvava la vita, la storia di un serial killer tedesco

di Gabriele Nostro

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Si tratta di una storia ritornata agli onori della cronaca per la sua recente pubblicizzazione, ma il cui inizio risale ad un periodo incerto, probabilmente intorno al 2004. Il protagonista delle vicende è Niels Högel, un uomo tedesco di 45 anni, di professione infermiere. Högel è considerato il serial killer più feroce della Repubblica Federale di Germania dell’era moderna. L’uomo è stato l’autore materiale di 87 omicidi e il provocatore di almeno 91 morti. Si stima che abbia agito per 15 anni, tra il 2004 e il 2019. Il metodo d’esecuzione da lui utilizzato non è mai mutato, né mai si è evoluto o adattato; il mezzo di morte da lui prediletto era l’induzione forzata dell’arresto cardiaco nei pazienti. Cerchiamo ora di comprendere, ammesso che sia possibile, il movente dei suoi peccati.

Serial killer di pazienti per “gioco”: una singolare storia

Niels, professionista in un ospedale in Germania, rendeva morenti i pazienti per poi salvar loro la vita. Se fosse un gioco sadico o un tentativo di mettersi in mostra come “eroe”, non ci è dato saperlo. La pratica evidenza, comunque, che il suo atteggiamento fosse conseguenza di una qualche deviazione o perversione psicologica.

Poteva capitare che un bisognoso di cure accedesse alla struttura sanitaria con un labbro rotto o una tosse insistente, e si ritrovasse, qualche minuto dopo le prestazioni di Högel, a lottare tra la vita e la morte. L’assassino operava incoraggiando l’infarto perlopiù tramite strumenti sanitari: in occasioni miracolose, le vittime sono riuscite a sopravvivere all’attentato; in occasioni “fortunate”, le stesse hanno potuto cavarsela con degli effetti collaterali; infine, nelle più sfortunate occasioni, i poveretti sono tristemente deceduti.

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