Reattore Nucleare (@Shutterstock)
Martedì 4 luglio l’Agenzia Internazionale per l’energia atomica (AIEA), parte dell’ONU, ha approvato il piano del Giappone di scaricare 1,3 milioni di tonnellate di acqua radioattiva contenuta nella centrale nucleare di Fukushima nell’oceano. La decisione ha provocato un grande malcontento soprattutto per la comunità dei pescatori locali e di altri Paesi della regione asiatica come per esempio la Cina.
Più di 10 anni fa, nel 2011 il Giappone fu colpito da un forte terremoto e da uno tsunami. Questi due eventi hanno causato la fusione parziale dei noccioli nucleari della centrale nucleare di Fukushima. I principali danni non furono fatti dal terremoto ma dall’onda, che si abbattè sugli edifici dei reattori danneggiandoli. La mattina dopo infatti i sistemi di raffreddamento non funzionavano più e così le barre di combustibile cominciarono a fondere. Per cercare quindi di raffreddare i reattori si decise di immettere in questi l’acqua del mare.
Attualmente nei serbatoi della centrale si trova l’acqua usata per raffreddare i reattori e quella usata dopo l’incidente per mantenere i noccioli sotto controllo. L’acqua di Fukushima ha subito dei trattamenti per eliminare 62 degli elementi radioattivi. Però non è stato possibile eliminare alcune sostanze, come il trizio e il carbonio-14.
Il piano del Giappone è stato proposto nel 2021, con molte contestazioni da parte dalla comunità di pescatori, da gruppi ambientalisti e da paesi vicini come la Cina. Il piano consiste in alcune manovre: la società della centrale, ossia la Tokyo Electric Power Company, deve pulire l’acqua dalle sostanze radioattive e condurla al mare tramite un condotto apposito. Sulla costa poi le acque di Fukushima verranno diluite con acqua del mare e spinte in un condotto sottomarino che le rilascerà in mare aperto. Il piano però prevede che le acque non saranno disperse tutte immediatamente, ma nel giro di quarant’anni. In questo modo si immetterà nel mare la giusta quantità di sostanze radioattive come il trizio, affinché non si danneggino l’ambiente e le persone.
Il direttore dell’AIEA ha dunque dichiarato martedì che lo scarico dell’acqua avrebbe “un impatto radiologico trascurabile sulle persone e sull’ambiente“. Il motivo è perché l’oceano contiene già una propria radioattività, che non verrebbe peggiorata dallo scarico di acqua filtrata.
La Cina denunciò immediatamente il piano nel 2021, definendolo “estremamente irresponsabile“. La posizione della Cina si è fatta sentire anche dopo quest’ultima decisione dell’AIEA. Infatti attraverso la sua ambasciata ha affermato che il rapporto dell’AIEA non dovrebbe essere visto come un via libera al rilascio dell’acqua, perché non riflette pienamente tutte le opinioni degli esperti coinvolti. L’AIEA ha affermato, in risposta, che le centrali nucleari di tutto il mondo usano questo procedimento di smaltimento delle acque radioattive.
La Cina però ha annunciato venerdì 7 luglio che vieterà l’importazione di cibo dal Giappone per motivi di sicurezza. Ovviamente la decisione è legata allo scarico delle acque di Fukushima nell’oceano. Una scelta importante siccome la Cina è anche uno dei maggiori acquirenti dei prodotti ittici del Giappone.
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