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Il calcio in Arabia Saudita: una meteora o un progetto vincente?

di Cristian Castellini

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Nelle ultime settimane il calciomercato è stato assalito da una forza nuova. Questa potenza economica fa tremare pure il campionato più ricco e famoso del mondo, la Premier League. L’Arabia Saudita vuole imporsi quale grande nazione calcistica, e per farlo sta cercando di ingaggiare giocatori celebri e di livello in giro per l’Europa. Non solo quelli a fine carriera, visto che sono stati acquistati N’Golo Kanté e il 26enne Rúben Neves, oltre a Kalidou Koulibaly e Marcelo Brozović. Analizziamo motivazioni e obiettivi delle società fautrici di questo progetto.

I protagonisti della “rivoluzione araba”

 

Cristiano Ronaldo

Cristiano Ronaldo (@Shutterstock)

 

Tutto è iniziato con Cristiano Ronaldo, che dopo il mondiale in Qatar si è unito all’Al-Nassr. Un colpo incredibile, che ha portato a Riyad il calciatore con più follower sui social. Se questo colpo sembrava essere una scelta del portoghese, presa per ritirarsi con un profumato ingaggio, quest’estate le squadre arabe hanno scoperto le carte. L’Al-Ittihad, squadra di Gedda, ha risposto ai “rivali” (le 4 maggiori squadre arabe fanno tutte capo alla medesima proprietà. il fondo PIF) con l’ingaggio di Karim Benzema e N’Golo Kanté, e l’Al-Hilal con l’acquisizione di Rúben Neves e Kalidou Koulibaly. Nel mentre l’Al-Nassr si è messa in casa Marcelo Brozović. Un assalto all’arma bianca verso gli alti profili del campionato europeo, e non solo quelli più anziani. La volontà è quella di costruire un campionato in grado di competere con quelli europei e con la crescente MLS. Ma chi finanzia tutto questo?

Al-Ittihad, Al-Hilal, Al-Nassr, Al-Ahli e PIF

Come già accennato, tutte e quattro le squadre inserite nel sottotitolo, le più ricche nonché quelle che si stanno muovendo di più sul mercato, sono gestite dal Public Investment Fund, meglio noto come PIF, gestito direttamente dallo Stato saudita. Lo stesso fondo che ha acquisito il Newcastle, portandolo in Champions League dopo una stagione. La mano del governo arabo dietro queste operazioni a raffica sul calciomercato è piuttosto evidente, ma quali possono essere i motivi di questa missione faraonica?

Prima si pensava al mero desiderio di organizzare i Mondiali del 2030, con tutti i guadagni economici e mediatici del caso. I colleghi spagnoli di MARCA però hanno pubblicato un’indiscrezione secondo la quale l’Arabia Saudita abbia ritirato la candidatura, di fronte a quella congiunta di Spagna, Portogallo e Marocco.

 

Karim Benzema (@Shutterstock)

 

Ingaggiare giocatori già affermati e conosciuti, comunque, può creare appeal turistico, in un paese finora poco gettonato da questo punto di vista. Avere un grosso nucleo di personaggi conosciuti in casa porta visibilità, soprattutto quando si tratta di persone come Cristiano Ronaldo e Karim Benzema. Senza escludere Lionel Messi, che, pur rifiutando di trasferirsi, ha appena firmato un accordo da 22,5 milioni di euro per diventare testimonial turistico del paese medio orientale (Corriere dello Sport). Insomma, il calcio sembra un investimento perfetto per creare nuove fonti di notorietà e di reddito per l’Arabia Saudita.

Questo progetto funzionerà?

Ricordi cinesi

Xi Jinping, grande appassionato di calcio, spinse alcuni magnati cinesi a investire in questo mondo. Il piano era circa lo stesso degli arabi di oggi, ovvero quello di imporsi quale potenza calcistica per ottenere visibilità e potersi candidare a ospitare i principali eventi sportivi. Nel 2015 il governo cinese varò un piano utile a rendere la Cina una “superpotenza del pallone” entro il 2050 (CNN). Oltre 400 milioni di euro spesi in una stagione per portare alcuni grandi nomi dell’epoca in squadre come Shanghai Port, Dalian Yifang e Guangzhou FC. Oscar, Hulk, Paulinho, Yannick Carrasco e persino Marko Arnautovic sono stati risucchiati in un vortice ben poco virtuoso. Corruzione, spese che superavano nettamente i ricavi e l’epidemia di COVID-19 hanno dato la mazzata definitiva a un progetto mai decollato.

Conclusioni

PIF non bada a spese, come dimostra l’offerta di ingaggio, per ora rifiutata, da 30 milioni di euro per 3 stagioni inviata a Massimiliano Allegri (Sport Mediaset). La volontà di rendere l’Arabia Saudita una potenza calcistica, beneficiando di tutti i vantaggi dati da ciò, è troppo grande.

Per farlo però gli sceicchi stanno causando un maremoto nel mondo del calciomercato, con valori e ingaggi che rasentano cifre incredibili. Lo sport più seguito al mondo richiederà sempre più sforzo economico a chi vorrà investire, e questo non è positivo per nessuno.

Memori del progetto cinese, si può dire che gli arabi stiano rischiando grosso. Se i ricavi non raggiungeranno i livelli delle spese, il progetto sarà un grandissimo fallimento. Questo però solo il tempo ce lo saprà dire.

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