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“Ferrari”, la recensione: i drammi dell’uomo dietro il marchio

di Lorenzo Procopio

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Dopo il debutto alla Mostra del cinema di Venezia, arriva nelle sale “Ferrari“, biopic di Michael Mann dedicato alla leggendaria figura fondatrice del cavallino rampante. Nei panni del protagonista troviamo Adam Driver, attorniato da un ricco cast: Penélope Cruz, Shailene Woodley, Patrick Dempsey, poi ancora Sarah Gadon, Gabriel Leone e Jack O’Connell.

“Ferrari”: il ventennale progetto di Michael Mann

Michael Mann e il suo “Ferrari” si rincorrevano da più di vent’anni. Una corsa destinata per alcuni a non concludersi mai, come in molti dei progetti maledetti che ogni cineasta ha nel cassetto. Era infatti dai primi anni Duemila che il regista americano aveva avviato il progetto per il biopic, inizialmente in collaborazione con Sidney Pollack (morto nel 2008) e su uno script di Troy Kennedy Martin (anch’egli deceduto nel 2009). Nel corso degli anni la lavorazione del film è stata più volte messa in pausa, fino al definitivo via libera nel 2015. Per allora il volto di Enzo Ferrari era quello di Christian Bale, poi uscito di scena per ragioni mai realmente chiarite.

Ed ecco allora subentrare Adam Driver, per il quale le biografie di personaggi (e di marchi) italiani stanno diventando una sorta di specialità. Soltanto due anni fa lo vedevamo infatti impersonare Maurizio Gucci in “House of Gucci“, l’alquanto disprezzata pellicola di Ridley Scott. Il collegamento sorge spontaneo fin dalle prime immagini di “Ferrari“, non tanto per l’ambientazione italiana, quanto per la simile scelta di utilizzare un marcato accento italiano per calarsi nel ruolo. Se nella precedente pellicola l’operazione suonava in modo posticcio, qui è il rombo dei motori a distogliere l’attenzione e a mettere un cerotto sulla crepa.

 

Ferrari

“Ferrari”: le lotte e i tormenti dietro il volto del mito

Ma andiamo con ordine e torniamo alla griglia di partenza. La storia del film si snoda tutta in un singolo e cruciale anno: il 1957. Per Enzo Ferrari, ex pilota e imprenditore in crisi, si tratta di un momento inquieto, in fuga dai fantasmi e dalle minacce di fallimento. La figura del protagonista è ancorata, nell’intero arco del film, ad una costante dinamica di moto perpetuo, un po’ come le sue auto. Non può fermarsi, Enzo, a caccia di una agognata vittoria per la sua Ferrari, alla disperata ricerca di un modo per evitare la bancarotta, inseguito dallo strapotere delle rivali scuderie. Ma, soprattutto, la parabola di Enzo è quella di un uomo tormentato nel privato: da una parte il fragile matrimonio con la nevrotica Laura (Penelope Cruz), afflitto dal fantasma del figlio perso; dall’altra la seconda vita accanto a Lina (Shailene Woodley), rifugio di tranquillità e promessa di nuova paternità con il piccolo Piero.

Al centro di entrambi i conflitti vi è in fondo il problema del proprio lascito. Per Enzo il marchio del cavallino rampante altro non è che il simbolo della sua eredità, al pari di Piero. Se questi rischia di non essere riconosciuto come figlio legittimo, allo stesso modo la Scuderia è minacciata dai bassi introiti e dalla penuria di investitori. Due strade con un futuro incerto, che in fondo confluiscono – di nuovo – nell’unica figura del protagonista.

 

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Tra drammi familiari e mondo dei motori

Più che un eroe delle corse, Enzo Ferrari appare come un amministratore delegato ante litteram, un uomo d’ufficio preso dalle pubbliche relazioni, impegnato a tenere in piedi con ogni briciolo di energia le componenti della sua azienda e della sua vita privata. La famiglia è perfetto contraltare della Scuderia, due facce della stessa medaglia che si influenzano senza soluzione di continuità. Il risultato di questo taglio è un film con un tono di certo particolare, che dosa in modo a volte insolito il dramma familiare e l’azione sportiva, senza mai davvero spingere sull’acceleratore in una delle due direzioni.

Se “Ferrari” è dunque incerto su quale strada imboccare, lo stesso non vale per la regia di Michael Mann. Inconsapevolmente o meno, la mano del maestro è molto più sicura alla guida (nelle scene automobilistiche) che di fronte ai ritratti intimistici dei suoi personaggi. Adam Driver appare troppo concentrato a restituire un personaggio mai scomposto, pater familias tanto granitico da risultare a tratti apatico. Penelope Cruz dà pepe al personaggio di Laura, mentre ben poco spazio rimane per la grazia di Shailene Woodley. L’animo del film va allora ricercato nelle sequenze dedicate ai motori (non molte per la verità), su tutte quella finale della Mille Miglia. È qui che il regista dà il meglio di sé e dell’opera, restituendo con efficacia la spettacolarità della storica corsa attraverso lo Stivale, nonché l’adrenalina di un’epoca distante dal mondo dei motori odierno.

 

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Conclusioni

Con “Ferrari” Michael Mann porta in pista i tormenti e le ansie di un uomo braccato dal proprio titanismo, icona e allo stesso tempo uomo comune. Adam Driver appare convincente nel ruolo di Enzo Ferrari, ma è forse la più generale scelta del posticcio accento italiano a pregiudicare l’intero comparto recitativo. D’altra parte l’impianto narrativo del film risente forse il peso degli anni, e deve il proprio fulcro più ad un focus da dramma familiare che ad uno sport movie moderno. Resta viva l’abilità con cui la pellicola porta in scena le sequenze di guida, in grado di raffigurare con autenticità il mondo dei motori dell’epoca.

Pro

  • Ricostruzione dell’epoca e delle corse;
  • Adam Driver sembra stare a suo agio nei panni di Enzo Ferrari…

Contro

  • …non fosse per quel posticcio accento italiano;
  • Più dramma familiare che sport movie, a tratti il film è in bilico tra le due corsie;
  • Gli affari privati del protagonista sono molto meno interessanti di quelli legati alla Scuderia.

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