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Drive to Survive, la recensione: lo spettacolo della F1 su Netflix

di Gabriele Di Nuovo

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L’amatissima docuserie che narra il mondo della Formula 1, arriva alla quarta stagione. “Drive to Survive” è disponibile con i suoi nuovi 10 episodi dall’11 marzo su Netflix. I produttori esecutivi della serie sono Paul Martin e il premio Oscar James Gay-Rees.

Dopo il successo ottenuto dalle stagioni precedenti, “Drive to Survive” ritorna su Netflix raccontando uno dei campionati di F1 più combattuti di sempre. Infatti il fulcro dei nuovi episodi è la lotta tra Mercedes e Red Bull e i suoi due piloti di punta: Lewis Hamilton e Max Verstappen. Ma oltre la lotta al vertice, la serie segue i restanti 8 team nel corso della stagione 2021 e le loro rivalità. Ma è proprio su questo punto che il prodotto cade in un problema che può far storcere il naso ai fan del massimo campionato automobilistico e non solo.

Scontro tra titani

La nuova stagione della serie segue i gran premi più importanti del 2021. Infatti gli episodi si concentrano soprattutto sulla lotta al vertice tra Lewis Hamilton e Max Verstappen. Ma la competizione è vista anche dal punto di vista dei Team Principal di Mercedes e Red Bull. Infatti i veri protagonisti sono Toto Wolff e Christian Horner.

Oltre a seguire i due top team, vediamo alcuni episodi dedicati a McLaren, Ferrari, Williams e Haas con il suo Team Principal Gunther Steiner (amatissimo dai fan della F1 e dai spettatori della serie). Il problema principale di questa quarta stagione di “Drive to Survive” è la sua incapacità nel dare spazio a tutti i team, soprattutto alle new entry Aston Martin e Alpine.

La vita del paddock

L’aspetto che rende intrigante e avvincente “Drive to Survive” è il mostrare la vita del paddock della Formula 1. Infatti la serie nel corso delle sue stagioni non si concentra solo sulle gare, ma anche sui piloti e sui Team Principal che con il passare del tempo hanno sempre guadagnato più importanza all’interno del circus della F1. Attraverso interviste, tutti loro parlano del campionato, delle gare e nel caso dei due veri protagonisti della serie, anche una piccola parte della loro vita privata.

Ad aprirsi di più alle telecamere di Netflix infatti sono proprio i due Team Principal rivali: Toto Wolff e Christian Horner. Grazie alle loro dichiarazioni abbiamo la possibilità (soprattutto per chi è estraneo al mondo della F1) di conoscere al meglio queste due personalità. Nel corso dei 10 episodi vediamo come la loro ambizione spinge i due a dare il meglio per i loro team, anche cercando il minimo cavillo all’interno del tanto discusso regolamento.

Drive to Survive

Max Verstappen (@Shutterstock)

Ma a risentirne di più sotto molti punti di vista, sono i piloti. La dinamica narrativa di “Drive to Survive” tende a creare delle rivalità forse nemmeno esistenti in pista, tanto da non vedere intervistato lo stesso Max Verstappen che criticò la serie mesi fa.

Delle false rivalità

“Drive to Survive” per poter “vendere” al meglio la Formula 1, crea una sorta di backstory dietro ad alcuni piloti. Questo infatti porta a vedere delle dinamiche che per i fan del campionato, si rivelano completamente false o vere in piccola parte. Ma questo show è fatto per i nuovi spettatori, su tutti il pubblico americano. Grazie al successo delle stagioni precedenti, il prodotto Netflix ha avvicinato moltissima gente al massimo campionato automobilistico.

Il tono “cinematografico” rende molte gare della stagione anonime, apparentemente entusiasmanti. Questo nei nuovi episodi è ben evidente quando la serie tratta team come Williams e Haas. Rendere interessante le gare dei due team che hanno navigato per l’intera stagione nella parte bassa della classifica, mette in mostra un grande lavoro di montaggio. Ma nonostante questo, la quarta stagione presenta un grande limite per chi vuole guardare “Drive to Survive” dal mondiale 2021. Non tutti i team vengono mostrati e i 10 episodi possono risultare incompleti e allo stesso tempo ripetitivi, rendendo meno stimolante la narrazione.

Un montaggio tra il cinema e la TV

Il più grande pro di “Drive to Survive” è il lavoro fatto in fase di montaggio. Attraverso le interviste e le riprese nel paddock, combinate con le immagini televisive delle gare, gli episodi regalano sequenze spettacolari. Infatti i momenti migliori della serie sono le gare della stagione 2021. Ma non tutte le gare, perché “Drive to Survive” mostra i momenti salienti dell’intera stagione e il 2021 ne ha molti cruciali.

Drive to Survive

Formula 1 (@Shutterstock)

Dal gran premio di Silverstone fino ad arrivare a Monza con i due contendenti al titolo fuori e 1-2 Mclaren. Infine per chiudere il cerchio, la gara disputata a Jeddah e il folle finale di Abu Dhabi. Le ultime due gare in questione però si limitano solo a quello visto in TV, anche dal punto di vista dei team, senza approfondire il tutto. Questa linea porta la serie ad avere un tono neutrale e allontanarsi dal contesto politico della F1.

Considerazioni finali

“Drive to Survive” è un ottimo prodotto d’intrattenimento soprattutto per chi vuole avvicinarsi alla massima serie automobilistica. Con tante interviste e punti di vista inediti, la Formula 1 viene raccontata in un modo completamente differente dal solito. Ma tutto questo però, non è esente da problemi. Il creare della false dinamiche, aiutate dal montaggio e da alcune domande fatte dalla produzione della serie, rende il prodotto poco credibile ai fan puri della F1. Inoltre è da segnalare l’assenza di alcuni team e piloti, snobbati a causa della lotta per il titolo decisamente più stimolante rispetto al passato. Se il montaggio “aiuta” le rivalità, le gare si rivelano avvincenti e intriganti rispetto alla realtà.

Pro

  • Mostrare un lato inedito della F1;
  • L’ottimo montaggio per le immagini di gara;
  • La possibilità di avvicinare nuovo pubblico alla Formula 1.

Contro

  • Il creare false rivalità per rendere il prodotto più intrigante;
  • L’assenza di alcuni team e piloti.

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di Gabriele Di Nuovo

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