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Dipinto scambiato per crosta: ceduto per 2.000 euro, va all’asta per 300 mila euro

di Lorenzo Peratoner

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Clamoroso errore di valutazione per un olio su tela di Vincenzo Foppa, colui che importò i canoni del Rinascimento in Lombardia prima di Leonardo, scambiato per una crosta di scarso valore. Ripercorriamo quindi la particolare vicenda che ha coinvolto il dipinto, come riportato da Repubblica.

Dalla vendita “svalutata” fino al restauro

La casa d’asta “Wannenes” di Genova, ancora nel maggio del 2019, vendette quello che non si pensava essere un dipinto di tale importanza, per la modica cifra iniziale di 500 euro. L’asta si concluse con l’acquisto per 2.080 euro da parte di “Art Studies and Collecting Ag” di Lugano. L’esportazione di un’opera d’arte, tuttavia, richiede sempre l’autorizzazione da parte dei funzionari del Ministero dei Beni Culturali; di conseguenza la soprintendenza apposita di Genova, trovando l’opera in condizioni pessime, diede il via libera alla vendita.

Fin qui tutto nella norma, se non fosse che la compagnia di Lugano decise di attuare un restauro completo della tela, per poi affidarla alla casa d’aste “Christie’s” di New York; quest’ultima, appurando in realtà che si tratta di un’opera di Vincenzo Foppa, ne programmò la vendita agli inizi del 2021 per una cifra che poteva raggiungere i 300mila dollari.

L’intervento del Tar e il blocco della vendita del dipinto

Resosi conto dell’errore, il Ministero dei Beni Culturali è riuscito bloccare la vendita, grazie all’intervento del Tar, che ha revocato l’autorizzazione di esportazione del dipinto. Non è ancora del tutto chiaro da quale dinamica sia nato questo errore di valutazione, perché da una parte i giudici sostengono che ci sia stato di proposito un “imbruttimento dell’opera” da parte dell’Art Studies and Collecting Ag per ingannare la soprintendenza.

Dall’altra parte, invece, la società di Lugano ha risposto che l’opera era nelle stesse condizioni di quando è stata comprata dall’asta genovese Wannenes; è probabile, perciò, che non ci sia stato nessun “mascheramento” volontario, ma un semplice errore dovuto a un’opera d’arte che presentava un pessimo stato già da molto tempo.

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