Al cinema dal 20 aprile, “Cocainorso” è un film diretto da Elizabeth Banks. Il cast della pellicola è formato da Keri Russell, Margo Martindale, Ray Liotta, Alden Ehrenreich, O’Shea Jackson Jr., Jesse Tyler Ferguson e Kristofer Hivju.
Cosa succede quando la realtà diventa una storia per il cinema? Possono succedere tante cose; racconti fedeli alla storia che si porta su schermo, eventi realmente accaduti collegati da varie parti drammatizzate per poter dare un ritmo alla pellicola oppure si porta su schermo quella che è essenzialmente una leggenda metropolitana basata sulla realtà. “Cocainorso” è essenzialmente la terza opzione.
La pellicola diretta da Elizabeth Banks racconta in modo inedito e con un’aura surreale, la storia di un orso nero che nel 1985 in Georgia morì per overdose dopo aver ingerito ingenti quantità di cocaina dopo pochi minuti. L’evento avvenuto nel pieno di un periodo politico che combatteva il traffico di droga, fa da sfondo alla pellicola che non racconta gli eventi realmente accaduti, ma utilizza una galleria di personaggi per poter mostrare gli effetti collaterali delle sostanze stupefacenti sull’orso e raccontare quella che è a tutti gli effetti una leggenda metropolitana.
Nel 1985, il trafficante di droga Andrew C. Thornton III tenta di far sparire svariati chili di cocaina gettandoli via da un aereo. La sorte vuole che Thornton faccia cadere la maggior parte della droga nel parco nazionale di Chattahoochee, in Georgia. Questa situazione, subito dopo aver trovato il corpo del trafficante a Knoxville (Tennessee) a causa di un atterraggio fallito in paracadute, porterà all’insolito incontro tra un orso nero della riserva e la cocaina tanto ricercata dalla polizia e dal suo proprietario, Syd White (Ray Liotta). Dopo aver ingerito la sostanza stupefacente, il comportamento dell’orso cambia completamente e porterà vari personaggi in una corsa alla sopravvivenza dopo aver scoperto dell’animale oramai fuori controllo.
Dalle premesse, “Cocainorso” si mostra sin da subito una pellicola che verte sulla black comedy. Lo scopo della storia non è quella di raccontare una tragica storia vera, ma portare su schermo una delle tante leggende metropolitane raccontate successivamente all’evento e citando la regista della pellicola, raccontare una storia di vendetta dell’orso nei confronti dell’uomo. Nella sua breve durata, il racconto ci presenta vari personaggi con le proprie caratteristiche e saranno proprio queste a creare le dinamiche tra loro e l’orso. Quest’ultimo vero protagonista della storia, a causa della cocaina diventa una macchina da guerra quasi impossibile da fermare, tanto che stravolge il suo comportamento naturale e conseguente approccio nei confronti dell’uomo.
Sin dal suo annuncio, “Cocainorso” ha fatto parlare di sé. Nessuno immaginava come Elizabeth Banks e lo sceneggiatore Jimmy Warden avrebbero adattato questa storia su schermo. Una volta arrivato in sala, pubblico e critica ha potuto comprendere al meglio l’approccio narrativo adottato. Il film non punta ad avere una costruzione narrativa elevata, ma tende a creare una situazione assurda dove la forza della natura si rivela inarrestabile. Sin dai primi minuti viene evidenziato di come l’orso nero non sia minaccioso per l’uomo, ma un movimento in più davanti al protagonista della storia invece si rivelerà fatale. La minaccia dell’animale viene elevata al massimo, rendendolo fortissimo e quasi imbattibile, tanto da sembrare il T-1000 di “Terminator 2”. Ma se “Cocainorso” strizza l’occhio a determinati titoli, è evidente di come il film sia una versione ad “alto budget” di una pellicola della Asylum.
Come in molti sapete, la Asylum realizza film di serie Z che vedono animali di vario genere seminare il panico con una CGI molto discutibile, tanto da fare il giro e diventare cult come “Sharknado”. “Cocainorso” si trasforma in un film della Asylum a causa della situazione surreale che lo spettatore si trova su schermo. Tutto questo porta ad un tripudio di tensione, divertimento e persino splatter! Quest’ultimo elemento sorprende molto anche per come viene bilanciato nel corso della storia. Non è una violenza surreale come nelle pellicole della Asylum, ma sfrutta al meglio la corporatura e la forza dell’orso nero amplificata dalla cocaina che ha dato il via alla storia. Ma se l’orso è il vero mattatore della pellicola, fulcro della commedia, del terrore e anche della riflessione dietro “Cocainorso”, a subirne l’ira “irragionevole” è l’uomo.
Se la cocaina è “l’oggetto magico” che stravolge la natura, “Cocainorso” nasconde al suo interno una sorta di morale che riguarda proprio l’ambiente. Come menzionato in precedenza, l’obiettivo di Elizabeth Banks era quello di rendere “Cocainorso” un revenge movie. In realtà lo sfortunato orso nero è morto dopo pochi minuti, mentre la pellicola lo mostra alterato e inarrestabile come spiegato nel paragrafo precedente. A subire l’ira del nostro peloso protagonista è l’uomo ed è qui che entrano in gioco i vari protagonisti della storia. Dagli sfortunati turisti che si ritrovano a fronteggiare l’orso, per arrivare alla ranger del parco e il legittimo proprietario della cocaina caduta, interpretato da Ray Liotta in quello che è il suo ultimo lavoro sul grande schermo, “Cocainorso” racconta le disavventure di questi personaggi con un tono molto orientato sulla commedia e decisamente meno drammatico.
La storia presenta in modo molto semplice i propri protagonisti e li mette sin da subito contro la minaccia rappresentata dall’orso. Le reazioni dei personaggi scatenano nello spettatore divertimento e tanta ilarità che, tra battute e situazioni surreali create dall’orso, portano a far emergere le due facce di questa storia. Se da una parte “Cocainorso” si mostra come una pellicola di puro intrattenimento tra battute e violenza, dall’altra si nasconde una sorta di legge del contrappasso. “Cocainorso” è un film sulla vendetta e al tempo stesso un monito per ricordare all’uomo che la natura è importante e va assolutamente protetta. A rincarare la dose è proprio l’orso nero protagonista. Infatti l’orso nero americano è una specie protetta perché a rischio estinzione e questo rende ancora più forte il suo messaggio in una storia che vuole essere divertente e al tempo stesso surreale.
“Cocainorso” non racconta la storia vera del 1985, ma si ispira a quell’evento per poter raccontare la propria storia. Storia che si basa su una delle tante leggende metropolitane nate subito dopo l’avvenimento del fatto. Lo sceneggiatore Jimmy Warden ha trasformato una tragedia in una commedia nera che oscilla tra citazionismo, divertimento e una velata critica come spiegato in precedenza. La combinazione di questi elementi ha portato a realizzare un prodotto che arriva dritto al punto, mostrando comunque delle pecche da un punto di vista narrativo e tecnico. Soffermandoci ancora una volta sulla sceneggiatura di Warden, se lo spettatore può sorvolare sui personaggi introdotti in modo semplicistico e senza grossi approfondimenti, potrebbe non farlo se pensa a quanto avrebbe potuto dare di più “Cocainorso”.
Uno degli aspetti più interessanti dell’intera vicenda è la storia dietro la cocaina finita nelle mani dell’orso. Un focus maggiore riguardo questa parte del racconto reale, avrebbe giovato all’intera pellicola permettendole un vero e proprio cambio di tono nel corso della narrazione. Infine ritorniamo a dove tutto ebbe inizio: l’orso. Realizzato completamente in CGI, il vero protagonista di “Cocainorso” non è tra le cose migliori da vedere sul grande schermo. Nonostante la ricostruzione in post produzione sia valida, i movimenti e le movenze sono fin troppo evidenti che siano state migliorate dopo le riprese, rendendo di fatto l’animale “finto”. Per quanto la pellicola strizzi l’occhio ai titoli della Asylum, la resa finale dell’orso potrebbe essere giustificata, ma complice un budget non elevato, sicuramente la seconda opzione è la più plausibile per il risultato finale.
“Cocainorso” è una storia stravagante. Mostrandosi come una commedia nera, il film diretto da Elizabeth Banks con protagonista un orso in CGI e un cast ottimo e variegato, cerca di essere qualcosa di più. Il raccontare in modo differente, distaccandosi così dalla storia vera che ha portato alla morte quasi istantanea di un orso, rende la pellicola interessante. Violenta, divertente e anche critica nei confronti della società, la sceneggiatura di Jimmy Warden consegna un prodotto che oltre al puro intrattenimento è qualcosa di più.
Nonostante questo, le citazioni che rendono la pellicola simile ad un prodotto della Asylum e l’orso inarrestabile come il T-1000 di “Terminator 2”, la storia avrebbe potuto offrire altri spunti anche per approfondire quella che è la vera storia di “Cocainorso”. In conclusione, il film diretto da Elizabeth Banks intrattiene anche grazie alla sua breve durata, all’ottimo cast e non brilla con la CGI a causa di un orso fin troppo “finto” realizzato in post produzione.
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