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Cina, censura preventiva: software blocca uno scritto in realizzazione

di Gabriele Nostro

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Pensate che colpo al cuore. Siete uno scrittore o una scrittrice e da tempo, mesi o anni, lavorate al vostro prezioso romanzo. Gli dedicate costanza; tutti i giorni, poco importa degli altri impegni, vi ricavate degli spazi per arricchirlo. Ci tenete tanto perché sapete che, presto o tardi, quello scritto potrebbe diventare la vostra fortuna e soddisfazione. Poi, una volta come altre, accedente il Pc, cliccate l’icona del  vostro fidato software e leggete l’avviso: “Accesso non consentito, presenza di contenuti sensibili”: questo è opera della censura.

La censura, un’influenza insidiosa

La storia che avete immaginato è una realtà tristemente documentata. A renderla nota è il Corriere della Sera. Mitu, scrittrice cinese sotto pseudonimo, ha sofferto esattamente della sventura descritta. Un giorno di fine giugno il software WPS Office, che lei stava usando per redigere un romanzo, l’ha colta di sorpresa negandole l’accesso.

La donna, considerando inaccettabile il divieto, ha scelto di contrastarlo usando l’arma dei media. Ha confidato l’accaduto su un forum letterario denominato Lkong, poi sul social network Xiaohongshu. Da qui è nata un esplosione di visualizzazioni e di condivisioni. Attirando attenzioni varie, la vittima ha anche scoperto di non essere sola. Altri scrittori e altre scrittrici lamentavano lo stesso diniego. La polemica scatenata è arrivata a un livello tale da costringere Kingsoft, l’azienda cinese produttrice della suite di software WPS Office, a reagire. La compagnia, infatti, ha comunicato tramite Weibo che: “Tutte le piattaforme che forniscono servizi di informazione online sono responsabili della revisione dei contenuti diffusi sulle loro piattaforme“.

Dopo il subbuglio e un reclamo formale, la scrittrice ha avuto il suo lieto fine. Kingsoft, appurato che nessun elemento problematico fosse presente nel testo ritirato, ha riconcesso alla donna il libero accesso al file.

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