Recentemente, Dani Alves ha rilasciato una curiosa intervista al quotidiano catalano Sport. Dopo aver lasciato il Barcellona nel 2016, Alves ha girovagato per il Mondo, vestendo le maglie di Juventus (nella stagione 2016-2017), Paris Saint-Germain e San Paolo. Lo scorso inverno però, il brasiliano è tornato a vestire la maglia blaugrana per aiutare il club a superare un momento di difficoltà.
Il terzino è anche una colonna portante della Nazionale verdeoro, che dall’esordio nel 2006, non ha mai abbandonato, e con la quale ha vinto l’oro olimpico ai Giochi di Tokyo nel 2021. Nel corso dell’intervista, il calciatore del Barça ha commentato in modo alquanto singolare le ambizioni della selezione di Tite ai prossimi Mondiali di calcio.
Durante l’intervista, il brasiliano ha debuttato parlando del suo futuro, e delle ambizioni per il prossimo Mondiale:
“Non sarà l’ultima grande sfida della mia carriera, ma è importante per me. Cercherò di conquistare l’unico trofeo che mi manca, anche se è chiaro che ci sono altre squadre fortissime. Faremo tutto ciò che è alla nostra portata.
Il Qatar è un posto che mi piace molto, sono stato campione del mondo con il Barcellona e forse è un segno. Abbiamo una rosa in grado di competere per il titolo, senza dubbio. La nostra è una generazione che unisce esperienza e gioventù. Prima però devo meritarmi la convocazione”.
Dani Alves ha inoltre espresso la sua opinione su un probabile trionfo dell’Argentina dell’ex compagno di squadra, Leo Messi:
“Non darò a nessuno questa opportunità, voglio vincere io. La Coppa del Mondo deve essere del Brasile. Faremo di tutto per riuscirci, altrimenti ruberemo il trofeo”.
Un commento indubbiamente goliardico che però lascia intendere le aspirazioni della Nazionale brasiliana alla prossima kermesse mondiale.
Non solo Brasile. Dani Alves ha rivelato alcuni retroscena in merito alla sua seconda parentesi da calciatore al Barcellona. Il suo allenatore è Xavi, con cui il brasiliano ha condiviso tante gioie, fino all’addio al club blaugrana da parte dell’attuale tecnico del Barça, avvenuto nel 2014.
“Già dieci anni fa dicevo che Xavi sarebbe stato un Guardiola 3.0. Sa bene cosa è necessario per questo club. Non ho mai lavorato così tanto a livello fisico. Guardiola aveva tanti giocatori bravi e non dovevamo correre su e giù. Ora, invece, di tanto in tanto dobbiamo correre e per questo serve un buon lavoro fisico. Non si deve affrettare il processo, dev’essere una maratona e non uno sprint di 100 metri”.
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