di Riccardo Rizzo
La caduta di Icaro
Ma com’è possibile quindi che un’azienda come Arkane Studios, capace di sfornare un ottimo gioco dopo l’altro per più di un decennio, è arrivata a proporre un’opera come Redfall? Qualcosa sicuramente è andato storto. Probabilmente è stato un mix di fattori, che tra il cambio di motore grafico (i ragazzi di Arkane Austin hanno deciso di sviluppare in Unreal Engine 5) e il poco supporto di Microsoft, hanno fatto si che un progetto già non brillante si trasformasse in un titolo appena sufficiente.
Il problema di Redfall, però, forse è proprio questo: l’idea alla base del gioco. A mancare è proprio ciò che ha reso grande Arkane Studios. Non vogliamo comunque dilungarci troppo su Redfall, anche perché ne abbiamo già parlato in un articolo dedicato. Ciò su cui vogliamo riflettere è come sia stato possibile arrivare a Redfall. Come detto poc’anzi, probabilmente è stato un insieme di fattori diversi. Forse Arkane doveva accorgersi che il progetto non era stabile, così come Microsoft, del resto. Magari andava cancellato tempo fa, o forse andava stravolta l’idea stessa alla base del gioco.
Anche il marketing è stato problematico, con Arkane che fino alla fine non è riuscita ad inquadrare il prodotto. Inizialmente è stato associato a Left 4 Dead, poi a Far Cry. Di fatto, Redfall è molto più simile allo sparatutto targato Ubisoft che a quello di Valve. La sensazione pad alla mano, invero, è quella di un classico shooter in un Open World Ubisoft. Il problema, però, è che con questo cambio di genere Arkane ha messo in mostra tutti i suoi limiti. Se in un’Immersive Sim, infatti, uno shooting non eccezionale e un’intelligenza artificiale appena sufficiente sono accettabili, in uno sparatutto diventano dei fattori essenziali. In più, l’Open World è vuoto e privo di un’anima, risultando poco stimolante da esplorare.
C’è poi l’elemento del multiplayer. Si vede che il gioco è stato pensato per il multigiocatore, con le varie abilità dei protagonisti che si completano l’un l’altra. Un elemento, questo, che rende di conseguenza il single-player quasi incompleto. Si percepisce inoltre un’ossatura da live-service che è stata successivamente rimossa, anche se alcuni elementi sono ancora presenti nel prodotto finale. La selezione delle missioni, per esempio, è limitata alla base principale. Solo da lì si possono avviare le varie missioni, che tra l’altro non riescono a brillare per scrittura. Ed è un peccato, perché la premessa del gioco è interessante, e inizialmente invoglia il giocatore a scoprire di più. I problemi, però, arrivano subito dopo.
Il futuro di Arkane Studios
L’insuccesso di Redfall sicuramente non ci voleva, sia per Arkane Studios che per Microsoft. La casa di Redmond, di fatto, ha sprecato un’occasione per dimostrare che anche la squadra verdecrociata è in grado di proporre grandi titoli AAA. Per questo 2023 ora Xbox dovrà puntare tutto su Starfield e chissà, magari su qualche sorpresa prevista per l’autunno; e invece Arkane?
Sicuramente “il caso Redfall” sarà un precedente importante per il futuro dello studio e dell’industria, ma i ragazzi di Arkane dovranno essere bravi a guardare avanti. Si, è vero, il gioco presenta molti difetti, e sicuramente non è all’altezza dei precedenti prodotti, ma ormai quel che è fatto è fatto. La software house deve riuscire a scrollarsi di dosso questo incidente di percorso e guardare con serenità e creatività al futuro. D’altronde ci hanno abituato a grandissime opere, capaci di entrare nei cuori di milioni di appassionati in tutto il mondo. Non possiamo quindi che augurarci che con il prossimo gioco riusciranno a tornare sulla cresta dell’onda.
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