fbpx Archive 81, la recensione: realtà o immaginazione?
Cinema & Serie TV

Archive 81, la recensione: realtà o immaginazione?

di Gabriele Di Nuovo

Condividi con chi vuoi

Dal 14 gennaio su Netflix, “Archive 81” è una serie horror creata da Rebecca Sonnenshine. Nel cast troviamo Mamoudou Athie, Dina Shihabi, Evan Jonigkeit, Matt McGorry e Martin Donovan.

Basato sul podcast omonimo creato da Daniel Powell e Marc Sollinger, “Archive 81” riporta il genere horror su Netflix. Dopo il successo ottenuto dalle serie create da Mike Flanagan (“Hill House”), questa volta è il turno di James Wan (in veste di produttore) cercare di tenere in alto il genere sulla piattaforma streaming. Ma la serie creata da Rebecca Sonnenshine non è un semplice horror, ma qualcosa di più.

Un lavoro “semplice”

Dan (Mamoudou Athie), un archivista e restauratore di vecchi nastri, viene ingaggiato da Virgil Davenport (Martin Donovan) per restaurare delle cassette danneggiate in un incendio. Il restauratore scoprirà così la storia di Melody Pendras (Dina Shihabi) e di tutto quello che è avvenuto nel 1994 al Visser, un condominio di New York. Alternando il presente e il passato, i due protagonisti si ritroveranno ad affrontare un mistero più grande di loro che supera persino l’immaginazione.

Il punto di forza principale di “Archive 81” è il suo non essere un prodotto horror a tutto tondo, ma un mix di generi. Si passa dal classico horror fino ad arrivare al thriller e persino allo sci-fi. Ed è proprio questo alternare i vari generi, rende il progetto intrigante sin dal suo primo episodio.

Un mix di generi 

Nel corso dei suoi 8 episodi, “Archive 81” mette subito in evidenza la sua natura. Non un horror fatto per spaventare, ma un prodotto ideato per sorprendere e tenere alta la concentrazione dello spettatore. Infatti questo è merito del presentare il tutto come un horror e invece trovarsi poi una serie che tende al genere thriller. Il fulcro della narrazione è proprio il dualismo delle due indagini: Dan nel presente e Melody nel passato.

archive 81

Se con Dan abbiamo una narrazione classica, nel passato con Melody protagonista non è così. Sfruttando in parte la tecnica del found footage, resa famosissima dall’iconico “The Blair Witch Project”, vediamo come una semplice ricerca universitaria nel 1994 si trasformi in un viaggio misterioso con conseguenze devastanti. Questo farà da vero e proprio fulcro narrativo che viene ben gestito nel corso della sua durata. Ma uno dei problemi più evidenti sfortunatamente è il ritmo narrativo.

Una narrazione lenta

Il difetto più evidente, insieme a una CGI poco efficace nei momenti in cui è presente, è il ritmo narrativo della serie. Con 8 episodi con una durata media di 54 minuti, “Archive 81” si prende i suoi tempi per raccontare la sua storia. Questa caratteristica non sarebbe un male se non fosse che la serie è nata per essere vista principalmente in modalità binge watching. Infatti per gli amanti del “tutto d’un fiato”, il progetto prodotto da James Wan potrebbe non essere apprezzato appieno.

Ma arriviamo al pregio di questo tipo di narrazione. La “lentezza” nel raccontare la storia è utile allo spettatore per non perdere il filo del discorso e riuscire a destreggiarsi con i vari indizi lasciati nei vari episodi per scoprire la verità. Infatti questo non solo mostra un ottimo lavoro sul piano della scrittura, ma anche la voglia di creare una storia che può prendere lo spettatore. Tutto questo è evidente anche per quanto riguarda la scrittura dei protagonisti.

Dei protagonisti in cui immedesimarsi facilmente

Se “Archive 81” riesce a coinvolgere lo spettatore, il merito è anche dei suoi protagonisti. Mamoudou Athie e Dina Shihabi riescono ad essere credibili e a creare una sorta di empatia con lo spettatore. Dan e Melody sono semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nel 1994 come oggi, i due affrontano una minaccia più grande di loro o semplicemente è la loro mente a tradirli?

archive 81

Le ottime performance dei due interpreti e una scrittura che cerca di sorprendere lo spettatore, riescono a offrire al pubblico quella sensazione di illusione. Ed è proprio qui uno dei più grandi punti di forza dell’intera serie: realtà o immaginazione? 

Archive 81: verità o follia?

Senza entrare nello specifico, “Archive 81” sfrutta questo pretesto non solo per l’alternare i vari generi di riferimento presenti nella serie, ma utilizza il dualismo realtà/immaginazione per raccontare la sua storia. Se le tinte horror lasciano intendere la presenza dei classici canoni del genere, con il proseguire della storia ci ritroviamo davanti a probabili segnali di follia dei protagonisti o persino qualcosa di più grande.

archive 81

Ed è proprio in questo che la serie di Rebecca Sonnenshine da il meglio di sé. Come per i protagonisti, anche per lo spettatore capire cosa sia reale o meno diventerà sempre più difficile fino alla rivelazione finale. Finale che apre a una potenziale seconda stagione, che si preannuncia ancora più intrigante e con più potenziale della prima. Ma tutto questo dipenderà dalla risposta del pubblico e dalla stessa Netflix, che ormai ha abituato lo spettatore a cancellazioni clamorose.

Considerazioni finali

“Archive 81” è un progetto targato Netflix molto intrigante. Nonostante si possa soffrire la lentezza della narrazione in alcuni frangenti e il suo non essere serie da binge watching, potrebbe scoraggiare i più a darle una possibilità. Ma la serie prodotta da James Wan e creata da Rebecca Sonnenshine è una delle grandi sorprese di questo inizio 2022. Una sceneggiatura che riesce a passare dal genere horror al thriller in modo intelligente e interessante, meriterebbe più attenzione da parte della piattaforma streaming e non solo. Mamoudou Athie e Dina Shihabi offrono un’ottima prova, rendendo così credibili i loro Dan e Melody. Nota di demerito, oltre al suo ritmo che può essere molto divisivo, è l’utilizzo della CGI in alcuni momenti.

Pro

  • L’incipit della serie intrigante;
  • Il passare dal genere horror al thriller;
  • Le performance dei suoi attori protagonisti;
  • La serie prende i suoi tempi per raccontare il tutto…

Contro

  • … e questo non può piacere agli amanti del binge watching;
  • CGI nei pochi momenti in cui è presente, molto discutibile.

In basso trovate alcune delle nostre ultime recensioni:

Per recensioni e molto altro dedicato al mondo del cinema e delle serie TV, continuate a seguirci su NCS.

di Gabriele Di Nuovo

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi con chi vuoi