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After Life, la recensione: continuare a vivere

di Gabriele Di Nuovo

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Con la terza stagione disponibile dal 14 gennaio su Netflix, si conclude “After Life“. La serie scritta, diretta e interpretata da Ricky Gervais vede nel suo cast Penelope Wilton, David Bradley, Ashley Jensen, Tom Basden, Tony Way, David Earl, Joe Wilkinson e Kerry Godliman.

Annunciata nel 2018, “After Life” è una serie comedy creata, diretta e interpretata dal comico inglese Ricky Gervais. Gervais è noto per le sue stand up comedy piene di black humor, per aver creato la versione originale di “The Office” e per la conduzione di alcune edizioni dei Golden Globe, dove ha approfittato per dire la sua su Hollywood. Con questa serie di tre stagioni, vediamo come il comico riesce a tenere il suo umorismo inconfondibile, ma trattando un tema spinoso come quello del lutto.

Cercando di “sopravvivere”

Tony (Ricky Gervais) dopo la morte di sua moglie Lisa (Kerry Godliman) malata di cancro, cade in depressione. Per far fronte ai suoi pensieri suicidi, spesso fermati dal suo cane Brandy, decide di cambiare completamente carattere. Questo cambiamento avviene attraverso il fare e dire tutto ciò che vuole senza alcuna inibizione. Per lui questo è una sorta di “superpotere”, ma i problemi per Tony iniziano quando tutte le persone intorno a lui cercano di renderlo nuovamente una persona migliore.

after life

L’obiettivo di “After Life“è quello di raccontare con intelligenza il lutto. I 18 episodi che compongono le tre stagioni ci mostrano come Tony vive le sue giornate, e di come i suoi amici cercano di aiutarlo. Infatti, nel corso degli episodi non vediamo solo il nostro protagonista in scena, ma anche i vari comprimari.

La vita a Tambury

After Life“è ambientata a Tambury. In questo piccolo paese, Tony lavora nel giornale locale gestito da suo cognato Matt (Tom Basden). È proprio qui che facciamo la conoscenza dei vari comprimari dello show e delle strambe storie che il nostro protagonista si sentirà raccontare nel corso di varie interviste. Queste, infatti, portano in risalto la comicità inconfondibile di Ricky Gervais. Il lato duro e crudo di Tony rispecchia completamente lo stile che ha contraddistinto la carriera del comico inglese.

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Sono proprio questi i momenti comici della serie. Con la seconda stagione, invece, si decide di dare spazio ai vari personaggi che abbiamo conosciuto nel corso dei vari episodi, offrendo loro un vero e proprio sviluppo nel corso delle restanti puntate. Seppur in maniera minore rispetto al protagonista, anche i comprimari regalano momenti comici e altri più seri. La cosa che però colpisce di più, nell’arco di tutte e tre le stagioni, è come Ricky Gervais affronta il tema del lutto.

Andare avanti

Il tema portante di tutto il racconto è, come abbiamo detto, il lutto. Questo non viene però affrontato semplicemente mostrando tutte le fasi. Il problema più grande per Tony è accettare che la sua Lisa non c’è più. Per mantenere vivo il ricordo, vediamo molto spesso dei video dove i due erano felici insieme. Ma i filmati che colpiscono di più sono quelli con protagonista la stessa Lisa, dove questa dice a suo marito di andare avanti una volta che il cancro la porterà via. Nonostante questo, per il nostro Tony non sarà facile.

Perché questo tema funziona, nonostante la comicità inconfondibile di Ricky Gervais? La forza è proprio nella scrittura dello stesso Gervais. Il comico riesce ad alternare magistralmente la sua comicità a momenti commoventi, che sicuramente colpiranno lo spettatore. Infatti, alcuni temi a lui cari e il suo essere dichiaratamente ateo, tornano all’interno della serie. Tony è lo stesso Gervais che si apre al suo pubblico e non solo.

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Il comico nelle tre stagioni non racconta solo Tony, ma mostra anche il suo lato sensibile. Questo è evidente soprattutto per i suoi fan, che conoscono benissimo il suo modo di fare commedia. Ed è proprio qui che potremmo trovare l’unico difetto di questo gioiello poco pubblicizzato.

L’umorismo di Gervais non può e non è apprezzato da tutti, quindi questo potrebbe scoraggiare facilmente la visione della serie o portare ad abbandonarla dopo un paio di episodi. Nonostante questo, “After life” è un grandissimo prodotto, capace di combinare la commedia a tematiche più mature, colpendo il cuore dello spettatore.

Considerazioni finali

Non c’è molto da dire su “After Life“. Dopo le varie stand up comedy, questa serie ideata, diretta e interpretata da Ricky Gervais è uno dei suoi migliori lavori in assoluto. Con una scrittura diretta ma allo stesso tempo commovente, le tre stagioni con i loro 18 episodi trattano con delicatezza e intelligenza un tema difficile come quello del lutto. Poco da dire perché “After Life” è un prodotto che va visto assolutamente, e riassumerlo in queste righe sarebbe riduttivo. Ma come ogni cosa che non è perfetta, perché nel nostro mondo nessuno è perfetto, la serie potrebbe non essere apprezzata da tutti proprio per lo stile della comicità di Ricky Gervais.

PS. Per apprezzare la serie, guardatela in lingua originale. Purtroppo il doppiaggio italiano non rende come al suo solito nel caso di “After Life“.

Pro

  • Il modo in cui il tema del lutto viene trattato;
  • L’intero cast e la scrittura dei vari personaggi, divertenti e umani allo stesso tempo;
  • La comicità di Gervais onnipresente…

Contro

  • … potrebbe non essere apprezzata da tutti.

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di Gabriele Di Nuovo

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