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Macbeth, la recensione: il potere è veleno

di Gabriele Di Nuovo

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“Macbeth” è l’adattamento della tragedia di William Shakespeare scritta e diretta da Joel Coen. Nel cast troviamo Denzel Washington, Frances McDormand, Alex Hassell, Bertie Carvel, Corey Hawkins, Harry Melling e Brendan Gleeson. La pellicola è disponibile su Apple TV+ dal 14 gennaio.

Primo lavoro senza suo fratello Ethan, Joel Coen decide di adattare per il grande schermo una delle tragedie più famose scritte da William Shakespeare. Grande schermo perché la pellicola è arrivata prima nelle sale USA, per poi avere una distribuzione globale grazie a Apple TV+. Infatti la più grande pecca di questo adattamento fedele dell’opera di Shakespeare, è l’aver visto “Macbeth” sui schermi di casa.

Una profezia autodistruttiva

Dopo aver eliminato il traditore barone di Cawdor, Macbeth (Denzel Washington) e Banquo (Bertie Carvel) trovano sulla loro strada le tre streghe (Kathryn Hunter). Queste rivelano ai due cavalieri il loro destino. Il primo avrebbe ottenuto il titolo appartenuto in precedenza al traditore e successivamente sarebbe diventato re di Scozia. Mentre il secondo non avrebbe avuto molta fortuna; i suoi figli però sono destinati alla corona.

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Questo porterà i due a fare delle scelte. Guidato anche da sua moglie (Frances McDormand), Macbeth decide di prendere la corona di Scozia con l’inganno, uccidendo re Duncan (Brendan Gleeson). Ed è proprio qui che inizierà la “corruzione” generata dal potere nei confronti del nuovo re. Come molti sanno, l’opera shakespeariana parla di come il potere influenzi e porti alla follia l’uomo. Infatti Joel Coen in “Macbeth” riesce a portare in modo magistrale su schermo la tragedia in modo fedele e intrigante dal punto di vista visivo.

Una recitazione teatrale

Uno dei tanti punti di forza di “Macbeth” è il suo grandissimo cast. Grazie ad una impostazione teatrale, data anche dal recitare le battute dell’opera (quindi non riadattando i dialoghi), il talento di tutti gli attori è ben evidente agli occhi dello spettatore. Ma a prevalere su tutti è Denzel Washington. L’attore, alla sua prima volta nei panni del protagonista della tragedia shakespeariana (Washington ha lavorato per tanti anni al teatro dove ha recitato in trasposizioni di alcune opere di William Shakespeare), regala una performance a dir poco sontuosa.

Ma nonostante per l’ennesima volta il talento del due volte premio Oscar venga messo in risalto, il resto del cast non resta a guardare. Frances McDormand nei panni di Lady Macbeth, riesce a mostrare alla perfezione la fame di potere della moglie del futuro re di Scozia. Se tutti gli interpreti funzionano alla perfezione all’interno della pellicola, il merito va a Joel Coen e alla sua decisione di come raccontare questa storia già portata su schermo in passato da registi del calibro di Orson Welles, Akira Kurosawa e Roman Polanski.

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Una struttura simile è stata adottata in passato da Polanski, portando su schermo una versione fedele della tragedia a partire dai dialoghi. Stessa opzione adottata dallo stesso Coen per il suo “Macbeth”. La forza del lavoro del regista e sceneggiatore non risiede solo nel come ha deciso di raccontare la storia, ma anche da come ha deciso di mostrarla allo spettatore.

Un comparto tecnico strepitoso

Quello che rende completamente diverso “Macbeth” rispetto alle versioni precedenti, è il suo aspetto visivo. Utilizzando come formato il 4:3 e il bianco e nero, la pellicola sin dal primo teaser trailer si è presentata in modo molto intrigante agli occhi dello spettatore. A confermare le sensazioni positive a riguardo, ci ha pensato senza alcun problema il risultato finale.

La scelta dell’utilizzare il 4:3 e il Black & White si è rivelata vincente e funzionale al racconto. Infatti l’utilizzo del bianco e nero, ben coordinato dal direttore della fotografia Bruno Delbonnel, va di pari passo con quello che provano i personaggi della tragedia. Il passaggio da ambienti più chiari a quelli più scuri, potrebbero essere paragonati tranquillamente all’involuzione di Macbeth.

A consolidare queste sensazioni, ci pensa la scenografia. Il lavoro svolto da Stefan Dechant va di pari passo con il racconto. Un’ambientazione minimale, senza soffermarsi troppo sui dettagli, permette di concentrare l’attenzione sui suoi protagonisti. Il design degli edifici ricorda quello dei quadri di Giorgio de Chirico e della sua corrente artistica della pittura metafisica. Infatti quello che vediamo nelle opere di de Chirico sono palazzi con delle linee precise e simmetriche. Ma ad essere ben evidente è il nulla intorno questi edifici.

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Il vuoto nelle zone degli edifici dei quadri di de Chirico, all’interno della pellicola può essere paragonato al vuoto interiore dei suoi protagonisti. Ma vuoti non perché lo erano sin dall’inizio. Il vuoto interiore è dovuto al fascino del potere che corrompe e distrugge la sanità mentale dell’uomo. Ed è proprio questo aspetto che “Macbeth” fa emergere per tutti i suoi 105 minuti di durata.

Il potere svuota l’uomo

“Macbeth” sin dal principio ha avuto come obiettivo di raccontare la caduta nella follia di un uomo. Per mostrare questo, William Shakespeare ha deciso di raccontare personaggi con una moralità discutibile. Per Joel Coen raccontare protagonisti con una morale discutibile non è una novità. Già in altri lavori con suo fratello Ethan, come ad esempio “Non è un paese per vecchi”, il regista e sceneggiatore ha affrontato tematiche simili.

Ma nell’adattare la tragedia di Shakespeare, Joel Coen riesce a mettere in evidenza i temi portanti del “Macbeth”. Infatti vediamo come il potere e la voglia di ottenerlo, distrugge la moralità di un uomo. Ma questa moralità viene demolita da un eccessivo credere alle profezie. La profezia delle tre streghe infatti porta nel cuore di Macbeth il dubbio. Ma se Banquo continua a riflettere sulla sua sorte raccontata dalle streghe, il suo compagno di battaglia insieme a sua moglie, mettono in moto il loro piano.

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Ma non vediamo solo la fine della moralità e della fedeltà di Macbeth. All’interno del racconto vediamo mettersi in moto altre dinamiche, viscide e crude come il modo di governare del “nemico” Macbeth. Se il nuovo re di Scozia è folle e spietato, i suoi nemici si rivelano codardi e pronti allo scontro solo grazie a sotterfugi fatti da terzi. Shakespeare, come portato fedelmente su schermo da Joel Coen, mette proprio questo in evidenza: la cattiveria e la follia dell’uomo.

Considerazioni finali

“Macbeth” di Joel Coen è una delle migliori pellicole arrivate in questo inizio del 2022. Visivamente ispirato e interpretato in modo magistrale da un cast fenomenale, la tragedia di Shakespeare si mostra potente ancora oggi. L’utilizzare i dialoghi dello spettacolo teatrale, rende il tutto più interessante e fedele all’opera originale. Anche l’utilizzo del formato 4:3 e del bianco e nero, si rivelano utili per raccontare al meglio i suoi protagonisti. La scenografia e la fotografia anch’esse si rivelano importanti nel narrare la discesa nella follia di Macbeth. Unica pecca della pellicola è la sua disponibilità solo in streaming. Sfortunatamente il film prodotto da A24, è arrivato solo nelle sale estere per una distribuzione limitata.

Pro

  • Il cast di altissimo livello, su tutti Denzel Washington e Frances McDormand;
  • La regia e l’utilizzo del formato 4:3 e del bianco e nero da parte di Joel Coen;
  • La scenografia e la fotografia;
  • La potenza narrativa ancora attuale della tragedia scritta da William Shakespeare.

Contro

  • La sua distribuzione solo in streaming.

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di Gabriele Di Nuovo

 

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