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Anziana chiama il 113: “Sono immortale, voglio spezzare l’incantesimo”

di Redazione NCI

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Una vicenda che ha dell’inverosimile è accaduta ad Ancona, quando un’anziana ha chiesto aiuto al 113 poiché “stanca” e “bisognosa di spezzare l’incantesimo” che, a suo dire, da secoli le rovina la vita.

Il racconto dell’anziana e l’epilogo della vicenda

L’anziana ha sollecitato i poliziotti ad assisterla poiché aveva un grave problema. L’85enne si è presentata come l’ultima “immortale”, stanca di questa sua caratteristica, tanto da volere un consiglio dalle forze dell’ordine su come poter tornare una comune mortale. L’anziana ha consegnato al poliziotto un mestolo di legno spezzato, affermando che quest’ultima fosse la sua arma, ormai inutilizzabile, per sconfiggere l’immortalità. Pur non ricordando quanti anni avesse, ha raccontato di vivere ormai da migliaia di anni e di aver paura di doverne affrontare altrettanti se non avesse posto rimedio alla questione.

Inoltre, l’anziana donna ha spiegato di aver conosciuto personaggi illustri di tutte le epoche e che questi ultimi fossero addirittura “suoi amici”: Federico Barbarossa, Alessandro Magno, Giuseppe Garibaldi, ma anche Dante Alighieri e diverse regine e papi. La donna, evidentemente molto sola, è stata rassicurata dai carabinieri per poi essere assistita da personale medico specializzato. 

Anziana

La solitudine degli anziani

Troppi anziani vivono in completa solitudine e questa condizione genera sofferenza e depressione. L’aspettativa di vita è sempre più lunga, ma spesso molti anziani soffrono la solitudine e l’abbandono. Questo porta inevitabilmente al grande rischio delle malattie della mente, prima ancora di quelle del corpo. Affrontare la solitudine in età anziana può comportare l’assenza di stimoli, desideri ed aspettative, per lasciarsi cadere inesorabili verso una condizione depressiva.

Secondo il rapporto Istat 2018, circa il 40% degli ultrasettantacinquenni non ha nessuno a cui rivolgersi in caso di bisogno. Il caso di questa donna ne è l’esempio lampante, poiché per quanto il racconto possa generare l’ilarità, è evidente la solitudine e la tacita richiesta d’aiuto che si nasconde dietro l’inverosimile storia.

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di DENISE MICHELA PENGUE

 

 

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