di Luca Palmieri
In quasi tutta Italia, l’8 dicembre, le strade cominciano a vestirsi di luci e delle scintillati decorazioni natalizie. L’Immacolata è un giorno di festa per tutti, a partire dagli studenti, per arrivare a molti lavoratori che si godono una mattinata di tranquillità, passando per molti negozianti, felici di vedere flussi di gente per le strade principali e pronte a comprare i primi regali. Ma quali sono le origini di questa festa? E come celebriamo questa festività noi italiani nelle diverse Regioni del Paese? Andiamo a scoprirlo insieme!
Immacolata: le origini della ricorrenza, a partire dalla religione
Per capire come è nata questa festività, dobbiamo fare più di qualche passo indietro nel tempo. È l’8 dicembre del 1854, quando Papa Pio IX emana la bolla “Ineffabilis Deus” che afferma la purezza della Vergine Maria fin dal suo concepimento; si trattava quindi, dell’unica donna sulla Terra ad esser stata preservata dal peccato originale. L’Immacolata Concezione viene proclamata come dogma della religione cattolica, ovvero come verità universale.
L’Immacolata è quindi innanzitutto una ricorrenza religiosa e la scelta della data da parte del Pontefice non è stata casuale; precede di nove mesi esatti il giorno di nascita di Maria, ovvero l’8 settembre.
La tradizione in Puglia: tra pettole, pesce e anticipazioni
In Puglia ci si prepara all’Immacolata nelle forme più variegate. A Bari la tipica cena del 7 dicembre prevede crudo di mare (canestrelli, cannolicchi, ostriche, noci bianche), primo a base di anguilla e spaghettata di tonno. L’attesa dell’8 può essere conciliata con i tipici panzerotti baresi, ripieni con pomodoro e mozzarella o di carne, ricotta forte o rape stufate.
A Lecce il pranzo della vigilia è caratterizzato da pucce e pettole; la sera si mangiano invece vermicelli col baccalà, rape “nfucate”, finocchi, arance e mandarini. Tipica è anche la processione dell’Immacolata l’8 sera, con l’immancabile fiaccolata per le vie della città.
A Foggia, l’Immacolata è infuocata. Non solo per la passione nella sua celebrazione, ma anche e soprattutto per la presenza dei cosiddetti “fanoije”, ovvero falò, accesi la notte dell’8, per sicurezza, nella zone periferiche della città. Ogni fine anno, tale rito popolare è emblema di purificazione dello spirito dal “peccato originale”, in allusione metaforica alla Madonna che lava e asciuga i panni del Bambin Gesù, riscaldando la Santa Casa. Il pranzo prevede le solite pettole e companatico, ma non è prevista l’acqua; se avete sete, avrete a disposizione solo del vino!
E se in altre città questo è l’inizio del periodo natalizio, a Taranto si gioca d’anticipo. Il 22 novembre, giorno di Santa Cecilia, la città è la prima fra tutte ad adornarsi e prepararsi per il Natale. Si fa colazione con le dorate e adorate palline di pasta fritta, inzuppate nello zucchero per addolcirne il sapore; la mattina dell’8 invece, dolci a volontà da comprare nei bar di ogni zona. La sera è poi prevista la solenne processione dell’Immacolata portata per le vie della città (quest’anno anche del Borgo Centro); l’Immacolata è infatti Santa Patrona della città assieme a San Cataldo.
L’importanza dell’Immacolata in Campania
La Festa dell’Immacolata Concezione è particolarmente sentita nel Sud Italia, principalmente perché l’Immacolata era la Santa protettrice del Regno delle due Sicilie.
La Campania è profondamente legata ai festeggiamenti in onore della Vergine Maria perché si narra che alla fine dell’Ottocento, a Napoli, si scatenò una forte tempesta in mare; un solo uomo, sul suo peschereccio, si salvò galleggiando in mare, aggrappato ad un tronco di legno e pregando la Madonna. Giunto in salvo, l’uomo si sentì miracolato e raccontò a tutti di essere stato salvato dall’Immacolata.
A Napoli, ogni 8 dicembre i Vigili del Fuoco, le autorità civili e religiose omaggiano la Madonna, portando mazzi di fiori presso l’Obelisco dell’Immacolata in Piazza del Gesù.
Napoli si riempie di colori, luci e ad essere particolarmente suggestivo è il Rione Sanità, ancora più vivo nel periodo natalizio.
Parlando di tradizioni culinarie, al termine del pranzo dell’Immacolata non può mancare il “Roccocò”; quest’ultimo è un tipico dolce napoletano cotto al forno e ripieno con mandorle e spezie, con un sapore unico.
In Basilicata, tra digiuno e taralli
Per chi in questo giorno si trova in Basilicata, a Matera, non può non assaggiare il famoso Tarallo dell’Immacolata, anche chiamato pan di tarallo o in dialetto “Ficcilatidd”.
Ancora oggi, il 7 dicembre, in molte famiglie materane si osserva il “digiuno della Vigilia” e ci si prepara alla festa del giorno successivo.
Per il pranzo dell’8 dicembre i bambini fino agli otto anni e gli anziani sono esclusi da questo digiuno e placano l’appetito con questi taralli a forma di ciambella biscottata con semi di finocchio, e gli adulti lo mangiano inzuppandolo nel vino rosso.
Immacolata nelle due isole
Sardegna
In Sardegna, l’Immacolata viene chiamata “Sa die ‘e sa Purissima”, in origine era la giornata nella quale per antica tradizione e usanza agropastorale sarda era vietata qualsiasi attività lavorativa, altrimenti la punizione per i pastori sarebbe stata la caduta delle corna per le bestie dedite al lavoro.
Nella località di Sassari, l’8 dicembre si svolge il famoso “Rito dell’Infiorata” all’Immacolata Concezione, con la quale viene adagiata una corona floreale sul capo della statua della Vergine Maria e il Bambino Gesù, situata in piazza Mazzotti. Dato il suo rilievo a livello mondiale, questo rito dal 2013 è stato riconosciuto come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e oggi, l’infiorata è un evento al quale prendono parte turisti non solo locali ma provenienti da tutto il mondo.
Parlando del mangiare sardo, i “Mustazzoleddus de mendula“, sono tipici dolci dell’oristanese che accompagnano alcune festività ma anche l’arrivo delle vacanze natalizie: si tratta di piccoli mostaccioli di mandorla, preparati con la farina di mandorla e decorati con una glassa.
Sicilia
In occasione della festa di Maria Immacolata, neanche in Sicilia mancano processioni religiose.
Ad esempio ad Altofonte, Comune in provincia di Palermo, la notte dell’8 dicembre si svolge la cosiddetta “chiamata da Immaculatedda”. Quest’ultima consiste nel percorrere le vie del paese richiamando i membri della confraternita dell’Immacolata tra canti e assaggi di piatti tipici.
Nella località di Termini Imerese l’Immacolata è la patrona della città, per cui questa festività è particolarmente sentita dai suoi abitanti. Durante la giornata si svolgono tre processioni lungo i borghi della cittadina, con tre simulacri provenienti dalle chiese devote alla patrona.
Nella località di Siracusa, riscontriamo nuovamente un culto molto antico dell’Immacolata Concezione. Ogni anno viene svolta la celebrazione in onore della Madonna (dal 29 novembre all’8 dicembre), che consiste nel giro per le vie della città della banda musicale; questo dura dalle tre fino alle cinque del mattino.
La tradizione culinaria vuole che, alla veglia della processione si degusti la “Favazza”, una sorta di focaccia fatta dalle massaie e cotta nei forni del borgo, farcita con pomodoro, cipolla, olio, origano, acciughe salate e caciocavallo.
L’Immacolata nella Città eterna
A Roma l’8 dicembre è una ricorrenza importante, soprattutto spirituale. Tradizionalmente in questo giorno il momento più atteso era la venerazione della statua della Vergine in Piazza Mignanelli, accanto a Piazza di Spagna, alla presenza del Papa e delle autorità e la marea di fedeli.
Le bellezze scultoree sono ravvivate dalle luci e dagli addobbi. In città si trovano piazze illuminate per il Natale, che solo nella Capitale, magica ancora di più nel periodo natalizio. L’accensione dell’albero (vero) in Piazza Venezia è diventata tradizione: i più nostalgici tra i romani ricorderanno il mitico Spelacchio, così denominato dai cittadini capitolini per il suo poco fogliame.
Anche il Colosseo è consigliabile in questo momento, affiancato anche lui ogni anno da un albero di Natale…
Milàn durante l’Immacolata
Milano ha la “fortuna” di avere il giorno dedicato al suo Santo patrono esattamente prima dell’Immacolata. Sant’Ambrogio accoglie quindi il periodo natalizio, regalando ai milanesi un ponte di due giorni per potersi dedicare allo shopping compulsivo da presenti natalizi. Non solo nei negozi dei grandi brand, ma anche girando per il mercatino degli Obej Obej.
La fiera è una delle più antiche tradizioni milanesi, di cui si ha una prima notizia intorno al 1288, quando una festa in onore di Ambrogio si svolgeva nella zona dell’antica Santa Maria Maggiore. Le bancarelle di “bric-a-brac”, antiquariato minore e modernariato, abiti, giochi, decorazioni di Natale e prodotti tipici, oggi occupano l’area antistante il Castello Sforzesco, richiamando persone da ogni parte del mondo!
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