di Alessandro Lucchini

Durante questi due anni e più di pandemia, molti di noi si sono positivizzati e hanno vissuto sulla propria pelle tutto l’iter tra tamponi e tempi di attesa. Se all’inizio, i tempi di guarigione superavano sempre le due settimane, con il progredire della pandemia si sono notevolmente ridotti. Venti giorni di isolamento possono sembrare tanti, ma forse non siete a conoscenza di casi simili a quello che stiamo per riportare, ossia quello di un uomo positivo da 471 giorni.

Positivo da 471 giorni, la storia e le motivazioni

Il paziente in questione è uno statunitense di 60 anni, affetto da un tumore linfatico e ricoverato in ospedale. L’uomo è positivo da 471 giorni, la seconda positività più lunga mai registrata. Il triste primato apparteneva ad un uomo immunodepresso, nel Regno Unito, rimasto positivo per 505 giorni prima di passare a miglior vita.

Come riportato dal Corriere della Sera, il paziente, in cura dal 2019 per la sua patologia oncologica, avrebbe contratto il Covid ad inizio pandemia. Dopo la presenza di sintomi lievi nei primi momenti, il soggetto è rimasto asintomatico per il resto del tempo. Il ceppo colpevole dell’infezione è stato il primo sequenziato, oggi praticamente estinto.

I ricercatori, che stanno studiando il caso, hanno riscontrato lo sviluppo di tre genotipi diversi del virus. Il dato interessante riguarda le tempistiche con cui sono avvenute queste variazioni, molto più rapide rispetto a quello naturali. Secondo questo studio, quindi, le infezioni croniche da Covid sarebbero in grado di creare delle varianti geneticamente differenti, che potrebbero essere responsabili di futuri focolai. I casi di infezione cronica riscontrati fino ad ora, sono tutti associati a situazioni di immunodepressione, che rendono l’organismo incapace di liberarsi dal virus contratto.

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