di Enrico Tiberio Romano
Un rapporto trapelato negli ultimi tempi rivela come l’università di Harvard, a Cambridge in Massachusetts, deterrebbe ancora i resti di oltre 7000 nativi americani. Ovviamente è scoppiata subito un’aspra polemica.
Lo scandalo interno all’ambiente accademico
L’Università di Harvard custodirebbe i resti umani di migliaia di nativi americani, nonostante una legge federale del 1990 ne richieda la restituzione. La notizia è stata diffusa dallo stesso giornale studentesco, The Harvard Crimson. La bozza di rapporto che ha permesso al mondo di conoscere la notizia, appartiene al Comitato direttivo dell’Università sui resti umani nelle collezioni del museo e gli studenti di ”The Crimson” l’hanno resa pubblica. Il testo esortava la scuola ad accelerare il ritorno dei resti indigeni e a trovare discendenti o gruppi di affinità appropriati a cui restituire anche i resti africani presenti.
Il Peabody Museum of Archaeology & Ethnography di Harvard è la struttura che ospita tutti questi resti umani, una volta in numero più ingente. L’inizio della restituzione dei corpi risale all’approvazione della legge ”NAGPRA” sul rimpatrio, entrata in vigore nel 1990. A partire da allora, l’università ha rimpatriato però i resti di 3.000 delle 10.000 persone che un tempo deteneva. La direttrice del museo si è scusata per il ritmo lento, ma non è detto che le pratiche subiscano una decisa accelerata in tempi brevi. Pare quindi che tutto sia nato semplicemente dalla lentezza nell’espletare le pratiche burocratiche. Certo però è che restituire solo un terzo dei resti in 32 anni è un ritmo fin troppo lento.
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