di Federico Minelli
Leonardo Spinazzola non è ancora pronto. Nonostante la volontà del terzino italiano di tornare in campo il prima possibile, i tempi di recupero del suo infortunio si sono allungati.
Spinazzola e quell’infortunio maledetto
Il calvario comincia quasi sette mesi fa, probabilmente nell’apice della sua carriera. Sono i quarti di finale dell’Europeo e Spinazzola sta facendo quello che ha fatto nell’ultimo mese: correre e lottare sul campo. Al 79°, però, dopo uno scatto si accascia al suolo e si porta la mano in faccia: si teme subito il peggio.
E il peggio si concretizza: il 28enne riporta la lesione del tendine d’Achille della gamba sinistra, con prognosi lunghissima. L’infortunio è tra i più gravi che un calciatore possa subire nella sua carriera, ed è l’ennesimo per il terzino della Roma, tormentato dai problemi fisici.
Lui però reagisce subito col sorriso, restando vicino alla squadra e promettendo un ritorno lampo. Purtroppo però, il recupero non sta andando come previsto.
Tra Roma e Nazionale: a quando il rientro?
Proprio ieri, in conferenza stampa, ne ha parlato il tecnico della Nazionale, Roberto Mancini: “Avremmo voluto e vorremmo Spinazzola, ma anche per lui i tempi si sono allungati e sarà difficile“. Dopo Chiesa, il CT dovrà quindi fare a meno anche del terzino giallorosso per lo spareggio Mondiale di marzo.
Nonostante l’impegno del ragazzo e le prime previsioni, attualmente si prevede un graduale rientro in gruppo per fine febbraio. La Roma, tuttavia, segue la linea Mourinho: “Dal primo momento ho pensato che in questa stagione non avrei avuto Spinazzola” -riporta “Il Corriere dello Sport” – “Il recupero da un infortunio così difficile è molto complicato e non è mai una linea retta. Deve stare tranquillo“.
Ovviamente, lo staff medico prende tutto con la massima cautela: l’entusiasmo del ragazzo è contagioso, ma è necessario per un professionista saper gestire il proprio fisico. Soprattutto, se l’infortunio è così grave, perché aumenta il rischio di ricadute. E Zaniolo insegna. Con calma Leonardo, noi ti aspettiamo.
di Federico Minelli
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