di Redazione Network NCI
Dopo il successo globale delle prime due stagioni di Squid Game, Netflix e lo scrittore della serie Hwang Dong-Hyuk sono pronti a chiudere i giochi con la terza e ultima, in arrivo il 27 Giugno 2025; ma Dong-Hyuk ha già avvisato: “Non ci sarà un finale felice!”
Amore e odio per Squid Game
Hwang ha sottolineato l’importanza di non forzare un finale positivo: “Un lieto fine sarebbe una forzatura che tradirebbe il senso profondo della serie. Squid Game è uno specchio della realtà, e la realtà non sempre è giusta o felice.”
Nonostante la confermata chiusura della storyline principale con la terza stagione, l’autore però non esclude futuri progetti collegati al mondo di Squid Game. In un’intervista a Entertainment Weekly, Hwang ha rivelato di avere in mente uno spin-off ambientato nei tre anni tra la prima e la seconda stagione, focalizzato su Gi-hun e la sua caccia ai reclutatori: “Potremmo esplorare le dinamiche dei soldati, degli uomini mascherati e dei reclutatori fuori dall’arena. La loro vita quotidiana, le relazioni interne e tutto ciò che il pubblico non ha mai visto”, ha spiegato.
L’attore Lee Byung-hun, intervistato da Jimmy Fallon, ha anche lasciato intendere la possibilità di uno spin-off dedicato al suo personaggio, il Front Man.
La volontà di espandere l’universo di Squid Game quindi c’è, e l’idea potrebbe essere caldeggiata da Netflix, dato l’enorme successo dello show, che ha frantumato record di visione in tutto il mondo. Ma dietro questo successo si nasconde anche un enorme sacrificio personale: Hwang ha confessato di aver perso dieci denti a causa dello stress accumulato durante la produzione, due dei quali solo mentre veniva girata la terza stagione:”È stato come girare una singola, lunghissima stagione. Non ci siamo mai fermati. È stato fisicamente devastante, ma sentivo la responsabilità di portare la storia a termine nel modo giusto”.
Con la stagione 3, Squid Game si appresta a chiudere una delle saghe più influenti degli ultimi anni, ma il suo lascito, e forse anche il suo universo narrativo, è tutt’altro che concluso.
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Articolo di Mattia Rea
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