di Cristian Castellini
Nelle ultime ore è avvenuto l’incontro fra giocatori, allenatore e vertici della Lazio. Le quattro disfatte consecutive contro Fiorentina, Milan, Bayern e Udinese hanno portato a serie riflessioni interne in quel di Formello. Maurizio Sarri, sfiduciato dalla mancanza di risposte da parte della squadra, ha deciso di rassegnare le dimissioni. Il ciclo del tecnico nativo di Napoli, ma toscano fino al midollo, è finito nella peggiore delle maniere. Questo però non cancella il grande lavoro fatto, soprattutto la scorsa stagione.
Lazio-Sarri: il brusco stop dopo una grande cavalcata
Era piuttosto difficile raccogliere l’eredità di Simone Inzaghi. Il ciclo del tecnico piacentino è stato uno dei più vincenti dell’intera storia del club, con due Supercoppe italiane e una Coppa Italia messe in bacheca. E a queste vanno aggiunti gli ottimi campionati disputati, su tutti quello della stagione 2019-20, durante il quale i biancocelesti hanno sognato lo Scudetto fino alla sosta forzata per il covid.
Stagione 2021-22
Maurizio Sarri, non appena arrivato, ha deciso di ripartire da 0. La scelta più evidente è stata quella del cambio di modulo, con l’abbandono del 3-5-2 in favore del 4-3-3 tipicamente “sarrista“. Il passaggio fra due stili di gioco totalmente diversi non ha richiesto un periodo di ambientamento particolarmente lungo, visto che la stagione 2021-22 è stata chiusa al quinto posto. Il percorso europeo invece non è stato entusiasmante, chiuso con l’eliminazione ai sedicesimi di finale di Europa League per mano del Porto. In ogni caso, la prima stagione di Sarri è stata positiva, con una Lazio rimasta sui livelli a cui aveva abituato.
Stagione 2022-23
Il secondo anno, seppur di nuovo deludente sul piano europeo, è stato testimone di un grande percorso in patria. La retrocessione dall’Europa League alla Conference, e l’eliminazione da quest’ultima rimediata contro l’AZ Alkmaar hanno lasciato l’amaro in bocca. Il secondo posto in Serie A comunque è riuscito a rimettere le cose a posto; la Lazio non raggiungeva una posizione così alta in campionato dai tempi gloriosi di Sven-Göran Eriksson. In Coppa Italia i biancocelesti non sono andati oltre ai quarti di finale, dove la Juventus ha dettato legge, ma senza dubbio la qualificazione in Champions League ha cancellato ogni sbavatura della stagione 2022-23.
Stagione 2023-24
E infine l’annata in corso, che si è interrotta bruscamente per Sarri. In questo caso il percorso europeo, seppur breve, è stato ottimo, soprattutto considerando il complesso passaggio nel girone contro Atletico Madrid, Celtic e Feyenoord, oltre alla vittoria nell’andata degli ottavi di finale contro il Bayern Monaco. In campionato, però, la situazione è attualmente molto difficile. La Lazio si trova al nono posto, reduce da 12 vittorie, 12 sconfitte e 4 pareggi. Troppo poco, anche per lottare per una posizione europea. Il sogno di sconfiggere la Juventus nelle semifinali di Coppa Italia è ancora vivo, ma le difficoltà riscontrate in campionato hanno portato Maurizio Sarri a dimettersi.
Cosa non ha funzionato
Questa stagione l’alchimia all’interno del mondo laziale non ha funzionato. E un calo simile non può essere dovuto solamente all’assenza di Sergej Milinković-Savić, importante ma non decisiva. Pochi ricordano il fatto che questa stagione manchi alla Lazio una figura di riferimento come Igli Tare, sia per lo spogliatoio che per le decisioni societarie. E la cronica assenza di terzini di livello ha sicuramente inficiato sul rendimento difensivo della squadra, che ha perso la “magia” della coppia Casale-Romagnoli.
Insomma, alla Lazio manca personalità, sia nella dirigenza che nella squadra, oltre al fatto che non sono state prese le giuste decisioni in sede di calciomercato. Il lavoro del tecnico arriva fino a un certo punto, e se quest’ultimo non riesce a motivare un gruppo frammentato ha il diritto e il dovere di farsi da parte. Vedremo se le dimissioni di Maurizio Sarri serviranno per far tornare la Lazio in alto.
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