Cinema & Serie TV

“X – A Sexy Horror Story”: la recensione del film di Ti West

Distribuito in Italia dalla Midnight Factory, “X – A Sexy Horror Story” è il nuovo progetto di Ti West. Approdato nelle sale nostrane il 14 luglio, il lungometraggio vanta la presenza di Mia Goth, Jenna Ortega, Brittany Snow, Kid Cudi, Martin Henderson e Stephen Ure.

Il tempo è tiranno

Ambientato nel 1979, “X – A Sexy Horror Story” è, prima di tutto, un film sul tempo e sulle sue implicazioni. Da un lato, il cineasta si sofferma sul tramonto di un’epoca: costituita da sperimentazioni in ambito tecnico, innovazioni contenutistiche e prodotti indipendenti apprezzati da giovani contestatari. Dall’altro, il regista rivolge un fugace sguardo al decennio successivo, caratterizzato viceversa da alti budget, maggior controllo da parte degli Studios e da attori muscolari (Sylvester Stallone, Bruce Willis, Arnold Schwarzenegger…). Del resto, il 1979 rappresenta l’anello di congiunzione fra i due periodi storici e, proprio per tale ragione, l’opera se ne serve al fine d’illustrare un confronto generazionale piuttosto intenso. 

Nello specifico, il lungometraggio si focalizza su un gruppo di ragazzi impegnati nella realizzazione di un porno. Le riprese vengono effettuate in Texas, nei pressi della fattoria di Pearl e Howard, una coppia di anziani sfiancata da problemi di salute. Procedendo per posizioni antitetiche, Ti West accosta i rispettivi nuclei al sesso e all’amore. Paradossalmente, i primi si prestano alla carnalità soltanto davanti alla macchina da presa e rifiutano il sentimento in favore della realizzazione professionale. I secondi invece, desiderosi di intimità, risultano vincolati a dei corpi trasandati, privati del fascino di una volta. L’innesco narrativo perciò, non potrebbe che riguardare il primo “contatto” fra Pearl e Maxine, entrambe interpretate da Mia Goth.

X – A Sexy Horror Story (Screen YouTube via @A24)

Girl Power

Il rapporto fra l’ex ballerina e la sex symbol, delinea efficacemente il fulcro attorno a cui ruotano i sottotesti della pellicola. Difatti, “X – A Sexy  Horror Story” assume le sembianze di un microcosmo all’interno del quale si scontrano conservatorismo ed emancipazione o, più precisamente, puritanesimo e liberazione sessuale. In relazione ai temi citati, sorprende che siano le donne a ricoprire un ruolo predominante. Quest’ultime infatti, respingono fortemente l’approccio mono-dimensionale tipico del genere, in virtù di una tridimensionalità dal sapore contemporaneo (la presa di posizione della microfonista è emblematica in tal senso). Non è un caso che siano loro a scardinare i tabù in un contesto come quello del profondo sud di fine anni ‘70: reazionario e volto alla salvaguardia delle istituzioni familiari.

X – A Sexy Horror Story (Screen YouTube via @A24)

Anche l’occhio vuole la sua parte

Lo slasher dell’autore statunitense pone l’accento sullo sguardo dei suoi protagonisti e, più in generale, sul punto di vista per eccellenza: la macchina da presa. Nella fattispecie, l’atto di osservare non solo sfocia nel voyeurismo, ma acuisce sensibilmente gli innesti meta-cinematografici dell’opera. In effetti, quest’ultima riflette con cognizione di causa sull’imprescindibilità dei capisaldi del genere (vedi “Non aprite quella porta”…), esulando però, dall’omaggio fine a sé stesso.

Sul fronte stilistico, Ti West propone un full screen odierno, intervallato dal tipico 1.37:1 qualora fosse la produzione a luci rosse a richiederlo. Registicamente, ci si affida a silenziose soggettive, per poi procedere al progressivo distacco ottenuto attraverso il push-out e il campo lungo. In controtendenza rispetto all’offerta attuale, “X – A Sexy Horror Story” predilige un rilascio a fuoco lento in termini narrativi, cosicché le caratterizzazioni dei personaggi possano godere di un ulteriore sviluppo prima della carneficina (nonostante ci si stia riferendo pur sempre a un film d’intrattenimento). Mediante lo split-screen e l’alternarsi di scene simultanee, il montaggio rigetta la standardizzazione del racconto, stuzzicando di conseguenza il fruitore. Interessanti, a tal proposito, le transizioni sfumate raggiunte grazie all’intermittenza dei singoli frame. A livello tecnico, Eliot Rockett (DoP) propone una fotografia saggiamente sovraesposta, coadiuvata da colori e gelatine capaci di rendere solido il dialogo fra ricostruzione storica e intento artistico.

X – A Sexy Horror Story (Screen YouTube via @A24)

“X – A Sexy Horror Story”: tra viscere e liquidi corporei

Sebbene gli argomenti trattati in precedenza irrobustiscano il telaio di “X – A Sexy Horror Story” (titolo che sottintende il rating col quale vengono classificati i film vietati ai minori), quest’ultimo “gode” (è il caso di dirlo) nello sposare la propria natura da prodotto di serie B. 

Impossibile fare a meno di una buona dose di violenza, di grida, di capi divorati e volti tumefatti, così come di eiaculazioni, gemiti e orgasmi. In particolare, a dettare il ritmo del secondo tempo è il plasma, affiancato in egual misura al creepy e al trucco prostetico (benché quello di Pearl e Howard risulti a tratti posticcio). Costellata da mugolii e suoni indistinti, la colonna sonora di Tyler Bates e Chelsea Wolfe sintetizza adeguatamente repulsione e attrazione, in un vortice di macabre sonorità.

In conclusione, forte dei due filoni più sovversivi della settima arte, l’ultima fatica targata A24 indaga sul pericoloso immobilismo di una nazione, accostando la critica al sano/insano divertimento. Ebbene si, è ancora possibile girare dei film “dirty” come si deve!

Pro

  • Costruzione progressiva della narrazione
  • Sottotesti politici e sociali affrontati con intelligenza
  • Ribaltamento del ruolo della donna
  • Solidi innesti meta-cinematografici

Contro

  • Trucco prostetico sovrabbondante

E voi che ne pensate? Avete già visto “X – A Sexy Horror Story”? Siete incuriositi dalla vicenda? Fatecelo sapere sui nostri canali social. Intanto v’invitiamo a rimanere sulle pagine di Nasce, Cresce, Streamma per ulteriori recensioni provenienti dal mondo del cinema e delle serie TV.

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Gianluca Panarelli

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