È da giorni che nel Bel Paese, si è tornato a parlare di vaiolo. Da decenni, infatti, la malattia è praticamente scomparsa, tanto da abrogare la vaccinazione per il vaiolo nell’81. Nonostante questo, le tristi notizie che arrivano da Cuba sembrano avere dell’incredibile: Germano Mancini, comandante dei Carabinieri che si trovava nell’isola caraibica, secondo le autorità sanitarie cubane, sarebbe morto a causa del monkeypox, il vaiolo delle scimmie. All’ambasciata italiana non sono ancora arrivate conferme a riprova di questa tesi, ma nonostante questo, diversi medici ed esperti invitano comunque all’attenzione.
Ovviamente, la domanda sporge spontanea: il vaccino fatto 40-50 anni fa ha ancora effetto? A questa domanda, ci sono diverse risposte. Ecco le parole riportate da ANSA di Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, afferma ci sia stata “una eccessiva sottovalutazione di questa malattia in Italia”. Continua poi: “Vero, il vaccino contro il vaiolo fatto 40-50 anni ancora protegge, però molto dipende dal sistema immunitario della singola persona”.
Contemporaneamente, dall’Istituto Spallanzani di Roma, continuano le ricerche sulla memoria immunologica delle persone a suo tempo vaccinate contro il vaiolo. Dagli studi iniziali, si evince che circa il 90% delle persone già vaccinate ormai quattro decadi fa, sono più che protetti. Infatti, anche nel caso in cui siano presenti grandi quantità di vaiolo nel corpo, gli anticorpi sarebbero preparati alla difesa. A confermarlo sarebbe anche il professor Sergio Abrignani, professore ordinario di Patologia Generale presso l’Università degli Studi di Milano.
La riduzione della memoria immunologica è una verità certificata, che però non desterebbe preoccupazioni in quanto non abbastanza per abbassare le difese. Almeno, non in questo caso
A non essere sulla stessa linea di pensiero, per quanto riguarda l’effettiva pericolosità del monkeypox, sono numerosi. Ad esempio, il sopracitato Bassetti sostiene che “si tratta di una infezione tutt’altro che blanda (…) può succedere che ci siano casi gravi anche mortali.”, mentre Abrignani è di tutt’altro avviso, non trovandola una malattia così tanto pericolosa: “Si contano sulla dita delle mani i casi di letalità per vaiolo delle scimmie”. “Sulle cause del decesso dell’italiano a Cuba, o è stata sbagliata la diagnosi oppure era un soggetto molto immunocompromesso ed è quindi morto “con” e non “per” vaiolo delle scimmie”, ha poi continuato.
Nonostante tutto, il Ministero della Salute ha comunque invitato alla cautela nella sua circolare, invitando le persone a rischio elencate ad un riguardo speciale, rispetto agli altri.
Insomma, nel mentre aspettiamo ulteriori conferme, tenete gli occhi e le orecchie ben aperte. Non vorremmo mai si ripetesse qualcosa di simile a quello che è successo con il COVID.
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