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USA: iniziata la rappresaglia in Medio Oriente, colpiti Iraq e Siria

di Denieli Freitas Nogueira

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In risposta all’attacco di un drone contro una base militare statunitense in Giordania, che ha causato la morte di tre soldati americani, gli Stati Uniti hanno dato il via ad una rappresaglia in Iraq e Siria. Gli attacchi aerei hanno segnato l’inizio di una serie di operazioni su larga scala contro le milizie sostenute dall’Iran, responsabili dell’attacco alla base statunitense. Secondo l’ANSA, gli USA hanno sganciato 125 tra bombe e missili di precisione nel giro di 30 minuti.

USA: attacchi su larga scala

Joe Biden ha confermato le azioni militari, sottolineando che gli Stati Uniti non cercano il conflitto, ma risponderanno a qualsiasi attacco contro gli americani. I recenti attacchi statunitensi hanno preso di mira circa 85 località associate al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) in Iraq e Siria, tra cui centri di comando e intelligence, depositi di missili e strutture logistiche. Il raid, però, sembra essere solo il primo episodio di una rappresaglia su larga scala, e si attendono altri attacchi nei prossimi giorni.

L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha riferito che almeno 13 combattenti filo-iraniani sono stati uccisi negli attacchi. Tra i morti c’è anche Saaed Alidadi, un alto rappresentante delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane. Il Segretario alla Difesa Lloyd Austin ha dichiarato che gli Stati Uniti adotteranno tutte le misure necessarie per difendersi, chiarendo che l’operazione militare continuerà nei prossimi giorni, con altri obiettivi e gruppi miliziani nel mirino.

Tensione crescente in Medio Oriente

Dopo che gli USA hanno sferrato i loro attacchi, la tensione in Medio Oriente è aumentata a dismisura. Il governo iracheno ha denunciato gli attacchi come una violazione della sovranità territoriale. Damasco, invece, ha condannato l’occupazione statunitense sul territorio siriano, sottolineando che tale attività non può più continuare. In Siria, gli attacchi aerei hanno causato vittime civile e danni significativi a proprietà pubbliche e private, ma nonostante questo, l’amministrazione Biden ha difeso la scelta degli obiettivi militari.

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