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Un vaccino per il tumore dei cani raddoppierebbe i tassi di sopravvivenza negli animali!

di Francesco Ferri

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Un vaccino contro il tumore dei cani è stato sviluppato dagli scienziati di Yale. Questi ultimi hanno adattato i trattamenti impiegati contro il tumore dell’uomo per riuscire a creare una versione che aiuterebbe nella terapia dei cancro che colpisce i nostri amici a quattro zampe.

Il cancro dei cani

Molto spesso i cani anziani e di taglia più grossa sono sfortunatamente soggetti ad essere colpiti da tumori, non dissimilmente da come accade agli esseri umani. Ogni anno la ricerca avanza per trovare nuove soluzioni per la malattia dell’uomo ma, sfortunatamente, sono poche le opzioni che possono aiutare a contrastare le patologie dei cani. Da sempre si faceva affidamento a radiazioni e chemioterapia, i cui risultati, però, non sono sempre promettenti. Gli scienziati hanno ora sviluppato un trattamento per il tumore del cane che si basa sul trattamento messo in campo per il tumore umano.

Il vaccino sperimentale

Questo vaccino sperimentale è quasi in grado di raddoppiare il tasso di sopravvivenza per diversi tumori, facendolo passare dal 35% al 60% circa nell’arco di 12 mesi. Ad oggi il preparato è stato somministrato a circa 300 cani che avevano ricevuto una diagnosi infausta per la quale i medici prevedevano la morte entro poche settimane o al massimo qualche mese e molti di questi sono ancora in vita. Il vaccino è in sperimentazione da circa otto anni e si tratta di una immunoterapia ad azione policlonale. A svilupparlo sono stati i ricercatori della Scuola di Medicina dell’Università di Yale, guidati da Mark Mamula, docente nella sezione di Reumatologia.

Come funziona il vaccino per cani

Il progetto si è basato sul trattamento immunoterapico con anticorpi monoclonali, semi-sintetici, realizzati in laboratorio partendo da veri anticorpi. Poiché diversi tumori nell’uomo e nel cane sovraesprimono specifiche proteine (come EGFR e HER2) gli anticorpi monoclonali si basano su cellule immunitarie che si legano a queste proteine per attaccarle. Quindi, una volta infusi, stimolano il sistema immunitario a colpire le cellule tumorali che esprimono queste proteine. Gli scienziani di Yale, invece, hanno utilizzato un metodo simile però non basandosi su una sola cellula immunitaria ma approcciandosi a diverse insieme. Ecco perché si definisce azione policlonale. Gli anticorpi si legano a diverse parti delle proteine EGFR e HER2 quindi viene amplificata l’azione immunitaria contro la massa tumorale, riducendo il rischio di resistenza al trattamento.

L’esempio del cane Hunter

Uno dei cani coinvolti nella sperimentazione è stato il golden retriver Hunter, al quale era stato diagnosticato un osteosarcoma. In seguito all’amputazione della zampa anteriore sinistra (dov’era situato il tumore) e la chemioterapia, gli è stato somministrato il vaccino. Oggi, dopo tre anni dall’iniezione è vivo, giocoso e sano. “Ricevo molte e-mail da proprietari di cani grati a cui era stato detto che i loro animali avavano settimane o mesi di vita, ma che ora hanno due o tre anni oltre la diagnosi di cancro“. Ha così affermato Mamula in un comunicato stampa. Attualmente il vaccino ha dimostrato ampiamente la sua efficacia come farmaco terapeutico ma non si esclude un suo utilizzo come terapia preventiva. Saranno condotti ulteriori studi ad hoc per poterlo verificare. Ora si attende solo l’approvazione dell’USDA per renderlo disponibile negli USA in primis e poi in tutto il mondo.

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