di Melissa Marocchio
L’Unione Europea ha ufficializzato la nomina di Luigi Di Maio a inviato speciale dell’UE per i Paesi del Golfo Persico. L’ex ministro degli Esteri, in seguito al voto favorevole dei ministri dell’Unione riunitisi a Bruxelles per il Consiglio Affari Sport e l’annuncio della presidenza svedese di turno, ricoprirà la nuova carica a partire dal 1 giugno.
La nomina di Luigi Di Maio
Come è accaduto nelle due precedenti occasioni, ovvero durante la riunione del Comitato Politico e di Sicurezza e in quella dei rappresentanti Permanenti dei 27 in UE, la nomina ha ricevuto la conferma senza che nessuno interrompesse la procedura di proclamazione aprendo un nuovo dibattito. Il via libera definitivo è arrivato dal Consiglio dell’UE già alla prima riunione ministeriale disponibile.
Quale sarà, dunque, il ruolo dell’ex ministro? Come inviato speciale dell’UE nel Golfo Di Maio dovrà occuparsi di dossier di grande importanza riguardanti il contesto storico attuale. Le tematiche che tratterà con i governi del Golfo Persico saranno certamente inerenti alla sicurezza dell’area, ma anche la questione energetica sarà al centro del dibattito, soprattutto in relazione al disimpegno degli Stati europei rispetto alla dipendenza dalla Russia di Vladimir Putin.
L’influenza dello scandalo Quatargate
Tra i maggiori sostenitori dell’ex ministro italiano è presente l’Alto rappresentante per la Politica estera UE, Josep Borrell. L’ufficialità della nomina è arrivata dopo lunghi mesi di discussioni e rallentamenti dovuti specialmente allo scandalo Qatargate che ha coinvolto le istituzioni europee a partire dallo scorso dicembre. Lo scandalo ha riacceso i riflettori sulla forte influenza di Doha esercitata in particolar modo su rappresentanti, ex eurodeputati e assistenti parlamentari di origine italiana.
Di Maio non è stato coinvolto direttamente nella vicenda, ma Dimitris Avramopoulos, ex commissario europeo per le Migrazioni e suo principale competitor prima della conferma della nomina, benché non fosse indagato ha dovuto dimettersi dal board di Fight Impunity. Quest’ultima è una delle ONG associate all’ex europarlamentare di Articolo 1, Antonio Panzeri, protagonista dell’inchiesta sulle presunte mazzette pagate dal Qatar e dal Marocco.
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