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UE, arriva finalmente l’ok al salario minimo: tutti i Paesi dovranno adeguarsi

di Gabriele Nostro

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L’UE renderà vigente la direttiva sull’obbligo del salario minimo per tutti i suoi Stati membri. Lottando contro la povertà, l’Unione si impegna allo stabilimento di salari “adeguati ed equi”, mantenendo i bilanci economici dei vari Paesi. Di seguito qualcosa in più sul nuovo regolamento.

UE, la necessità di una paga umana

Il Sole 24 Ore informa sulle novità. Con 505 voti favorevoli, 92 contrari e 44 astensioni, l’accordo entrerà formalmente in vigore entro la fine del mese. Ai Paesi unitari verranno dati due anni per conformarsi. La direttiva non stabilisce dei parametri fissi da rispettare, ma dei vincoli discrezionali, traslati nelle varie realtà territoriali, in base al costo singolare della vita.

La norma agirà comunque solamente sui 6 Paesi, su 27, che non hanno ancora una propria regolamentazione riguardo i salari minimi. Secondo i dati Eurostat, la forbice di denaro garantente uno “stile dignitoso di vita” va dal minimo dei 332 euro in Bulgaria, fino al massimo dei 2.257 euro in Lussemburgo.

Il “minimum wage” non supera la quota dei mille euro in 13 Paesi (tra cui quelli Baltici, Grecia, Portogallo) e resta fra mille e millecinquecento in due Stati (Slovenia e Spagna). Lavoratori e sindacati avranno il diritto al ricorso in caso di mancato rispetto della disposizione.

Il relatore Dennis Radtke (Ppe) nel dibattito al Pe si è detto soddisfatto del cambiamento. “Apriamo un nuovo capitolo nella storia della politica sociale europea. Per la prima volta in una normativa europea siamo riusciti a inserire una tutela dei contratti collettivi, il diritto di condurre contratti e negoziati collettivi“, ha dichiarato, ricalcando poi l’importanza del principio anche in vicinanza ai notevoli cari dell’inflazione.

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