Pallone da calcio in rete (@Shutter Stock)
Quaranta reti a zero. È terminata con questo punteggio la sfida tra il Fanum Orosei e La Caletta, in un torneo giovanile sardo . Un’umiliazione senza pari, che ha lasciato molti addetti ai lavori perplessi, a tal punto da portare la FIGC Regionale ad aprire una vera e propria inchiesta. A far discutere infatti, non è tanto il risultato, ma le circostanze nel quale esso si è verificato. Ma andiamo ad analizzare l’accaduto.
Come riportato da “La Gazzetta dello Sport“, La Caletta ha subito le quaranta reti in circostanze molto particolari e tremendamente sfavorevoli. Infatti, gli ospiti hanno giocato l’intero match con solamente dieci giocatori in campo, tra cui una ragazzina, per arrivare al numero di calciatori necessario. Ciò che fa storcere di più il naso alla FIGC sarda però, è la situazione in termini di classifica, nel momento in cui si sarebbe dovuta svolgere la partita.
Il Fanum Orosei, per vincere il torneo, avrebbe dovuto segnare ben trentacinque reti per superare la rivale in testa alla classifica; cosa che poi è successa; ovviamente l’accaduto è risultato molto sospetto per questo motivo. Si è espresso con queste parole Gianni Cadoni, l’attuale presidente della Federazione Sarda, in merito all’umiliazione rifilata alla compagine:
“Dovranno dare spiegazioni convincenti per evitare pesanti provvedimenti. È gravissimo quello che è successo, va contro la normalità del calcio. Lo sport a questo livello deve andare oltre il risultato, va vissuto in modo ludico. Rispetto, divertimento e cultura devono stare al primo posto. Su questa storia è necessario fare chiarezza”.
Inoltre, anche Luigi Secci, ex presidente della FIGC di Nuoro, è intervenuto sulla questione:
“Non si può accettare una cosa del genere. Si aprono le scuole di calcio, si organizzano i tornei giovanili per educare i giovani al rispetto. Non per umiliarli”.
Partita di calcio (@Shutterstock)
Da un altro punto di vista però, la parola “umiliazione” può risultare fuorviante. Mettendosi nei panni della squadra perdente, e riprendendo un discorso già sentito e risentito (che però non passa mai di moda), è meglio perdere nettamente vedendo l’avversario giocare al massimo, o guardare la squadra dall’altra parte del campo passarsi la palla nella propria area di rigore provando pietà per gli sconfitti?
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di Tommaso Bersanetti
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