68 anni, oltre 100 ruoli cinematografici e un amore smisurato per la settima arte (che lo ha portato anche a interpretare, nel 2014, il regista italiano Pier Paolo Pasolini). Stiamo parlando, ovviamente, di Willem Dafoe, uno degli attori più talentuosi della sua generazione. Dal Green Goblin di Spider-Man al sergente Elias di Platoon, da Vincent van Gogh a Gesù, Willem Dafoe ha vissuto una carriera all’insegna della versatilità, passando con disinvoltura dal cinema mainstream a quello autoriale.
Nato ad Appleton, in Wisconsin, Dafoe ha collaborato con registi del calibro di David Cronenberg, William Friedkin, David Lynch, Martin Scorsese, Oliver Stone, Wes Anderson, Guillermo del Toro, Robert Eggers e tanti altri. A gennaio 2024 ha finalmente ottenuto la sua stella sulla Hollywood Walk of Fame. Ma quali sono i suoi ruoli più memorabili? Scopriamolo in questa Top 6 targata NCS (in attesa del debutto italiano di Povere creature!).
Il sodalizio tra Willem Dafoe e Robert Eggers (uno dei massimi esponenti dell’horror moderno) ha dato vita a una pellicola passata fin troppo in sordina: The Lighthouse. Ambientato nel XIX secolo, il film vede protagonisti Ephraim Winslow e Thomas Wake, bloccati da una tempesta su un’isola remota. Il giovane Ephraim (Robert Pattinson) è costretto a lavorare sotto la supervisione dell’anziano e burbero custode del faro (Willem Dafoe). The Lighthouse non è di certo un’opera accomodante, ma le interpretazioni di Pattinson e Dafoe (sempre più magnetico) valgono da sole il prezzo del biglietto. Sebbene il film sia girato interamente in bianco e nero, l’espressività e i volti scavati degli attori rimangono impressi nella memoria.
Nella sua lunga e variegata carriera, Willem Dafoe ha dimostrato di non essere solo un grande caratterista, ma anche un attore in grado di reggere il peso di un film sulle sue spalle. È il caso di Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità, pellicola diretta da Julian Schnabel che ritrae gli ultimi anni del pittore olandese. Autentico e misurato in ogni movimento del corpo, Dafoe incarna il tormento e la passione di un uomo votato esclusivamente all’arte. Lo stile febbrile dei dipinti di Vincent van Gogh si riflette nella sua vita, tanto che la frase “Io sono i miei quadri” diventa un mantra. Per il suo ruolo, Willem Dafoe ha vinto la Coppa Volpi al Festival di Venezia e ha ricevuto una candidatura agli Oscar come Miglior attore protagonista.
Come la storia del cinema ci ha insegnato, anche un ruolo breve può essere indimenticabile. Basta pensare a Harvey Keitel (Mr. Wolf) in Pulp Fiction, oppure a Tom Cruise in Tropic Thunder. O meglio ancora, ad Anthony Hopkins ne Il silenzio degli Innocenti. Attori che, nonostante una presenza ridotta sullo schermo, hanno lasciato un segno indelebile nella cultura popolare. Nel 1990, grazie all’incontro tra la mente visionaria di David Lynch e il trasformismo di Willem Dafoe, nasce un altro personaggio memorabile, seppur poco celebrato: Bobby Peru. Il film in questione è Cuore selvaggio, road movie atipico, surreale e grottesco. La prova magistrale di Dafoe, nei panni di un losco e sadico gangster, culmina in una delle sequenze più conturbanti dell’intera pellicola.
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