Prima candidatura all’Oscar per Willem Dafoe, che presta il volto al sergente Elias nel film antimilitarista di Oliver Stone. Uscito al cinema lo stesso anno di Aliens – Scontro finale, Platoon condanna le atrocità commesse durante la guerra del Vietnam, offrendo al contempo dilemmi di natura etico-morale. Il plotone è diviso in due; da un lato emerge Elias, il sergente “umano” che non si lascia sedurre dal potere ma, al contrario, denuncia i soprusi perpetrati dai suoi commilitoni. Dall’altra parte spicca Barnes (Tom Berenger), il capo spietato e disumano, prodotto di un’America selvaggia e noncurante. In questa occasione, Dafoe interpreta un personaggio positivo, un mentore per il protagonista (Charlie Sheen). Il ghigno ipnotico dell’attore, unito a una fisicità travolgente, delineano un eroe impossibile da non amare.
Vi siete mai chiesti “Cosa sarebbe un eroe senza il suo antagonista? Senza Joker, Batman avrebbe la stessa profondità emotiva?”. Nelle migliori storie a fumetti, così come nei migliori film di supereroi, il buono e il cattivo si completano a vicenda. Quindi, se lo Spider-Man di Tobey Maguire è un’icona, gran parte del merito va attribuita a Willem Dafoe. E non ci riferiamo soltanto alle frasi cult, come “Vai con Dio, Spider-Man!”, “Il cuore, Osborn! Prima di tutto lo attacchiamo al cuore!” o “Si torna alla progettazione”. Ma, piuttosto, alla presenza scenica e allo sguardo inquietante – e perverso – di Dafoe, che dona al suo Goblin una dualità sorprendente. Oltre alla famosa “scena dello specchio”, ci teniamo a ricordare anche la sequenza (fortemente simbolica) in cui Norman Osborn, seduto a tavola, scopre la vera identità di Peter Parker.
All’inizio di Platoon, il sergente O’Neill (John C. McGinley) parla alle spalle di Elias (Willem Dafoe), dicendo: “È qui da tre anni e crede di essere Gesù Cristo”. Quello che non sapeva è che due anni dopo, nel 1988, Dafoe avrebbe interpretato davvero Gesù. Nel film di Scorsese, scritto da Paul Schrader (Taxi Driver, Toro scatenato) e tratto dal romanzo “L’ultima tentazione” di Nikos Kazantzakis, Willem Dafoe impersona un Gesù “inedito”. Anziché ripercorrerne fedelmente la vita, Martin Scorsese mette il protagonista di fronte alle tentazioni terrene e ai conflitti interiori dell’uomo. L’interpretazione intensa e viscerale di Dafoe, all’interno dell’opera più controversa del regista, conquista la prima posizione della nostra Top 6.
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