Disponibile da venerdì 6 gennaio 2023 su Netflix, “The Pale Blue Eye – I delitti di West Point” è un film thriller/mystery scritto e diretto da Scott Cooper. Nel cast troviamo Christian Bale, Harry Melling, Gillian Anderson, Lucy Boynton, Charlotte Gainsbourg, Toby Jones, Harry Lawtey, Simon McBurney, Hadley Robinson, Timothy Spall e Robert Duvall.
Il prodotto della grande N è diretto dall’ex attore cinematografico Scott Cooper. La sua carriera di regista è iniziata con il pluripremiato “Crazy Heart” (2009). Ha poi scritto e diretto film come “Out of the Furnace” (2013) e “Hostiles” (2017), entrambi con Christian Bale, e “Black Mass” (2015), con Johnny Depp. Con “The Pale Blue Eye – I delitti di West Point” il regista statunitense torna a collaborare con Bale, attore reduce da un Amsterdam (2022) deludente.
Questo thriller gotico è un adattamento dell’omonimo romanzo del 2006 scritto da Louis Bayard. Come per altre produzioni della società di distribuzione statunitense, il film targato Netflix ha avuto una breve finestra di uscita in alcune sale statunitensi a partire dal 23 dicembre 2022, per poi essere distribuito a livello internazionale esclusivamente sulla piattaforma il 6 gennaio.
Nel cuore dell’inverno del 1830, all’Accademia Militare di West Point si verificano una serie di omicidi in cui alle vittime viene strappato il cuore. Il tenente Gustave Dietrich (Christian Bale), un uomo ormai vedovo che ha perso la famiglia da diversi anni, viene chiamato per cercare di risolvere l’omicidio di un cadetto dell’accademia. Quest’ultimo, dopo essere stato incaricato dall’esercito di indagare su potenziali piste, trova un piccolo frammento di biglietto nelle mani della vittima dell’omicidio. Durante le indagini, Landor si avvale dell’aiuto di un giovane Edgar Allan Poe (Harry Melling), uno studente dell’accademia alle prime armi. E durante le loro ricerche, i due scoprono che gli omicidi potrebbero essere legati alla magia stregonesca e concentrano le loro indagini sulla famiglia del dottor Daniel Marquis (Toby Jones).
La narrazione che ci viene proposta nel film sembra procedere a tappe forzate, forse a causa della natura dell’opera di riferimento. E in effetti, questo ha comportato una mancanza di adeguata contestualizzazione alla realtà, facendo sentire lo spettatore come se stesse seguendo un percorso predeterminato senza possibilità di deviazione. Quest’ultimo aspetto, inoltre, va sicuramente a influire molto sulla visione del film. Lo rende infatti per certi versi meno coinvolgente e meno soddisfacente di quanto avrebbe potuto essere. E sebbene la trama finale sia interessante, vi è una scrittura con una narrazione che arriva troppo lentamente e impedisce allo spettatore di immergersi completamente nella storia e di apprezzarla fino in fondo.
Ma nonostante questo, il film ci accompagna e si alterna in più generi: si parte da un noir, per poi passare a un thriller psicologico, a una sorta di spiritualismo celebrativo fino a tornare di nuovo a un racconto noir. Quest’ultimi, nonostante si possa pensare che possano essere piuttosto confusionari, accompagnano bene la narrazione con una mescolanza sapiente e mai scontata.
Di certo il film targato Netflix ci presenta un cast davvero ottimo, capitanato da attori più che noti sul suolo hollywoodiano. Da una parte troviamo Christian Bale, noto agli appassionati di cinecomics grazie ai suoi ruoli come il Cavaliere Oscuro o Gorr il Macellatore di Dei, ma anche per film come “American Hustle” e “La grande scommessa“. Senza dimenticare il giovane Harry Melling, conosciuto da molti anni a Hollywood grazie alle sue apparizioni nei vari Harry Potter, ma anche nella celebre serie televisiva “La regina degli scacchi“.
Sicuramente un cast primario composto da scelte eccellenti. Christian Bale infatti ci regala una performance classica ma di livello, mostrandoci anche un nuovo lato che i fan non hanno mai avuto modo di vedere. Ma la vera sorpresa è lo stesso Melling; infatti nel corso del film l’attore ci presenta un Poe giovane e completamente immaginario che continua a stupire e a funzionare sotto tutti gli aspetti, grazie anche alla chimica con Christian Bale.
Se già la coppia Bale–Melling vi è sembrata un’ottima decisione da parte della grande N, la casa di distribuzione ha anche deciso di presentarci un cast secondario composto da grandi attori. Troviamo infatti nomi di alto calibro come Gillian Anderson, Toby Jones, Robert Duvall e Lucy Boynton: tra questi, contando anche l’elevato minutaggio, spicca proprio Jones. Attore britannico che non ha bisogno di presentazioni grazie alle sue magistrali interpretazioni dimostrate nel corso degli anni.
Ma, se è anche vero che alcuni grandissimi attori sono riusciti a trasformare film banali in capolavori di maggiore spessore, non significa che questa regola debba essere sempre rispettata. Infatti, uno dei maggiori difetti di questo film è sia il ruolo ristretto e totalmente inutile dell’iconico Robert Duvall, ma soprattutto l’interpretazione di Gillian Anderson. Quest’ultima, infatti, ci regala una inaspettata performance scadente, abbattuta prevalentemente da un accento britannico a tratti goffo ed esagerato, che sembra essere paradossalmente l’opposto di quello che abbiamo potuto sentire in The Crown.
Il protagonista “invisibile” di questo interessante film è sicuramente Scott Cooper. Il regista statunitense torna infatti a collaborare con Christian Bale, portandoci un lato registico totalmente innovativo e inedito rispetto alle sue vecchie produzioni. Come anche nei suoi precedenti lavori, a spiccare qui è soprattutto la fotografia che riesce a catturare l’ambiente freddo e gotico del nord di New York. Un’altra sorpresa inaspettata è una colonna sonora molto riuscita. Come una voce fuori campo, diventa un vero e proprio narratore esterno che è quasi sempre presente nell’accompagnarci durante la visione del film.
Ma se anche l’orecchio gioca un buon ruolo nella comprensione di un film, è l’occhio ad avere il sopravvento. E proprio in questo caso, possiamo lasciarci catturare dalle suggestive ambientazioni ma sicuramente anche dai costumi. Insomma, come già detto, Scott Cooper ci regala un film più che promosso, che si fa apprezzare grazie a diverse tecniche amate dallo spettatore medio.
“The Pale Blue Eye – I delitti di West Point” è un’ottima produzione targata Netflix, ma non certo tra le migliori degli ultimi anni. E sebbene il film possa soffrire di alcuni problemi legati a una narrazione troppo lenta nel terzo atto, si difende più che bene. Questo grazie alla trama con le sue scelte narrative e alle interpretazioni magistrali della coppia di protagonisti. Ma uno dei migliori asset è il regista, la cui fotografia coglie perfettamente l’atmosfera fredda e cupa delle ambientazioni. Sebbene possa vantare grandi nomi della scena hollywoodiana però, alcuni attori non vengono valorizzati al meglio dallo scarso minutaggio concesso.
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