di Luca Paluzzi
The Last of Us 2 è senza dubbio uno dei titoli più apprezzati degli ultimi anni. In seguito all’incredibile successo del primo capitolo, rilasciato originariamente nel 2013 su PlayStation 3, i fan non vedevano l’ora di poter mettere le mani su un eventuale sequel, per il quale hanno dovuto attendere ben 7 anni. E di recente, Naughty Dog ha rilasciato il documentario Grounded II: Making of The Last of Us Part II, svelando alcuni interessanti dettagli sullo sviluppo del titolo, tra cui una sorta di ispirazione a Bloodborne…
The Last of Us Parte 2 inizialmente ispirato a Bloodborne?
Nel corso del documentario, il co-game director Anthony Newman spiega anche lo stato del gioco nei primi mesi di sviluppo. Stando alle parole di Newman infatti, per i primi quattro o cinque mesi, il titolo era un open world con forte ispirazione a Bloodborne. Inoltre, il focus principale negli scontri era apparentemente il melee, al contrario di quanto accade nella versione finale, dove le armi da fuoco giocano un ruolo fondamentale.
Durante lo sviluppo però, Naughty Dog ha dovuto cambiare i piani, scartando l’idea dell’open world e dei combattimenti prevalentemente corpo a corpo e seguendo invece la strada presa per il primo capitolo, ovvero livelli chiusi e una grande varietà di armi a distanza e non a disposizione del giocatore. Newman ha infatti spiegato che Nel corso dello sviluppo il team si è reso conto che “l’open world non avrebbe funzionato con la storia che stavano cercando di raccontare“.
Insomma, sembrerebbe che The Last of Us Parte 2 abbia subito un cambio di design piuttosto drastico nel corso del suo sviluppo. In ogni caso, la formula eventualmente adottata da Naughty Dog non ha di certo deluso, con il titolo che è anche riuscito a vincere il premio GOTY ai The Game Awards del 2020.
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