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Tanti auguri Mou! Le imprese del Re Mida del calcio, José da Setubal

di Redazione NCI

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Oggi compie gli anni un allenatore che come pochi altri ha segnato la storia del calcio; è infatti il compleanno di José Mourinho, vero e proprio artefice di grandi imprese sportive. E per celebrare i 60 anni dello Special One, ripercorreremo alcune delle sue più grandi imprese. Auguri Mou!

Mourinho alla conquista dell’Europa: le cavalcate con il Porto

Nel 2001, un appena 38enne José Mourinho firma un contratto con il Porto; all’epoca si trattava di una squadra blasonata ma che viveva di ricordi, come la Coppa delle Coppe vinta nel 1987. Alla stagione successiva, ovvero 2002-03, giungono già i primi frutti del lavoro di Mou; una Coppa UEFA conquistata battendo, tra gli altri, una delle Lazio più forti di sempre in semifinale. Forte di questo successo, il Porto si presenta l’anno successivo ai gironi di Champions League con una ritrovata dimensione europea.

 

Mourinho (@Shutterstock)

 

Tuttavia, il girone non si mette benissimo per Mourinho e i suoi uomini, dato che dopo due giornate i lusitani hanno raccolto appena un punto. Ad ogni modo, i biancoblu riescono, nelle restanti partite, a guadagnare sempre punti, aggiudicandosi il secondo posto del gruppo. Agli ottavi, Mourinho sfida e supera il Manchester United di Ferguson con un 3-2 totale; più facile il discorso quarti di finale, dove un emergente Lione viene sconfitto 4-2. Decisamente più rognosa è invece la semifinale con la sorpresa del torneo, il Deportivo La Coruña, capace di eliminare Juventus e Milan; i lusitani però riescono a passare per 1-0. Infine, la finale contro il Monaco rappresenta infine il coronamento della cavalcata trionfale; 3-0 ai monegaschi e seconda Champions in bacheca per il Porto, dopo un’attesa di 27 anni.

All’apice del successo sportivo, Mourinho decide di lasciare il Portogallo per andare nella patria del calcio: l’Inghilterra…

“London is calling”: mezzo secolo d’attesa per il titolo di Campione d’Inghilterra

È il 2 giugno del 2004 quando l’ambizioso presidente del Chelsea Roman Abramovich annuncia che sarà Mou il nuovo allenatore dei Blues. Il club, finanziato dal patrimonio del magnate russo, sogna di diventare grande e il portoghese è l’uomo giusto per farlo; alla conferenza stampa di presentazione Mourinho si presentò con queste parole:

“Please don’t call me arrogant, but I’m a Champions League winner and I think I’m a Special One“.

“Per favore, non chiamatemi arrogante, ma ho vinto una Champions League e credo di essere lo ‘Special One'”.

È proprio da questa dichiarazione che deriva il soprannome che ancora oggi accompagna il tecnico della Roma. Alla prima stagione a Stamford BridgeBlues vincono il campionato con 95 punti e una sola sconfitta, e Mou porta entusiasmo in Inghilterra, donando di nuovo gioia ai tifosi del Chelsea, molti dei quali non avevano mai visto il club vincere un campionato inglese. L’unico successo prima dell’arrivo del portoghese infatti, risale alla stagione ’54-’55; praticamente mezzo secolo prima.

 

Mourinho (@Shutterstock)

 

Nello stesso anno, gli uomini del portoghese riescono anche a portarsi a casa la League Cup e in Champions League si arrendono solo in semifinale contro il Liverpool. Complice di questa straordinaria cavalcata è anche il mercato condotto da Mourinho, che riesce a portare a Londra un ragazzo ivoriano che risponde al nome di Didier Drogba, e che col Chelsea farà la storia…

La stagione 2005/06, la seconda di Mourinho a Londra, vede i Blues laurearsi ancora Campioni d’Inghilterra: è il quarto titolo nazionale consecutivo dello Special One, ma sarà l’unico che riuscirà ad alzare in quella stagione. Durante la stagione però, la squadra inizia a dare i primi segni di crisi, anche se chiude il campionato al primo posto a quota 91 punti; l’anno dopo il Chelsea lotta su tutti i fronti ma non riesce a portarsi a casa nessun trofeo, chiudendo al secondo posto in Premier League, dietro al Manchester United.

È il preambolo dell’addio: all’inizio della sua quarta stagione a Londra i risultati non arrivano e Mou, di comune accordo con la società, risolve il contratto. Saluta il Chelsea con tre titoli in tre anni e il merito di aver dato il via alla crescita del club, fino a renderlo quello che è oggi. Mou però ha bisogno di nuovi stimoli, e la chiamata giusta arriva dalla sponda nerazzurra di Milano.

Il capolavoro del Triplete: l’avventura all’Inter

L’approdo a Milano

Il 2 giugno 2008 Mou viene annunciato come nuovo allenatore dell’Inter. I presupposti sono ottimi, dato che i meneghini vengono da tre Scudetti consecutivi e che la rosa è super competitiva. Alla prima stagione vince la Serie A, aggiornando a cinque il numero dei titoli Nazionali conquistati in carriera. Oltre che per i risultati sportivi, il portoghese fa parlare anche per il suo modo di essere: per alcuni è presuntuoso, per altri un idolo. O lo ami o lo odi, non ci sono vie di mezzo. E le sue conferenze stampa in Italia sono così memorabili da essere entrate di diritto nella storia dello sport nel nostro Paese…

Tattica, grinta e cuore: l’opera d’arte di Mou

Il suo capolavoro assoluto arriva però nella stagione 2009/10, la seconda sulla panchina dell’Inter. In questa stagione, i nerazzurri vincono Champions League, Serie A e Coppa Italia, realizzando il leggendario Triplete; così, Mourinho diventa un simbolo per il tifo interista, specialmente dopo la cavalcata europea. Durante la campagna, gli uomini del portoghese eliminano il Chelsea, il CSKA Mosca, il Barcellona di Guardiola e poi battono in finale il Bayern Monaco. Di quella squadra sono passati alla storia tanti giocatori, ma il vero artefice del successo fu proprio Mourinho.

 

Mourinho (@Shutterstock)

 

L’Inter del Triplete è un trionfo di tattica, grinta e cuore; una squadra organizzata nei minimi dettagli in cui tutti mettono le proprie capacità a disposizione del gruppo. È così che lo Special One, a capo del suo “esercito”, conquista la sua seconda Champions League: è il terzo allenatore nella storia a vincerne due con due club diversi. Con questo successo decide di salutare anche Milano, conscio di non poter dare di più alla società e ai tifosi, che tutt’ora lo ricordano con amore ogni volta che torna a San Siro. A 47 anni e con un palmarès che farebbe invidia a chiunque, ci può essere solo una scelta: la gloriosa panchina del Real Madrid, che per averlo paga 16 milioni di euro di clausola rescissoria.

 

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