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Stadio di proprietà: l’emblema del calcio moderno

di Redazione NCI

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A seguito della continua evoluzione del calcio, la figura della stadio sta cambiando connotazione nell’immaginario collettivo e rilevanza nella sua posizione strategica per la campagna di marketing dei club. Lo stadio di proprietà sembra essere diventato un tassello fondamentale del calcio moderno.

stadio di proprietà

Cosa significa stadio di proprietà?

Lo stadio, solitamente, è un impianto sportivo di proprietà del comune, nel quale i club pagano un affitto per poter giocare le proprie partite casalinghe. Uno stadio di proprietà è invece un impianto interamente posseduto e gestito dal club.

Il vantaggio di avere uno stadio di proprietà però non si limita all’esenzione dal gravoso affitto stagionale, bensì si concretizza grazie alla realizzazione di progetti di risonanza ben più elevata dei semplici spalti da cui vedere la partita. Gli stadi diventano così delle vere e proprie attrazioni turistiche permettendo di generare profitti durante tutta la settimana, non solo il giorno della partita.

Per rendere questo possibile, spesso all’interno dell’impianto si trovano musei del club, con gigantografie delle leggende della squadra o esposizione dei trofei vinti nel corso della storia. Sono anche numerosi i negozi di abbigliamento o accessori interamente dedicati al brand della società, ristoranti, bar ma anche palestre e piscine. Tutto questo rende la visita allo stadio un’esperienza ben più strutturata e ricca della sola emozione di respirare l’atmosfera della partita da vicino. 

Vantaggi e svantaggi dello stadio di proprietà

I vantaggi di possedere uno stadio di proprietà sono numerosi. Per prima cosa lo stadio di proprietà diventa una vera e propria immagine della società e della sua risonanza nel mondo. Grazie ad un’immagine esteriore forte e compatta, il progetto del club non potrà che essere più attraente e convincente per giocatori e tifosi. Questo porterà all’aumento dell’affluenza di tifosi allo stadio, generando così notevoli guadagni.

Se allo stadio si affiancano numerose infrastrutture come alberghi, negozi e ristoranti, i guadagni diventano davvero consistenti soprattutto per le squadre che possono vantare un sostanzioso bacino di utenza da parte della tifoseria.

Lo stadio di proprietà ha sicuramente dei vantaggi in prospettiva enormi, ma anche degli oneri non indifferenti. Innanzitutto il costo di un progetto di questa portata è estremamente gravoso e non tutti i club possono permettersi un investimento di questo calibro. Inoltre, possedere l’impianto sportivo rende la società responsabile anche della sua manutenzione, della sua sicurezza e della sua agibilità. In caso di problemi legati ad atti vandalici o di danni derivati da fenomeni ambientali, l’intera spesa deve essere ricoperta dal club stesso.

Investimenti molto elevati con un certo margine di rischio, a fronte dei quali bisogna calcolare attentamente i margini di guadagno e l’effettiva possibilità di riuscita di un progetto a lungo termine.

stadio di proprietà

 

Lo stadio di proprietà in Europa e in Italia

Sono sempre di più gli stadi di proprietà. Nei principali campionati europei è già iniziata da anni la tendenza di avere un proprio stadio, a discapito degli stadi comunali. Un team di esperti della Lega calcio guidata da Joe Barone, dg della fiorentina, ha condotto un’analisi approfondita sugli stadi italiani a confronto con quelli europei.

In Spagna meno della metà degli stadi è di proprietà dei club, ma figurano dei veri e propri templi del calcio che sono l’emblema di cosa sia uno stadio di proprietà: il Camp Nou, leggendario stadio del Barcellona, il Wanda Metropolitano, quartier generale delle furie rosse dell’Atletico Madrid, e il Santiago Bernabeu, la casa dei Blancos del Real Madrid.

In Germania nel ventunesimo secolo sono stati eretti 11 nuovi impianti, rendendo la percentuale di stadi di proprietà della massima serie intorno al 60%. Uno degli esempi più caratteristici è il Westfalenstadion di Dortmund, casa del leggendario muro giallo del Borussia Dortmund.

In Inghilterra quasi la totalità dei club dispone di uno stadio di proprietà. Su 20 squadre, infatti, l’80% può vantare il possesso del proprio stadio. Nella patria del calcio non possono che essere presenti delle vere e proprie pietre miliari degli impianti di questo sport, a partire dall’Old Trafford dei Red Devils di Manchester o da Anfield di Liverpool, fino al più recente Emirates Stadium dell’Arsenal.

Questa tendenza non la possiamo riscontrare allo stesso modo in Italia dove invece sono solo 4 i club proprietari del proprio stadio nella massima serie. In particolare Juventus, con il celeberrimo Allianz Stadium, Sassuolo, Atalanta  e Udinese.

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Innovazione contro la tradizione, o qualcosa di diverso?

Spesso per giustificare questo ritardo delle società italiane rispetto alle altre società europee si è parlato di tradizione. La ricostruzione di uno stadio nuovo, il cambio di nome monopolizzato dai vari investitori e la nuova ubicazione dell’impianto, vengono spesso visti come punti insormontabili e di profonda importanza.

La realtà è che, in Italia, imbarcarsi in una simile impresa significa dover navigare le turbolenti e profonde acque della burocrazia, la quale rende il processo lungo e insidioso. I proprietari della società si vedono spesso scoraggiati a intraprendere una spesa del genere considerando tutti gli sforzi che ne comporterebbe. Come se non bastasse, spesso il comune, intuendo la perdita di guadagni per le proprie casse, osteggia l’avvio di questo tipo di progetti, esattamente come quanto successo a Inter e Milan negli anni passati. Solo dopo mesi di trattative infatti i due club milanesi sembrano, di recente, aver ottenuto il via libera

A farne le spese sono i club e i tifosi, i quali non si sentono invogliati a recarsi in strutture fatiscenti, scomode o poco attrezzate. Questo è un altro fattore che porta il calcio italiano ad un livello inferiore rispetto a campionati come quello inglese, dove i diritti tv e le affluenze degli spettatori sono considerevolmente più elevate.

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di Stefano Marighella

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