I dati dello spreco alimentare sono gravi a dire poco: secondo la FAO (Food and Agriculture Organizasion), ogni anno vengono buttate tra gli 1,3 e 1,6 miliardi di tonnellate di cibo commestibile a livello globale. Se contiamo che questi sono circa un terzo della produzione mondiale, i dati sono ancora più gravi. Fortunatamente, sempre più paesi stanno allineandosi con gli obiettivi dettati dall’Agenda 2030 dell’ONU: dopo la Francia nel 2013 e l’Italia nel 2016, anche dalla Spagna arrivano ottime notizie per la lotta allo spreco alimentare.
Ad inizio Giugno, il governo socialista spagnolo guidato da Sanchez ha approvato un disegno di legge. Questo dovrebbe prevedere multe salatissime agli esercizi commerciali che butteranno il proprio cibo ancora commestibile, costringendo a presentare periodici piani contro gli sprechi. A partire dall’anno prossimo, la nuova norma spagnola, dovrebbe limitare lo spreco e salvare parte delle 1300 tonnellate di cibo che vengono buttate ogni anno. Se sarà approvata dal Parlamento, la legge obbligherà produttori, supermercati, negozi e bar a donare i surplus, collaborando con ONG, enti e banchi alimentari.
L’obiettivo della Spagna è molto semplice: incentivare chi sposta grandi quantità di alimenti ad adottare piani per la prevenzione di sprechi. Tutto questo, attraverso metodi di trasformazione del cibo che non può essere donato e destinandolo a scopi differenti. I supermercati, ad esempio, saranno chiamati a ridurre il prezzo dei prodotti in scadenza e trasformare in marmellate o simili la merce del reparto ortofrutticolo. Gli alimenti scaduti saranno, invece, destinati all’alimentazione animale o investiti come fertilizzanti.
Se per i supermercati sarà un po’ complesso, la storia è differente per i bar e i ristoranti. Questi, infatti, dovranno adottare soluzioni più semplici, come dare la possibilità ai clienti di portare il cibo a casa, fornendo contenitori appositi, riutilizzabili ed ecologici. In più, tutti i locali di grandi dimensioni (nell’ordine dei 1300 metri quadrati), dovranno convenzionarsi con un banco alimentare o una ONG, così da creare un sistema di donazioni. Insomma, piccoli (grandi) passi verso la riduzione dello spreco alimentare.
Per chi non rispetterà il provvedimento, le sanzioni sono piuttosto sostanziose: dai 2 ai 60 mila euro, laddove non siano particolarmente gravi, e si può arrivare ad un tetto di 500 mila nel caso di problemi di notevole importanza o trasgressioni ripetute. Oltretutto, le sanzioni sono previse anche per chi non specifica le condizioni, i costi di raccolta e distribuzione dei prodotti, senza dimenticare la responsabilità per quanto riguarda la tracciabilità del cibo.
Sapere che pian piano, tutti i paesi dell’Europa stiano combattendo contro lo spreco alimentare, è confortante.
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