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Spazio, perché è così difficile tornare sulla Luna?

di Antonio Stiuso

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Perché negli anni ’60-70 c’è voluto “così poco” per permettere all’uomo di camminare sulla Luna mentre oggi, a distanza di più di 50 anni, sembra così difficile? È una domanda che ci siamo posti tutti; vedendo la fatica con cui sta andando avanti il progetto Artemis, infatti, sembra quasi impossibile che l’uomo sia riuscito a raggiungere il nostro satellite, ma c’è una spiegazione, come evidenziato anche da Focus.

Il ritorno sulla Luna

Il ritorno sulla Luna ormai sembra sempre più imminente grazie al programma Artemis, che promette di riportarci sul nostro satellite dopo oltre 50 anni. Nonostante l’uomo abbia calpestato la superficie lunare nei lontani anni ’60, infatti, l’obiettivo rimane molto ambizioso per l’ingente quantità di denaro che richiede e i molti anni di accurata progettazione.

Alla luce delle difficoltà incontrate dal progetto Artemis, però, molti si sono chiesti come mai oltre 50 anni fa sia stato così facile raggiungere la Luna mentre al giorno d’oggi, con una tecnologia molto più avanzata, risulta così difficile. I primi tentativi di lancio della missione Artemis, infatti, non sono stati un successo a causa dei vari problemi riscontrati prima dei lanci, ma è doveroso sottolineare che anche la missione Apollo ebbe numerosi intoppi prima della sua realizzazione; in quel caso, però, non era concesso fermarsi.

Missione Apollo

La missione Apollo nacque nel 1961, in piena guerra fredda, dove la corsa allo spazio ricopriva un ruolo di importanza strategica simbolica. In questo contesto Kennedy, l’allora Presidente degli USA, annunciò davanti al Congresso che l’America avrebbe raggiunto la Luna entro la fine del decennio. Il motivo? La fretta di raggiungere un obiettivo ambizioso per schiacciare la concorrenza sovietica, in vantaggio nella corsa allo spazio fino a quel momento.

I sovietici, nelle prime due tappe, avevano sbaragliato la concorrenza; lanciarono, infatti, il primo satellite nello spazio, lo Sputnik 1, e il primo astronauta a lasciare l’atmosfera terrestre, Yuri Gagarin (1957). Agli USA serviva un’impresa epica che le avrebbe garantito un successo schiacciante sulla Russia per poter riaffermare la sua supremazia tecnologica e militare; per questo motivo il fallimento non era contemplato.

L’obiettivo da raggiungere era di portata biblica: portare l’uomo sulla Luna. Per riuscire nell’impresa, la NASA, un’agenzia spaziale nata da poco, vide rimpolpare le sue casse con oltre 100 miliardi di dollari dei giorni nostri, riuscendo a lanciare due programmi spaziali gemelli. Il primo, il progetto Gemini, aveva il compito di sviluppare la capacità di volo spaziale umano; il secondo, il progetto Apollo, aveva il compito di portare gli americani sulla Luna. Entrambi come sappiamo, per una serie di combinazioni, infine ebbero successo.

I pericoli delle missioni

Di quegli anni, ovviamente, ricordiamo soltanto i successi. Le tappe che hanno portato l’uomo sulla Luna, però, erano insidiose, ma una simile corsa contro il tempo non richiedeva troppa premura; fin quando le aspirazioni americane vennero decisamente ridimensionate da un incidente avvenuto durante un’esercitazione dell’equipaggio dell’Apollo.

A un mese da quello che doveva essere il lancio di partenza della missione Apollo 1, gli astronauti Virgil “Gus” Grissom, Edward White e Roger Chaffe entrarono nell’abitacolo per verificare le procedure di lancio senza mai uscirne. Il portello della capsula venne chiuso, quando ad un certo punto si sentì una voce nella radio di bordo che urlava “Fuoco! Abbiamo fuoco nell’abitacolo!”. L’incendio venne causato da un cavo difettoso e immediatamente alimentato dalla ricca quantità di ossigeno presente nella cabina, che rimase bloccata perché il portello non era progettato per essere riaperto in tempi rapidi in caso di incidente.

 

Luna (@Shutterstock)

La missione Luna continua nonostante i pericoli

Inutile dire che il tragico incidente che si verificò nell’Apollo 1 non fermò l’avanzare dell’ambizioso programma spaziale americano che continuò fino al successo. La capsula venne immediatamente riprogettata per fornire maggiore sicurezza all’equipaggio e la missione Apollo 4, equivalente dell’attuale Artemis 1, si svolse nel 1967 a quasi un anno dalla data prevista inizialmente.

La NASA costruì il razzo più potente mai visto (Saturn V) in soli sei anni ma la vita degli astronauti rimase appesa ad un filo. Basti pensare ai problemi riscontrati prima dell’arrivo sulla Luna da Neil Armstrong, che dovette volare attorno ai crateri per trovare un posto sicuro per allunare rischiando di rimanere senza carburante. Col senno di poi possiamo dire che ci è andata bene, ma nel 2022 non siamo più disposti a correre simili rischi.

Le differenze con il passato

SOLDI. Il primo fattore, quindi, che ci ha impedito per anni di tornare sulla Luna è decisamente la mancanza di fondi. Con la missione Apollo, come già detto, la NASA vide le sue casse rinvigorite con denaro fresco (oltre 100 miliardi di dollari attuali), mentre negli ultimi anni i fondi destinati alle missioni spaziali erano sempre meno. Il budget federale degli USA riservato allo spazio toccò il massimo storico nel ’66 superando il 4.4% del totale, mentre negli ultimi quarant’anni è rimasto al di sotto dell’1%.

POLITICA. Un altro fattore determinante è quello politico. La legislazione americana è troppo breve per portare avanti una simile missione e i Presidenti lasciano il posto prima che il loro progetto possa realizzarsi. È successo al programma Constellation di Bush e al suo successore Obama. Biden, però, per fortuna, ha continuato il progetto di Trump, il suo predecessore, permettendo ad Artemis di vedere la luce.

OBIETTIVI. Un’altra differenza abissale con il passato risiede nell’obiettivo, ora decisamente di più grande portata. Se negli anni ’60, infatti, l’obiettivo era quello di fare una semplice toccata e fuga sulla Luna, ora la Luna è soltanto il primo passo verso un traguardo molto più grande: la presenza permanente dell’uomo nello Spazio; la creazione di una base sul nostro satellite e, successivamente, il primo uomo su Marte. Traguardi ambiziosi, che non permettono intoppi lungo il proprio percorso.

In conclusione, negli anni Sessanta si crearono delle basi favorevoli per il successo di una missione di tale portata. Come abbiamo visto, però, il suo percorso fu pieno di pericoli che portarono anche a delle vittime; al giorno d’oggi una simile opzione non è contemplabile e il ritorno dell’uomo sulla Luna non può essere dettato dalla fortuna.

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