Satellite (@Shutterstock)
Il ciclo di vita dei satelliti orbitali segue un percorso ben prestabilito. Vengono lanciati, si inseriscono nell’orbita intorno al pianeta, raccolgono dati e, quando finiscono il carburante, precipitano verso la Terra. E questo è ciò che è accaduto e che accadrà anche al satellite Aeolus, lanciato nel 2018 con lo scopo di studiare i venti terrestri.
Si, è vero, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi. Il “Cacciatore di venti” ha concluso la sua attività di studio e raccolta di dati intorno al nostro pianeta e, dopo aver analizzato per 5 anni le correnti aeree del nostro pianeta, è pronto a tornare sul suolo terrestre.
L’ESA, l’agenzia spaziale europea, ha fatto sapere che il rientro è previsto per il mese di agosto e che il satellite sfrutterà il carburante rimasto per controllare l’atterraggio. O meglio l’ammaraggio, dato che i detriti cadranno in mare aperto. Attualmente si sta avvicinando al nostro pianeta alla velocità di un chilometro al giorno, ma pian piano aumenterà fino a raggiungere l’altezza di 280 km dal suolo, quando gli verranno inviate le istruzioni per un rientro sicuro.
All’altezza di 80 chilometri dovrebbe poi iniziare un processo di disintegrazione dovuto all’attrito con l’aria, facendo in modo di eliminare quasi tutte le parti del satellite. Potrebbero rimanere alcuni detriti minori, che saranno rimossi dalla stessa ESA. I rischi sono, comunque, molto bassi, e non interessano l’essere umano.
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