di Alessandro Colepio
Ha dell’incredibile quanto successo lo scorso anno presso l’istituto Cine TV Roberto Rossellini di Roma. Ad aprile 2022 una studentessa della scuola stava salendo le scale per entrare in classe quando un membro del personale ATA le avrebbe abbassato i pantaloni e le avrebbe palpato il sedere per qualche secondo, motivando il gesto come uno scherzo innocente.
La studentessa ha subito denunciato alle forze dell’ordine questa storia, che nella giornata di ieri ha avuto la sua inaspettata e triste conclusione. I giudici del tribunale, come riportato dal Corriere della Sera, hanno infatti assolto l’imputato perché il fatto non integra gli estremi del reato di molestia sessuale.
La motivazione dei giudici di Roma
Il tribunale chiamato ad esprimersi sui fatti dell’istituto Rossellini, ha deciso di assolvere da ogni accusa il bidello responsabile del palpeggiamento in quanto l’uomo ha afferrato il sedere della ragazza per un lasso di tempo troppo breve. Secondo quanto deciso dai giudici, il bidello avrebbe toccato la ragazza per 5-10 secondi e l’accusa mancherebbe quindi dell’elemento soggettivo.
In altre parole, la sentenza ha riconosciuto il gesto dell’uomo come “maldestro”, ma comunque privo dell’intenzione effettiva di molestare la studentessa e quindi “non concupiscente”. Una decisione davvero incredibile, grottesca, che apre spiragli abbastanza inquietanti per il futuro.
La sentenza legalizza il palpeggiamento breve?
È abbastanza evidente come questa sentenza possa influire (negativamente) sui prossimi casi di denuncia per molestie. Innanzitutto si è costituito un precedente abbastanza illustre, permettendo quindi ai futuri molestatori di poter agire indisturbati con l’unico accorgimento di limitare le proprie violenze a poche manciate di secondi.
C’è anche un altro lato sfavorevole che viene fuori da questa triste vicenda, ed è la sfiducia delle vittime nelle istituzioni e nella giustizia. Una studentessa che si trova a subire determinate violazioni è ostacolata già di per sé nel denunciare i fatti, e questa sentenza potrebbe aver costituito un ulteriore elemento di disincentivazione.
I bersagli delle molestie potrebbero quindi smettere di denunciare non solo per la vergogna e lo stigma sociale, ma anche perché reputano che la giustizia scagionerebbe comunque il responsabile. Alla luce di questi ragionamenti, la decisione del tribunale di Roma risulta ancora più incredibile e, per certi versi, inspiegabile.
Si tratta di un caso di violenza in cui è stato l’accusato in primis ad ammettere l’atto, basando la propria difesa unicamente sulla durata della vicenda e sulla motivazione scherzosa. I giudici hanno deciso, davanti ad una palese ammissione di colpa, che la cosa migliore sarebbe stata assolvere l’imputato, “legalizzando” di fatto la palpata a tempo determinato.
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