Un ritrovamento tanto inaspettato quanto importante da parte di un bambino di 10 anni. Il ragazzo, in visita alla Necropoli di Santu Pedru, ha scovato un reperto archeologico che andrà ad arricchire la collezione del Museo Archeologico di Alghero.
La necropoli di Santu Pedru è un sito archeologico che si trova nel comune di Alghero, in Sardegna; risale al Neolitico ed è costituito da un gruppo di dieci tombe scavate nella roccia, che prendono il nome di Domus de Janas. È proprio durante una visita alla necropoli che un bambino di 10 anni che frequenta la 5a elementare di Usini, in provincia di Sassari, ha trovato un amuleto risalente a 5 mila anni fa.
Secondo quanto riportato dal quotidiano locale Sassarioggi, l’oggetto, un pendente litico del III millennio a.C., è stato ritrovato presso la tomba 1 della Domus de Janas. Ad accompagnare nell’attività di ricerca e a formare gli studenti sulla storia e l’archeologia della Sardegna è stato un archeologo professionista. La recente scoperta, presentata ufficialmente lo scorso sabato presso il centro di restauro e conservazione dei beni culturali della Soprintendenza di Sassari, andrà prossimamente ad arricchire l’esposizione del Museo Archeologico di Alghero.
La curiosità del ragazzo ha permesso di poter recuperare un oggetto di inestimabile valore; un bellissimo articolo con un foro all’estremità, del quale si è cercato di fare una possibile datazione; potrebbe trattarsi di un amuleto, oppure di un pendente ricavato da un bracciale di un arciere del III millennio a.C., oppure ancora di un peso all’interno di un sistema ponderale dell’età del bronzo. Fatto sta che è ancora presto per poter dare una classificazione definitiva, e le future indagini serviranno a chiarire di cosa si tratta.
Alla presentazione dell’oggetto ha preso parte anche l’assessore alla Cultura del Comune di Alghero, Alessandro Cocco, che ha commentato così il ritrovamento:
“Abbiamo portato i saluti e i ringraziamenti della città al giovane e a tutti i suoi compagni di classe, tutti insieme protagonisti di questa splendida scoperta. I nostri siti archeologici, che rappresentano le radici lontanissime della nostra identità, sono ancora vivi. Questo nuovo ritrovamento lo dimostra e ci ricordano quanti sia importante far appassionare i più piccoli alla storia e alla scoperta, anche quella più casuale. Presto il MUSA accoglierà il pendente litico nella sua collezione”.
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