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Ritorno al Futuro: 10 cose che non sai sulla trilogia

di Redazione NCI

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La trilogia di Ritorno al Futuro è senza ombra di dubbio una delle saghe fantascientifiche più amate di tutti i tempi. Considerata un cult imperdibile, ha segnato in modo incisivo la generazione anni ‘80 ed anche le successive. I tre film con protagonisti Michael J. Fox e Christopher Lloyd grazie a momenti, dialoghi e personaggi memorabili, sono entrati a far parte della cultura pop di massa. Nonostante la fama delle pellicole però, ci sono sicuramente delle curiosità di cui non siete al corrente: eccone alcune.

Ritorno al Futuro, la nascita dell’idea

1) Durante una visita a casa dei propri genitori Bob Gale, produttore del film, trovò un annuario del liceo di suo padre e si chiese se sarebbe potuto diventare suo amico se fossero andati a scuola assieme. Giunse alla conclusione che sarebbe stato fantastico avere una macchina del tempo per scoprirlo. L’idea piano piano prese forma nella testa di Gale e il produttore la sottopose all’attenzione dell’amico Robert Zemeckis il quale cominciò a sviluppare una prima sceneggiatura verso la fine degli anni ‘80. 

Ritorno al Futuro

2) Furono molte le case cinematografiche a rifiutare di produrre il film, tra cui Columbia Pictures, il cui presidente, Frank Price, dopo aver ricevuto la prima bozza della sceneggiatura volle apportare dei cambiamenti sostanziali. Una volta consegnata la seconda bozza a Price il progetto fu definitivamente rifiutato perché secondo il produttore e almeno quaranta case di produzione contattate in seguito le commedie che funzionavano all’epoca erano più spinte e con un umorismo adatto ai giovani degli anni ‘80. Anche la Disney si rifiutò di produrlo perché preoccupata delle scene in cui la madre di Marty tentava di sedurre il figlio nel passato.

3) Nella prima versione della sceneggiatura Einstein, il cane di Doc Brown, era uno scimpanzé. Il personaggio fu poi sostituito grazie al presidente degli Universal, proprietaria dei diritti del film. La quale organizzò una riunione con Zemeckis e Gale dove dichiarò di essersi informato sul fatto che “nessun film con uno scimpanzé avesse mai generato profitti di alcun tipo”.

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Marty McFly, il ruolo perfetto per Michael J. Fox 

4) Michael J. Fox inizialmente rifiutò la parte di Marty McFly a causa del suo impegno come attore protagonista nella “Casa Keaton”. Al suo posto Zemeckis contattò Eric Stoltz, tuttavia a metà delle riprese il regista non era pienamente soddisfatto del lavoro di Stoltz così lo licenziò. Nel frattempo Fox era tornato disponibile e venne scritturato per la parte.

5) Quando Marty incontra per la prima volta sua mamma nel passato, trovandosi in difficoltà sul nome da darle dice di chiamarsi “Levi Strauss“, ispirandosi ai vestiti che indossa. Tuttavia nella versione originale il nome che il ragazzo usa è diverso, infatti Marty dice di chiamarsi “Calvin Klein”. Il noto marchio di moda però, benché fosse già piuttosto famoso negli USA, era ancora sconosciuto in Europa, perciò si optò per il cambio.

6) All’inizio del secondo film Marty , quando arriva nel futuro, si ritrova in un bar a giocare ad un cabinato affiancato da due bambini. Uno di loro è proprio Elijah Wood, nella sua prima apparizione cinematografica. L’attore statunitense diventerà poi conosciuto a livello mondiale come protagonista de “Il signore degli anelli”.

7) Quando Marty torna nel passato nel primo film ed incontra Doc, una delle prime battute che si scambiano riguarda proprio il presidente degli Stati Uniti, che nel presente (1985) era Ronald Reagan. Doc non credendo che Marty venisse dal futuro gli chiese chi fosse il presidente degli Stati Uniti nel 1985. Dopo la successiva risposta di Marty, Doc pensando ad una battuta comincia ad ironizzare sul fatto che Reagan nel 1955 fosse un attore. I produttori preoccupati dall’effetto che avrebbe potuto avere la battuta a Washington chiesero il permesso direttamente al presidente. Reagan molto divertito dallo scambio di battute e dalla sceneggiatura diede il via libera al tutto.

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Sid Sheinberg e i numerosi cambiamenti

8) Sid Sheinberg, direttore degli studi, dopo aver letto il copione che gli diede Spielberg, contestò diverse cose a Zemeckis e Gale:

  •  Nella prima bozza della sceneggiatura Emmett Brown veniva chiamato con l’appellativo di Professor Brown, non veniva mai chiamato Doc. Sid volle che gli venisse cambiata la qualifica di professore perché riteneva che fosse troppo pomposa.
  •  Non sopportava il titolo del film, secondo Sheinberg nessuno sarebbe andato a vedere un film con “futuro” nel titolo e chiese di cambiarlo in “Space Man From Pluto” (ispirandosi al fumetto che legge il ragazzino nella stalla quando Marty torna nel passato). I due produttori assieme a Spielberg, anch’esso produttore del film, finsero di prenderlo come uno scherzo rispondendogli ”Ciao Sid, grazie per il tuo promemoria così divertente, ci siamo tutti fatti una bella risata, continua a mandarli” Sid rimase imbarazzato e la produzione poté andare avanti con il titolo originale
  •  In origine il nome della madre di Marty non era Lorraine ma Meg. Inutile dire che a Sid quel nome non piacque e suggerì di chiamarla Lorraine proprio come sua moglie.

La DeLorean e il finale del primo “Ritorno al Futuro”

9) L’ispirazione a scegliere una macchina come la DeLorean arriva proprio da una battuta che avviene nella stalla quando Marty arriva nel 1955. I produttori pensarono a quale automobile avrebbe potuto assomigliare ad un’astronave che atterra in una stalla negli anni ‘50. La DeLorean fu la risposta ai loro problemi: le portiere ad ali di gabbiano e il rivestimento interamente realizzato con acciaio inossidabile gli donavano l’aria di una macchina futuristica proveniente dallo spazio.

10) Alla fine del primo film, dopo che Doc torna in macchina, i produttori non avevano in mente un seguito. Essi infatti affermano: “Se avessimo avuto in mente un seguito non avremmo messo la ragazza nell’auto, il finale era divertente, non sapevamo se il film avrebbe guadagnato un centesimo, saremmo stati felici se fosse andato in pari. I protagonisti svaniscono alla luce del tramonto. Quella era la fine”.

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di Alessandro Bergamaschi

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